Il prete-padre che abusava di un ragazzino di 13 anni

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Altra puntata de Le Iene, altro caso di pedofilia nella Chiesa denunciato. Questa volta ad occuparsene è stato Matteo Viviani: la vittima è Jurek, ora è un uomo di 35 anni, ma i fatti incriminanti risalgono a quando lui aveva solo 13 anni e il colpevole è un ‘prete-padre’.

La storia del prete-padre

Jurek è originario della Polonia e viveva lì con la sua famiglia, purtroppo suo padre aveva problemi con l’alcol e spesso lo picchiava. Per riuscire a sopravvivere in questa difficile situazione, ha cercato un conforto e un sostegno nella fede e così si è avvicinato alla chiesa del paese in cui viveva, dove ha conosciuto un prete che l’ha preso sotto la sua ala. La madre di Jurek era contenta di questa ‘frequentazione’ del figlio, anche perché era molto credente. Dopo un po’ di tempo, però, il prete viene mandato in Italia, nel Molise, e lì si è messo in contatto con Jurek, proponendogli di venire qui e di stare con lui. La madre era più che felice di mandare il figlio in un Paese economicamente più stabile, dove il ragazzo avrebbe potuto avere più possibilità di studio e di lavoro. Tra l’altro, in quel periodo, era in corso il papato di Giovanni Paolo II. Arrivato in Italia, Jurek va a vivere con il sacerdote nella casa canonica e per lui diventa un prete-padre: lo porta in giro, gli fa fare delle gite (di cui conserva anche le fotoricordo). Ma la notte il parroco lo faceva dormire nel suo stesso letto e gli infilava le mani nelle mutande. E, siccome alla perversione non c’è mai fine, il prete-padre voleva che il ragazzo dormisse vicino ai cani, in modo da assumerne l’odore, poiché trovava eccitante l’odore dei cani addosso a Jurek. In particolare, tra questi cani ve n’era uno che la vittima descrive come un alano di 90 kg chiamato ‘Saba’. Il ragazzo ha provato a resistergli e ha anche chiesto aiuto ad un esorcista, il quale gli ha risposto che non era vero quanto da lui raccontato sul sacerdote, era il diavolo a fargli credere che quei gesti fossero molestie e abusi. L’incubo è durato 4-5 anni circa, fino a quando Jurek non è cresciuto e il prete-padre ha cominciato a perdere interesse nei suoi confronti (perché non aveva più l’età ‘giusta’ per risvegliare le sue fantasie malate).




Il confronto con la Chiesa

Per accertarsi che quando raccontato da Jurek fosse vero, lo hanno mandato dal sacerdote per un confronto diretto (con addosso una telecamera nascosta) e il prete-padre ha ammesso di avere avuto comportamenti sbagliati nei suoi confronti, dicendo: “Nella vita tutti possono sbagliare”. Certo, ma questo sbaglio è stato ripetuto più volte e per diversi anni. Jurek ha avuto problemi ad elaborare quanto gli era successo e, per sfuggire ai fantasmi del passato, aveva fatto ricorso all’uso di droghe e all’alcol. Per fortuna, ne è uscito e ha esortato quanti sono vittime di molestie e abusi a non tenere tutto dentro se stessi. Non devono aver paura di parlarne, perché loro non hanno fatto nulla di male, sono gli aguzzini i colpevoli. Ma la sua paura più grande è che, nei 17 anni trascorsi da quando lui ha poi lasciato il prete-padre, questo sacerdote abbia potuto avvicinare altri ragazzini, facendo del male anche a loro. Matteo Viviani è andato a parlare con questo parroco, sia davanti casa sua (dove ha trovato anche due cani, probabilmente la perversione per l’odore di questi animali ce l’ha ancora) sia in chiesa. Ma il sacerdote accusato di pedofilia si è rifutato di dargli la benché minima spiegazione riguardo quanto domandato dall’inviato. Così Viviani si è recato dal vescovo di Isernia, responsabile della parrocchia del prete-padre, che sapeva delle accuse a carico del parroco, ma, visto che in tutti questi anni non ha commesso errori, non ha preso provvedimenti nei suoi confronti. E di tutte le possibili vittime da adescare che frequentano la chiesa del suddetto sacerdote non si è minimamente preoccupato? Non sarebbe stato meglio sospendere preventivamente il prete pedofilo, onde evitare danni ad altri ragazzini? Il vescovo dice che un simile provvedimento viene attuato solo in presenza dell’ammissione di colpevolezza da parte del sacerdote stesso. Ma il prete-padre ha ammesso davanti a Jurek di aver sbagliato e gli ha anche chiesto scusa.




Le scuse del vescovo

Il servizio riguardante la storia di Jurek è andato in onda ieri sera, ma già a gennaio di quest’anno il vescovo di Isernia, Camillo Cibotti, si era visto costretto a rilasciare un comunicato stampa in cui dichiarava:

Chiedo perdono per le vicende passate e per quelle che hanno ancora forti ripercussioni nel presente. Sono qui per questo. Le mie parole non scaturiscono in risposta al clamore mediatico, sono generate dall’amore per la giustizia e la verità.

Vorrei che sia chiaro questo la Chiesa di cui sono padre nella fede e della quale mi sento figlio sceglie di stare senza se e senza ma dalla parte delle vittime e di trattare secondo giustizia i responsabili.

Seguendo l’esempio di Sua Santità ho agito in comunione con lui. Perciò, ora posso dirlo a chiare lettere: a proposito dei fatti in questione anche se penalmente non ci fosse rilevanza, canonicamente, cioè secondo le regole che come Chiesa ci siamo dati, siamo in dovere di prendere provvedimenti disciplinari, perché non possiamo accettare fraintendimenti. Sono stati avviati, o in procinto di esserlo, dei Procedimenti Canonici. Tuttavia, questo non mi impedisce di guardare con misericordia i sacerdoti coinvolti in queste vicende e i confratelli che hanno attraversato esperienze simili.

Ho ritenuto fondamentale tutelare la riservatezza, verificare l’attendibilità, collaborare con la Magistratura nel vagliare le responsabilità personali. Mi rivolgo a coloro che hanno visto la loro vita segnata per sempre: sappiano di trovare in me e nella Chiesa che mi onoro di servire ascoltatori attenti, disponibili a fare la propria parte fino in fondo e ad indirizzare alla Magistratura, li’ dove le competenze del solo Tribunale Ecclesiastico non fossero sufficienti. Questo risulterà fondamentale per restituire a questa Chiesa la credibilità e l’onestà che le derivano dall’operato di tanti uomini e donne di buona volontà”.




Evidentemente il servizio risale ad almeno un paio di mesi fa, oppure il ragazzo di cui parla il vescovo non è Jurek ma un altro, dunque sarebbero ben due le vittime del prete-padre pedofilo. Spetta alla magistratura e agli organi ecclesiastici competenti fare luce su questo tremendo caso di abusi. Dopo la storia della ragazza messa incinta da un prete che l’ha fatta abortire e dopo il prete esorcista che maltrattava e abusava delle ragazze con problemi psichici, ora Le Iene hanno denunciato un altro scandalo all’interno della Chiesa. Forse è il caso che Papa Francesco pensi ad una riforma per evitare altri casi e per punire davvero i colpevoli di questi orrendi crimini.

Carmen Morello

 

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