Il biotestamento, approvato il 14 dicembre 2017, è stato posto in essere da Patrizia Cocco, quarantanovenne di Nuoro. Da cinque anni era malata di Sla.
Il primo caso di morte assistita in Italia dopo il biotestamento
È il primo caso di morte assistita in Italia, dopo l’entrata in vigore della normativa. Patrizia ha scelto di porre fine alla sua vita. Ha scelto di dire basta, davanti a due testimoni e a un’equipe di medici. L’avvocato della donna ha dichiarato:
È stata una scelta di Patrizia molto lucida e coraggiosa. La nuova legge permette ai medici di dare subito esecuzione alla volontà del paziente senza doversi rivolgere al giudice come succedeva prima della sua entrata in vigore e così a Patrizia è stato permesso di fare la sua scelta. La legge, che tutela il diritto alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione, Patrizia Cocco la aspettava da anni, da quando sentiva di essere imprigionata nella malattia dentro la quale sopravviveva a una vita che lei in quelle condizioni non voleva più vivere
La legge ha scatenato, al momento della sua approvazione, reazioni di protesta ma, la scelta, è solo del paziente. Patrizia non aveva lasciato scritta nessuna DAT (disposizione anticipata di trattamento) ma, la legge sul biotestamento è molto chiara a riguardo. La stessa, infatti, prevede che qualunque volontà del paziente vada assecondata, anche se lo stesso non è in condizioni di “terminalità”.
La legge recita:
Il medico è tenuto a rispettare la volontà espressa dal paziente di rifiutare il trattamento sanitario o di rinunciare al medesimo e, in conseguenza di ciò, è esente da responsabilità civile o penale
Il primo caso di morte assistita dopo il biotestamento, come ha spiegato il legale di Patrizia è stato, quindi, per sua volontà.
Legge sul biotestamento
Per molti questo rappresenta un altro caso in cui è lo stato a uccidere ancora prima della malattia. Ma, come sostiene Mario Riccio (il medico che aiutò Welby a interrompere il proprio calvario):
Quello che ha fatto è legale da anni. Il distacco dalla ventilazione è legale, e ampiamente praticato in centinaia di casi in questi anni. Io come noto ebbi problemi legali ma i giudici alla fine hanno riconosciuto la correttezza del mio operato, sulla base del principio che la volontà del paziente deve essere rispettata anche se comporta l’interruzione di terapie salvavita
Secondo Riccio, quindi, la legge non presenta nessuna novità, se non quella di lasciare le proprie volontà scritte quando si è ancora in grado di farlo. Dello stesso parere è l’Associazione Coscioni, alla quale Patrizia si era rivolta per chiedere informazioni sul percorso da seguire per applicare la legge.
La nuorese ha indicato la propria volontà tramite l’unico mezzo di comunicazione che le era rimasto: lo sguardo. Patrizia tramite un “comunicatore oculare” scriveva che si sentiva di vivere in un incubo. Lei, infatti, voleva smettere di soffrire ma non poteva permettersi di andare in Svizzera.
La legge sul biotestamento ha portato, come al solito, pareri discordanti. Non mi esprimo in merito, pur capendo le posizioni di entrambe le parti. Quello che è stato appurato dal quotidiano locale: “l’Unione sarda” è che Patrizia Cocco, di anni quarantanove se n’è andata con il sorriso. Se n’è andata stringendo la mano della sua mamma e dei suoi cari.
Elena Carletti