Primarie del Pd: un testa a testa per cambiare le sorti del partito

Si sono concluse le votazioni per scegliere i due candidati finali per le primarie del PD che si contenderanno il titolo il prossimo 26 febbraio, quando a sfidarsi saranno Elly Schlein e Stefano Bonaccini

Sono fine settimana movimentati i due scorsi e il prossimo per le sorti del Partito Democratico, in particolare nel Lazio e in Lombardia, dove, a causa delle elezioni regionali del 12 e 13 febbraio, sono slittate a questo weekend le prime votazioni per le primarie del Pd.

Per il prossimo round, sono rimasti in due a concorrere: Stefano Bonaccini, presidente della regione Emilia-Romagna ed Elly Schlein, sua ex vice in regione, che nonostante i pronostici negativi è riuscita a giungere alla fase finale delle primarie, quasi a dimostrazione del fatto che una svolta era necessaria, e che un volto nuovo era richiesto per un partito che trasuda tradizione e attaccamento ad un passato ormai superato.

Finora si sono sfidati 4 candidati: oltre a Bonaccini e Schlein, fino a ieri gareggiavano anche Gianni Cuperlo e Paola De Micheli, ex Ministra delle Infrastrutture e del Trasporti per il governo Conte II. La prima tornata di votazioni ha permesso a tutti i cittadini in possesso della tessera del partito di esprimere la propria preferenza per individuare i due candidati che avrebbero proseguito la corsa verso la votazione finale che si terrà nelle piazze e nelle strade la prossima domenica, e per cui non sarà necessario essere iscritti al partito per votare, ma basterà avere la residenza.

Se la prima tranche di votazioni è stata riservata ai militanti, la seconda sarà aperta a tutti, forse per cercare di estendere la partecipazione e non crollare sotto il peso dell’astensionismo politico

Staremo a vedere quanti cittadini decideranno di recarsi davvero ai gazebo per scegliere il Segretario o la Segretaria di un partito che, ultimamente, sembra essere sempre meno presente nelle considerazioni politiche degli elettori.

Ne è dimostrazione la sconfitta incassata dal partito alle regionali sia del Lazio che della Lombardia, dove il Pd, che si autodefinisce l’unico partito di sinistra in grado di fronteggiare l’avanzata della destra, si dimostra invece per quello che è: un partito morente e con estrema necessità di cambiamento. Se nell’ottobre 2007, i cittadini che espressero il proprio voto furono oltre 3 milioni, sancendo la netta vittoria di Veltroni, col passare degli anni, i numeri tendono a diminuire. La discesa verso il disimpegno politico è evidente, fino alle scorse primarie del Pd nel 2019, quando appena un milione e mezzo di elettori scelsero come Segretario l’allora governatore del Lazio, Nicola Zingaretti.

Domenica prossima, ai gazebo potranno votare tutti coloro che “dichiarino di riconoscersi nella proposta politica del Partito Democratico, di sostenerlo alle elezioni e accettino di essere registrati nell’Albo pubblico delle elettrici e degli elettori”. Già questa condizione riduce il campo d’azione, dato che nella visione politica dem sembrano crederci sempre in meno persone, e, se si aggiunge che per votare si dovrà versare un contributo di 2 euro per sostenere le spese organizzative, il dato probabilmente diminuirà ancora di più.

È interessante però notare che, seppur ridotta, la partecipazione al voto c’è stata e, in diverse sezioni, ha decretato la vittoria della candidata meno quotata: Schlein

Quest’ultima ha ottenuto la vittoria in vari seggi, tra cui sia il Lazio che Milano e provincia. Tuttavia per ora, a livello nazionale, Bonaccini risulta comunque in testa con il 54 per cento di voti, contro il 33,91 per cento della sua sfidante, che però ieri ha dimostrato il suo peso e evidenziato la sua presenza in questa competizione. Allora non resta che stare in ascolto e vedere se il Pd riuscirà a recuperare il peso politico che aveva, e a stare al passo con i tempi per avvicinarsi a quella che alcuni erroneamente presentano come la svolta femminista del secolo: Meloni a Palazzo Chigi.

Se il Pd non vuole rimanere nelle retrovie di una trasformazione sociale in atto, che addirittura il partito più di destra dell’ultimo periodo ha accettato, dovrà sperare di mandare un messaggio con i risultati delle prossime primarie. Chissà che dopo la prima donna Premier non riusciremo finalmente ad avere anche la prima donna Segretaria del primo partito di sinistra italiano.

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