Roberto Burioni, il paladino dei vaccini, rifiuta di andare sul palco di un festival di Pesaro, a dibattere con un ex medico radiato sostenitore dei no vax.
Non essendoci più il contraddittorio, l’incontro salta e scoppia una mezza polemica: Burioni si sottrae al dibattito pubblico, troppo comodo parlare solo via Facebook, ecc. “Peccato che nessuno dei pro-vax abbia deciso di confrontarsi col nostro ospite”, ha detto l’organizzatore del festival.
Questa cosa è MERAVIGLIOSA, e mi fa dormire sonni tranquilli sul fatto che, in un modo o nell’altro, ci cascate sempre.
Un confronto del genere non va fatto, perché sarebbe scorretto, antiscientifico, medievale, populista, ecc. Tutte cose che adoro.
La forza della scienza sta nel fatto che non è qualcosa su cui opinare. Non mi puoi portare su un palco uno secondo cui 2+2 non fa 4, e poi dire “ah, nessuno vuole confrontarsi con il nostro ospite”. Lo credo bene che non vogliono: da un incontro del genere ci guadagnerebbe solo lui, sarebbe una situazione sbilanciata.
Lo scienziato si ritroverebbe a dover fare una fatica enorme per sostenere tutte le argomentazioni del caso (sì, anche con annesse dimostrazioni e sperimentazioni), mentre al tipo basterebbe lo sforzo minimo di buttare là qualche dubbio, insinuare qualche sospetto, e così via.
In azienda conosciamo bene questa strategia, è il nostro lavoro da millenni.
(cerca su Google “Teoria della Montagna di Merda”)
Avete presente i dibattiti Evoluzionismo VS Creazionismo? Gli evoluzionisti hanno i fossili, i creazionisti hanno la Bibbia.
Gli evoluzionisti devono farsi un mazzo così per dimostrare ogni virgola di quello che sostengono, in un campo in cui è facilissimo sbagliare, avendo a che fare con reperti fossili di centinaia di migliaia, milioni di anni fa, difficili da datare, classificare e analizzare.
I creazionisti devono solo citare la Bibbia, che è provvista di un comodo sistema di versetti numerati, e dire ogni tanto “non si può escludere che esista un’intelligenza superiore”.
È il lavoro migliore del mondo, per questo me lo sono scelto.
Ma in definitiva, cos’è che spinge le persone a rompere le scatole alla scienza? E cos’è che permette a un pirla qualunque di diventare un rispettabile opinionista in un dibattito pubblico, allo stesso livello degli esperti? Cos’è che permette alla mia multinazionale di fatturare alla grande?
Il fatto – vecchio come il mondo – che la gente vuole qualcosa in cui credere, e la scienza non dà NIENTE di tutto questo. Non puoi credere nelle dimostrazioni e nelle prove empiriche: funzionano, non hanno bisogno di fiducia.
La verità è che è difficile affezionarsi alla scienza: il pubblico non serve a niente nel campo dell’efficacia scientifica. Il coinvolgimento, il batticuore dello spettatore, è secondario.
Se invece ti porto su un palco un tizio che di lavoro deve solo insinuare dubbi, la cosa diventa subito più interessante, diventa intrattenimento, e lì il pubblico serve.
Più le cose che dice sono assurde (ma non del tutto false: verosimili), più gli si scatena addosso la comunità scientifica, e più viene voglia di credergli.
Perché?
Perché in quella situazione (vantaggiosissima, per lui) è da solo contro i professori noiosi, e non importa se dice fregnacce: è una vittima, fa tenerezza. E voi siete buoni e fessi, volete aiutarlo.
E poi perché di scienza non ne capite granché. È normale, ci vuole tempo, impegno, perseveranza nello studio, e non serve nemmeno tanta intelligenza: serve la pazienza. La scienza è donna, vuole tutta la vostra attenzione, il corteggiamento è lungo e complesso, e solo alla fine ve la dà.
E infine, perché la sua versione dei fatti vi ha fatto battere il cuore, vi ha emozionato, vi ha fatto provare rabbia per una presunta verità taciuta, e vi ha fatto sognare una piccola grande rivolta contro il presunto sistema cattivo.
Non provate già quel friccicore?
Non vi sentite coinvolti e protagonisti?
Non è tutto dannatamente avventuroso?
Ecco perché funziona.
L’uomo medio non è troppo stupido per la scienza: è solo troppo pigro per istruirsi, e preferisce essere intrattenuto, coinvolto in qualcosa di emozionante.
Da che mondo è mondo si fa prima a smontare che a costruire, e si fa ancora prima a sostenere uno che smonta i discorsi seri, piuttosto che a dare una mano a costruirli.
Sulle debolezze umane ci si può fondare un impero, io lo so bene.