Tutto è cominciato con un tweet partito dal profilo ufficiale di Prince che invita, a seguito di una lettera di diffida, Donald Trump a non utilizzare più brani dal suo repertorio. Maggiormente se suonare sono le note di “Purple Rain” ad un comizio di Minneapolis, città di origine del compianto artista.
Continua il momento non facile per il presidente degli Stati Uniti, dopo le accuse di empeachment per la telefonata al presidente ucraino Volodymr Zelensky con il rischio di una bomba “Ucrainagate” e la sua posizione, a dir poco disdicevole, nei confronti nel conflitto turco-curdo arriva anche quest ultimo episodio.
Tutto comincia lo scorso Ottobre, quando per la prima volta, Donald Trump utilizza le note del grande successo di Prince in un comizio in Mississippi. Già allora, gli eredi del compianto artista organizzati nella Prince Estate, che gestiscono diritti d’autore e canali social ufficiali, avevano inoltrato un comunicato ufficiale in cui si invitata il magnate e imprenditore neoeletto a non utilizzare brani del repertorio dell’artista scomparso nell’Aprile del 2016.
L’episodio, a distanza di un anno, si ripete nuovamente. Stavolta, come detto, a Minneapolis, dove in un comizio pubblico riecheggiano di nuovo le note di “Purple Rain” facendo infuriare familiari e comunità vicina a Prince nonostante la lettera di diffida.
Continua quindi la faida tra Donald Trump e il mondo della musica. Infatti, la stessa, rappresenta lo stato dell’arte di una civiltà moderna nel suo impegno civile, che spesso e volentieri si è schierata contro le politiche “trumpiste“. Dai Rolling Stones che accusarono di aver utilizzato “You can’t always get what you want” e “Start me up” nel corso della sua campagna facendoli infuriare e proseguendo poi Neill Young dopo che Trump aveva deciso di usare la sua “Rockin in tre free world“, per aprire i suoi eventi elettorali. Colossi della storia della musica che vanno ad aggregarsi a quella schiera di artisti che hanno pubblicamente preso le distanze dal presidente americano, la lista va da Adele a Steven Tyler degli Aerosmith, proseguendo per Rhianna, Queen, Pharrell e perfino gli eredi di Pavarotti. Per sommo stupore dello stesso Trump che ironicamente conta tra le sue file di sostenitori personaggi musicali anticonvenzionali come Kid Rock e Kanye West.
Claudio Palumbo