Regno Unito è il primo paese al mondo a dichiarare l’emergenza climatica. Merito anche delle proteste del movimento ambientale
Il primo maggio scorso il Parlamento del Regno Unito ha dichiarato l’emergenza climatica, diventando il primo Paese al mondo a intraprendere un’iniziativa così simbolica. La Camera dei Comuni britannica ha approvato una mozione presentata dall’opposizione laburista che dichiara appunto lo stato di “emergenza climatica”.
Il leader del Labour Party, Jeremy Corbyn, l’aveva personalmente sottoposta all’aula, ma anche ai movimenti ecologisti che l’avevano invocata nei giorni precedenti con una serie di manifestazioni di piazza.
La sfida laburista al governo Tory si gioca sul terreno dell’ambiente: raggiungimento del livello zero di emissioni nocive prima del 2050, utilizzo delle fonti rinnovabili, economia circolare e taglio dei rifiuti.
Ma l’impegno principale è il taglio delle emissioni di CO2 già entro il 2030. Non si tratta di una data a caso: se si dovesse continuare a emettere la stessa quantità di CO2, l’aumento di temperatura del pianeta supererà il grado e mezzo proprio nel 2030. Un livello da evitare a tutti i costi.
Secondo il Rapporto Global Warming di fine 2018 del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), la superficie terrestre si è riscaldata di un grado, abbastanza per provocare un aumento di tempeste, alluvioni e siccità mortali. E un ulteriore innalzamento anche di mezzo grado potrebbe provocare il disastro.
Non a caso l’accordo di Parigi del 2015 (COP21), sottoscritto da 195 paesi, ha fissato il limite della crescita della temperatura media globale ad un massimo di 2 gradi, mantenendosi però il più possibile vicini agli 1,5 gradi. L’impegno a ridurre le emissioni entro il 2030 diventa quindi una scelta obbligata.
A livello locale, molti governi inglesi hanno già dichiarato l’emergenza. Merito anche delle proteste dei movimenti giovanili
L’emergenza climatica è stata proclamata anche dal Comune di Londra, ma sono quasi 60 i comuni del Regno Unito che si sono impegnati a tagliare le emissioni, come Edinburgo, Oxford, Cambridge, Newcastle. L’emergenza climatica è stata annunciata anche dai governi locali di Galles e Scozia.
La richiesta a migliorare il clima mondiale arriva anche dalla strada, molte le proteste ambientaliste di Londra a cui hanno preso parte i gruppi ecologisti come Greenpeace, la sinistra giovanile britannica Momentum e l’ala più estremista del movimento ambientalista Extinction Rebellion. Quest’ultimo invita alla disobbedienza civile per chiedere ai politici risposte immediate. In questi giorni in dodici hanno usato lucchetti e criptonite delle loro bici per incatenarsi ai cancelli del Parlamento britannico. Hanno anche firmato un murales a Marble Arch, vicino ad Hyde Park, per molti opera del famoso street artist Banksy. Il dipinto rappresenta un bambino che tiene in mano un cartello e accanto una pianta con la scritta “Da questo momento finisce la disperazione e iniziano le tattiche”.
Extinction Rebellion è alternativo a Fridays for Future, il grande movimento studentesco nato grazie all’attivismo della svedese Greta Thunberg. La prossima marcia globale il 24 maggio, in cui, secondo il movimento, vedrà milioni di giovani in 2.069 città in 125 paesi di tutto il mondo.
Marta Fresolone