Un interessantissimo studio proveniente dalla Ohio State University dimostra che una fra le più antiche comunità umane di una certa dimensione che si conosca sperimentò all’incirca gli stessi problemi che le città hanno continuato ad avere per tutta la storia umana fino ai nostri giorni. La ricerca pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences analizza i problemi dell’urbanizzazione raccontati dai resti dell’insediamento di Çatalhöyük (si trova nell’odierna Turchia) una delle primissime comunità proto-urbane, abitata tra il 7100 e il 5950 a. c.
Questo lavoro a detta di Ian Hodder di Stanford, co-autore insieme a Clark Spencer Larsen, primo autore, professore di antropologia alla Ohio State, rappresenta il culmine dei tanti anni di ricerche nel famosissimo sito.
Come in tutte le città ormai dimenticate si individuano tre fasi: gli albori quando era solo un piccolo insediamento (7100 a.c.), la fase di maggior sviluppo (tra il 6700 e il 6500 in cui arrivò a toccare tra i 3500 e gli 8000 residenti) e il declino (come detto l’insediamento fu abbandonato attorno al 5950 a.c.), in quei 1150 anni di insediamento continuo si sono accumulati quasi 21 metri di depositi.
Tra le scoperte: l’agricoltura rappresentò sempre la maggiore attività dell’insediamento ma anche l’allevamento, soprattutto di pecore, era praticato, la dieta a base di ciò che coltivavano e di ciò che allevavano veniva integrata da piante che venivano raccolte e da carne di animali selvatici, segno che non avevano dimenticato la precedente attività di nomadi raccoglitori e cacciatori.
Dunque fra i problemi troviamo la carie, sono stati trovati denti con cavità, un effetto legato al consumo di cereali (i carboidrati essenzialmente sono zuccheri) tanto che avere i denti guasti è considerato uno dei malanni della civilizzazione (almeno finché non abbiamo imparato a lavarli).
Osservando le ossa invece si è scoperto che i residenti del periodo tardo camminavano molto di più di quelli del periodo di maggior sviluppo. Che vuol dire? Probabilmente che le condizioni attorno alla città si erano deteriorate e gli abitanti dovevano spingersi più lontano sia per coltivare che per raccogliere risorse come la legna da ardere, degrado ambientale dovuto ai secoli di sfruttamento ma probabilmente anche cambiamento climatico del Medio Oriente che stava diventando più arido rendendo l’agricoltura sempre più dura da praticare.
Le ossa ci raccontano di un altro dei problemi dell’urbanizzazione che ha piagato la storia umana fino alla comparsa della medicina moderna e al miglioramento delle condizioni igieniche, quello delle frequenti infezioni, altra caratteristica del sovraffollamento e delle condizioni di scarsa igiene, nel periodo di massima crescita le case erano dei cubicoli costruiti attaccati gli uni agli altri, gli abitanti uscivano dai tetti e all’interno sono state trovate traccie di elementi fecali sia umani che animali.
Infine le ossa ci raccontano anche di evidenti segni di un incremento della violenza urbana, probabilmente le condizioni di sovraffollamento fecero salire moltissimo la tensione tra i residenti, sono state osservate ferite alla testa inferte colpendoli alle spalle su 25 soggetti (tredici donne e dieci uomini quelli il cui sesso è stato identificato), ferite guarite a cui erano sopravvissuti, alcuni portavano tracce di più aggressioni ed è stato notato un incremento nel periodo di maggiore sovraffollamento della comunità.
Roberto Todini