Processo Cappato: nessuna assoluzione e nessuna condanna

Processo Cappato

Al processo Cappato erano tre le ipotesi: assoluzione, condanna o consulta. Ha vinto la terza opzione.

La Corte d’Assise aveva fissato per oggi, 14 febbraio 2018, la decisione che è stata presa nel primo pomeriggio. Tramite il processo, iniziato lo scorso 7 novembre 2017, si doveva valutare se l’aiuto dato da Marco Cappato configurasse reato. L’esponente dei radicali, infatti, aveva accompagnato Fabiano Antoniani in una clinica svizzera a morire con il suicidio assistito.

Il fatto, avvenuto il 27 febbraio 2017, antecede l’introduzione del biotestamento in Italia.




Processo Cappato: assoluzione e condanna

Il processo Cappato poteva finire oggi tramite un’assoluzione o una condanna. La prima, fortemente voluta da molti, non è stata accolta nonostante la richiesta di Tiziana Siciliano. La pm si era subito schierata dalla parte del radicale chiedendo, lo scorso maggio del 2017, l’archiviazione del caso.

Secondo il procuratore aggiunto, infatti, il fatto non sussisteva. Secondo quanto stabilito dagli accertamenti fu Antoniani che, con un gesto della mandibola attivò il macchinario contenente il farmaco letale. La Siciliano, inoltre, dichiarò che:




nella fase esecutiva del suicidio, Cappato non ha svolto nessun ruolo

Il gip Luigi Gargiulo era, invece, per la condanna. Fu lui, infatti, a respingere la richiesta di archiviazione e ordinare l’imputazione coatta. Secondo il gip:

l’imputato non solo aiutò Fabo a suicidarsi, ma lo avrebbe anche spinto a ricorrere al suicidio assistito, rafforzando il suo proposito

Luigi Gargiullo, al processo Cappato, ha parlato di disobbedienza civile da parte dell’imputato. Disobbedienza che rientra nelle ipotesi previste dall’articolo 580 del codice penale (istigazione e agevolazione al suicidio).

La sentenza del processo Cappato

In seconda istanza la pm chiese l’eccezione di illegittimità costituzionale. Il tribunale di Milano ha accettato questa seconda opzione e inviato gli atti alla Consulta. La decisione del tribunale di Milano, in qualche modo, accoglie la speranza di Cappato che dichiara:

sarebbe una soluzione per rivedere finalmente una legge fatta durante il fascismo che non fa distinzioni per quanto riguarda la morte volontaria, a prescindere dalle condizioni della persona

Secondo Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni, la disobbedienza civile di Cappato denota solo il desiderio di molti malati.

C’è da chiedersi se questo processo abbia un senso, soprattutto dopo le parole della mamma e della fidanzata di dj Fabo. Entrambe avevano accompagnato Fabiano Antoniani in Svizzera insieme a Cappato.




Valeria Imbroglio, la fidanzata, aveva raccontato che Fabiano non sopportava più la sua condizione. La mamma, inoltre, aveva detto al figlio, prima che lui schiacciasse con la bocca il pulsante del macchinario:

Vai Fabiano, la mamma vuole che tu vada

La vita è un diritto e come tale va difeso ma, se tutti avessero visto il video di dj Fabo avrebbero capito il suo dolore.

https://www.youtube.com/watch?v=NA3QZBkC4UA

Avrebbero capito che anche scegliere come proseguire il proprio percorso nel mondo (materiale e spirituale) è un diritto.

Elena Carletti

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