Primarie e Canto del Cigno
Le primarie del Pd hanno assunto le fattezze di una macabra farsa, in fondo è un po’ come domandare ad un elettorato ormai sfilacciato, disincantato e confuso: “Tra questi tre poveri disgraziati chi volete che offici al funerale della sinistra?”
Detto in talleri si decide per l’inesistente, però l’esercizio democratico è pur sempre un gesto di civiltà, quindi anche un pietoso trapasso va’ collettivamente celebrato … alla popolare cifra di due euro.
Però si può dire che “il canto del cigno” è sicuramente ad effetto. Tutte le pericolanti cariatidi della sinistra si aggrappano disperatamente alla manifestazione contro il razzismo organizzata da People a Milano. In 200.000 sfilano per un mondo a colori, la risposta più bella di una società civile e consapevole ad un Salvini che almeno per un giorno metterà tra due fette di pane raffermo un po’ del suo inguardabile fegato con “Bella ciao” in sottofondo.
Inutile dire che la manifestazione è stata organizzata da chiunque tranne che dal boccheggiante Pd, però i rappresentati del moribondo non si sono fatti sfuggire l’occasione per mettersi in bella mostra dietro gli striscioni di Makkox.
Lo sciacallaggio è un costume nazionale; da queste parti, a carnevale vestirsi da persone serie sarebbe provocatorio, eppure non ci si stanca mai della trasversalità dell’ipocrisia.
Se Salvini e Di Maio sono ostaggi di elettorati diversi, il primo di una classe imprenditoriale perlopiù provinciale e incapace, che non vuole rinunciare al proprio benessere, mentre il secondo di una torma di arrabbiati esasperati, la sinistra cerca di recuperare consenso civile in ciò che il renzismo ha letteralmente schifato, cioè la piazza.
In tutti e tre i casi più che un’identità e un indirizzo di stampo politico c’è la tribale aderenza agli umori di un corpo elettorale alla deriva, la cui unica e letale colpa consiste nel non esser stato mai realmente maturo per definirsi all’altezza di uno stato democratico.
Qualsiasi colore prendiamo ad esempio, qualunque idea politica si valuti, il risultato è il medesimo: non esiste in qualsiasi piega dell’odierno panorama politico nessuna reale presa di posizione, ma solo un puerile e rozzo cavalcare l’umore generale – o di una parte – con la speranza che si traduca in consenso.
Salvini non è razzista, ha solo capito che il clima di incertezza offriva il destro alla xenofobia e ci ha marciato, altresì Di Maio sa benissimo che per pagare il reddito di cittadinanza i soldi deve stamparseli a casa, ma non può permettersi di perdere voti – anche se ci sta riuscendo benissimo – ed ora è costretto a farlo, allo stesso modo una sinistra ormai allo sfacelo ha pensato bene – ma tardi – di fare appello a quei temi di uguaglianza, di giustizia sociale e civile che ha letteralmente calpestato quando era al governo, ma tutto questo non è frutto di una reale consapevolezza o di un ruolo consolidato e maturo, per niente… è solo un essere mediocremente alla mercé del clima del Paese, un esser servi della disperata ricerca di consenso.
Quindi tutti sono a loro modo dei rozzi reazionari; più che delle potenziali e mature guide, dei semplici “contenitori” di consenso più o meno efficaci. Ognuno segue una scia anziché crearla e ognuno mette in mostra la propria mediocrità pur di cercare disperatamente di restare a galla su un mare di melma che ha contribuito per decenni a far affiorare.
Personalmente direi di lasciare i meriti della manifestazione di Milano ai 200.000 mila che l’hanno animata, di evitare ogni strumentalizzazione permettendo così – chissà – a qualche personalità davvero coinvolta di aprire un capitolo nuovo e più maturo. Insomma, chiederei cortesemente al vecchiume morente di non rompere le palle.
fonte immagine: Il fatto quotidiano