Michele Marsonet
Prorettore alle Relazioni Internazionali dell’Università di Genova, docente di Filosofia della scienza e Metodologia delle scienze umane
I mercenari russi della compagnia ex Wagner, ora ribattezzata “Africa Corps” dopo la morte di Evgenij Prigozhin, hanno subito una grave sconfitta sul campo. Nel Mali, i ribelli tuareg dell’Azawad hanno ucciso oltre 80 combattenti russi e distrutto numerosi mezzi. Questa battuta d’arresto mette in luce le difficoltà della Russia nel mantenere la propria influenza in Africa, nonostante i tentativi del Cremlino di sfruttare la debolezza delle ex potenze coloniali europee.
Subiscono una grave sconfitta sul campo i mercenari russi della ex compagnia Wagner, ribattezzata “Africa Corps” dopo la morte del suo fondatore Evgenij Prigozhin. Com’è noto i miliziani della ex Wagner sono molto utilizzati nel continente africano dal Cremlino, che tenta di sfruttare la debolezza della Francia e di altre ex potenze coloniali europee per diventare egemone nell’area.
Vale soprattutto nel Sahel, dove una serie di golpe militari ha condotto alla fine della presenza militare francese (ma anche Usa) e all’ingresso delle truppe di Mosca. E così anche nel Mali, dove il governo si appoggia per l’appunto sulla ex Wagner per combattere, da un lato, la penetrazione degli islamisti radicali nel sud ai confini con Niger e Burkina Faso, e dall’altro il separatismo dei ribelli tuareg nel nord, al confine con l’Algeria.
Proprio in quest’area i tuareg, che combattono il governo militare maliano, hanno inflitto ai russi una grave sconfitta. Riuniti sotto la sigla “Azawad”, i ribelli tuareg hanno ucciso durante una violenta battaglia più di 80 russi della ex Wagner, facendone prigionieri molti altri e mettendo fuori combattimento un buon numero di elicotteri e di mezzi corazzati.
Sul web circolano le immagini dei prigionieri russi con le mani legate dietro la schiena e dei morti dell’Africa Corps sepolti in fosse comuni. Con Prigozhin la Wagner si era fatta una certa fama di invincibilità, ma evidentemente i nuovi comandanti non possiedono lo stesso carisma.
Immediata la richiesta di aiuto al Cremlino affinché mandi nuove truppe, anche se Putin appare attualmente impegnato militarmente su troppi fronti. Tuttavia il leader russo non può permettersi debacle di questo tipo in Africa, dopo essere riuscito a sostituire gli occidentali – e soprattutto i francesi – in un’area molto vasta del Sahel e dell’Africa centrale in genere.
Come sempre vi sono motivazioni economiche che spiegano bene gli avvenimenti. Mosca punta a far diventare la sua azienda “Rosatom”, il più grande produttore di elettricità della Federazione Russa, l’attore fondamentale nel settore energetico africano.
Senza scordare che il Mali possiede ingenti giacimenti di uranio e di altri materiali preziosi, assai utili a Mosca per rafforzare la sua posizione già forte in questi ambiti (e che le sanzioni occidentali non hanno scalfito più di tanto). Finora la ex Wagner ha ottenuto parecchi successi nel Mali e nelle nazioni contigue. L’ultima sconfitta subita, per quanto seria, non dovrebbe indurre ripensamenti né ritirate per quanto riguarda la politica africana di Mosca.