Premierato, primo via libera alla riforma: una panoramica

Riforma costituzionale premierato

Quello di martedì 18 giugno 2024 incarna un momento politico quantomai significativo. Si designa un punto di svolta nel funzionamento delle istituzioni politiche così come le conosciamo. A palazzo Madama, tra le polemiche dell’opposizione e di ben 180 costituzionalisti, avanza il disegno di legge costituzionale che mira a ridefinire il panorama politico nazionale: la riforma del premierato.

Cos’è il premierato e cosa prevede

Si tratta di una parte del disegno di legge Casellati proposto il 15 Novembre 2023, una riforma promossa dal governo Meloni che prevede alcune sostanziali modifiche alla carta costituzionale. Tra i punti cruciali troviamo il cambiamento dell’attuale meccanismo elettorale: l’elezione del presidente del consiglio dei ministri, secondo costituzione scelto dal parlamento e investito dei suoi poteri dal presidente della Repubblica, attraverso la riforma sarà invece incaricato direttamente dai cittadini. Il presidente della Repubblica perde quindi il potere di nomina del Premier che ha avuto fino ad oggi, tuttavia conservando quello di nomina dei ministri, su proposta, però, del capo del governo.

Ne deriva dunque la perdita di possibilità da parte del Presidente della Repubblica di formare un governo tecnico da lui scelto, il che sancirebbe l’estinzione dei governi tecnici.  Nel caso in cui il presidente del consiglio eletto non riceva la fiducia dal parlamento, il Presidente della Repubblica dovrà incaricare sempre il medesimo Premier di effettuare una seconda verifica nel tentativo di intercettare una maggioranza.

Se questi dovesse fallire nuovamente allora il Presidente della Repubblica dovrà sciogliere le camere. Ma a fronte di questa eventualità, tra l’alternativa di perdere la poltrona e votare a favore del governo dove ricadrà la scelta dei parlamentari? Un quesito che apre a uno scenario particolare e senz’altro a una necessaria riflessione.

Non sono state rese chiare invece le specifiche modalità di elezione,  in quanto non ancora esposti chiarimenti riguardo una tuttora ipotetica legge elettorale.

L’appello dei costituzionalisti

Secondo i 180 autorevoli costituzionalisti che hanno sottoscritto un testo di appello a sfavore della riforma, in questo modo, “Il Presidente della Repubblica sarebbe ridotto ad un ruolo notarile e rischierebbe di perdere la funzione di arbitro e garante”. Infatti, il ruolo del Presidente della Repubblica risulta cruciale per mantenere bilanciati i poteri attraverso una funzione di sorveglianza e coordinamento.

L’appello dei costituzionalisti vuole spingere alla cautela e alla consapevolezza riguardo quello che risulta essere un progetto di cambiamento delle “regole fondamentali” che “assume un significato preoccupante”. L’intenzione di tale testo sembra essere quella di sollecitare i cittadini e le figure politiche a muoversi all’interno di questo contesto adottando una postura attenta.

La principale preoccupazione dei firmatari è rivolta alla “creazione di un sistema ibrido, né parlamentare né presidenziale, mai sperimentato nelle altre democrazie che “introdurrebbe contraddizioni insanabili nella nostra Costituzione. Una minoranza anche limitata, attraverso un premio, potrebbe assumere il controllo di tutte le nostre istituzioni, senza più contrappesi e controlli. Il Parlamento correrebbe il pericolo di non rappresentare più il Paese e di diventare una mera struttura di servizio del governo, distruggendo così la separazione dei poteri.”

Primo via libera al premierato con 109 sì, e proteste dell’opposizione

La riforma costituzionale sul Premierato si inserisce in un clima di tensioni continue tra maggioranza e opposizione, che il 14 giugno è perfino sfociato in una rissa in aula. A indurire il clima tra le parti vi è una forte e inamovibile opposizione, che, anche per il 18 giugno, ha organizzato una manifestazione di protesta a Roma contro la riforma del premierato.

I Leader dei principali partiti di opposizione si sono riuniti per esprimere il loro dissenso verso la riforma proposta dal governo che prevede un significativo rafforzamento dei poteri del Primo Ministro. La richiesta è quella di mantenere un bilanciamento dei poteri che garantisca un controllo efficacie sull’esecutivo. Numerose e diverse le bandiere scese in piazza Santi Apostoli: tra quelle dei partiti promotori, PD, M5S,e  AVS e Più Europa, sono tante anche le sigle che hanno aderito, tra cui CGIL e ANPI.

Mentre nel pomeriggio si organizzavano le manifestazioni, verso le 15:30, ha avuto luogo in Aula del Senato, con una massiccia presenza della maggioranza di governo, la seduta dell’assemblea destinata alle dichiarazioni di voto e al voto finale sul disegno di legge di riforma costituzionale n. 935 che istituisce il premierato.

Nonostante l’appello dei costituzionalisti e le numerose forme di manifestazione che si sono svolte da parte dell’opposizione in queste settimane, il provvedimento è riuscito a superare il traguardo, ed é stato infatti approvato con 109 voti a favore, 77 contrari e 1 astenuto: ma é solo il primo via libera dei tre necessari. Pertanto, Il testimone si sposta ora nelle mani della Camera per la seconda delle quattro letture previste.  La reazione dell’opposizione a seguito della votazione finale è stata quella di sventolare, in segno di dissenso, i testi della costituzione.

Mentre il governo difende la riforma costituzionale del premierato come necessaria per l’efficienza governativa, l’opposizione avverte sui limiti e i potenziali pericoli. Le prossime settimane si rivelano cruciali per determinare l’esito di questo scontro istituzionale.

L’augurio è quello di riscontrare nel prossimo futuro un atteggiamento di pazienza, meditata cautela e tutela, nonché di lungimiranza, ma anche di apertura verso gli esperti, nei confronti di una riforma costituzionale tanto delicata e insieme innovativa.

Alessandra Familari

 

 

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