Il lusso delle prigioni norvegesi genera polemica. Quella in cui è recluso Anders Breivik, autore della strage di Utoya, ha una palestra e una sala videogame. Ma c’é un perché
Le prigioni norvegesi sono tra le più lussuose al mondo e i detenuti hanno accesso a tutti i comfort. Ai “reclusi” è consentito l’utilizzo di grandi cucine (coltelli inclusi), TV, collegamento ad Internet, palestre, sale videogames e “gite guidate”. Lo stesso trattamento è riservato ad Anders Breivik, il terrorista autore della Strage di Utoya, dove persero la vita 77 giovani laburisti. Tutto ciò continua a suscitare indignazione e non poche polemiche soprattutto da parte di detenuti di altri stati, i quali vivono un incubo ogni giorno. Tuttavia, tale trattamento ha un fondamento psicologico, infatti non è un caso che proprio in Norvegia il tasso di criminalità è di gran lunga inferiore rispetto alle altre nazioni. Ancora più basso è il rischio di recidiva. Merito delle prigioni a 5 stelle?
Penitenziari italiani e norvegesi a confronto: il caso italiano
In Italia i penitenziari sono noti tanto per il loro sofraffollamento, quanto per le condizioni disumane in cui soggiornano i detenuti. Essi sono spesso vittime di maltrattamenti, sia da parte di altri carcerati, che da parte degli agenti stessi. I pochi metri quadri della cella arrivano ad ospitare addirittura decine di persone, che utilizzano un “bagno” a vista e senza privacy, dotato solo di WC e lavandino. Le docce invece sono in comune in apposite corsie. La qualità del cibo e dell’igiene arriva a malapena al minimo.
Nei penitenziari italiani il regime punitivo è molto drastico e, purtroppo, alternato pochissimo al regime rieducativo. Quest’ultimo si limita all’ora d’aria giornaliera. Infatti, nonostante la possibilità di corsi di formazione professionale e lavoro carcerario, previsti dalla Costituzione Italiana, sono pochissimi i detenuti che riescono ad accedervi. A questo punto, è chiaro che l’Italia (come gran parte del mondo) provi un certo disappunto nel vedere invece i detenuti in Norvegia condurre una vita da Pascià.
Il caso norvegese
Situazione completamente opposta è infatti quella dei penitenziari norvegesi. Stando ad alcune testimonianze, nel carcere di Halden (considerata la prigione più umana al mondo) una tipica colazione prevede: omelettes con verdure e prosciutto, insalata, succo di frutta e caffè. Se il cibo messo a disposizione non è di loro gradimento, i detenuti possono comprare ciò che li aggrada presso i negozi che si trovano all’interno della struttura, molto simili a dei veri e propri supermercati. Hanno libero accesso alle cucine, sparse per le varie zone del carcere. Inoltre è prevista un’area comune ogni 10-12 celle, adibita come un vero e proprio soggiorno. Ma non finisce qui, ad Halden non ci sono sbarre, telecamere, filo spinato attraversato da elettricità e torrette di sorveglianza, le guardie non sono armate. Viene utilizzato un concetto di sicurezza innovativo noto come “sicurezza dinamica”: gli agenti si mescolano ai detenuti e, essendo permanentemente presenti, possono gestire e prevenire potenziali conflitti discutendo i problemi con i detenuti sul posto.
In Norvegia non è previsto l’ergastolo. Il massimo della pena è 21 anni, tuttavia, se il soggetto è considerato un pericolo per la società, c’è la possibilità di rinnovare la condanna ogni 5 anni. Sistema a dir poco invidiabile, ma qual è la verità?
Il concetto norvegese di rieducazione fondata sull’umanità funziona: la criminalità cala drasticamente
Quali sono i risultati dell’organizzazione drasticamente repressiva ed afflittiva delle prigioni italiane? I dati parlano chiaro: l’Italia ha un tasso di criminalità pari al 45,53%, quello di recidiva supera il 70%, per non contare la quantità di rivolte carcerarie. Confrontando questi risultati con quelli norvegesi, la differenza è strabiliante: le recidive in Norvegia sono il 20% e ci sono 63 detenuti su 100.000 persone. Perché? La reclusione presso queste strutture ha una funzione esclusivamente rieducativa. I “residenti” dei penitenziari come Halden sono continuamente sottoposti a pratiche di counseling e l’organizzazione si basa su una precisa filosofia: una persona trattata con umanità è meno violenta di una trattata in modo disumano. Studi recenti hanno dimostrato che il sistema delle prigioni norvegesi contribuisce a migliorare i rapporti tra guardie e detenuti. Inoltre si abbassa drasticamente la percentuale di danni psicologici derivati dal regime repressivo, che rendono ancora più difficile il re-inserimento sociale.
Silvia Zingale