Da 3 giorni il candidato della destra François Fillon è indagato per vari capi di imputazione, fra cui appropriazione indebita di fondi pubblici nell’inchiesta sugli impieghi fittizi per la moglie ed i figli. Queste accuse stanno pesantemente inficiando la campagna elettorale del candidato dei Républicains. A 40 giorni dal voto sembra sempre più lontana la vittoria alle elezioni presidenziali.
La discesa dell’erede di Sarkozy
Il 20 novembre 2016 Fillon si era aggiudicato le primarie nelle file dei repubblicani con il 44,1% delle preferenze, per poi battere nettamente Alain Juppé al ballottaggio. Il 66,5% di voti ottenuti lo confermava quindi come candidato deI Les Républicains (LR) e potenziale vincitore della corsa all’Eliseo.
Ad inizio febbraio sono iniziate a rincorrersi le voci a proposito dei lavori fittizi in Parlamento per la moglie ed i figli dell’ex primo ministro di Sarkozy. Secondo il giornale satirico Le Canard Enchainé, Penelope Fillon avrebbe intascato 900.000 euro. La moglie del leader della destra avrebbe avuto un duplice impiego: assistente parlamentare del marito e collaboratrice alla Revue des Deux Mondes, giornale di proprietà di un amico milionario di Fillon.
Le Canard Enchainé ha poi aggiunto che due dei suoi cinque figli sarebbero stati pagati come assistenti parlamentari nel suo periodo da senatore della Sarthe fra il 2005 e il 2007. Il Post sottolinea che in quel periodo i figli erano stati pagati come avvocati per ”missioni specifiche”, ma allora non disponevano nemmeno della laurea in Giurisprudenza essendo ancora studenti. Inoltre Repubblica riporta che i figli giravano parte dei guadagni direttamente sul conto del padre, che poteva così ‘’arrotondare’’ con gli stipendi versati in famiglia.
Fillon non molla e guarda avanti
Fillon ha accettato il colloquio con i magistrati (il 14 marzo), scegliendo di confrontarsi il prima possibile per affrontare le audzioni ”in condizioni di serenità”, come affermato dal suo avvocato Antonin Levy. Investendo la carica di senatore, avrebbe anche potuto avvalersi dell’immunità parlamentare, prerogativa di cui Marine Le Pen si è servita due volte negli ultimi mesi (anche in questo caso si tratta di accuse lega ad impieghi fittizi per i suoi collaboratori). Incalzato dai giudici, il leader dei repubblicani si è sempre detto estraneo alle vicende ed ha affermato che avrebbe potuto ritirare la candidatura se l’indagine fosse entrata nel vivo, salvo poi cambiare idea.
Fillon resta in sella, ma è sempre più lontano dall’Eliseo. Dopo l’uscita di queste indiscrezioni, i consensi sono drasticamente calati. Del resto non si ricorda un caso con accuse così infamanti in un momento così cruciale e vicino alle elezioni. L’éntourage del candidato presidente ha cercato di minimizzare l’accaduto. ‘’Un non evento”. ha comunicato il portavoce Damien Abad, con l’invito a tornare a concentrarsi esclusivamente sulla campagna elettorale. Fillon nelle ultime settimane ha anche alzato i toni contro la magistratura, parlando di “omicidio politico’’ e “accanimento giudiziario’’.
Nonostante tutto, il 20% dei francesi potrebbe essere ancora dalla parte di Fillon, per cui la sua strategia per restare a galla potrebbe basarsi sul presentarsi come il “ribelle” o il ”combattente del sistema”, termini che lui stesso si è attribuito.
Dal Penelopegate ai cappotti: i problemi continuano
Nelle ultime ore si è aggiunta la polemica sollevata dal Journal de Dimanche (JDD) sul regalo ricevuto dal leader di Les Républicains da parte di un noto e discusso avvocato parigino: Robert Bourgi. Si tratta di due completi della boutique di lusso Arnys del valore di 13.000 euro ciascuno. Bourgi ha confermato a France Presse l’indiscrezione ed ora i giudici potrebbero estendere l’inchiesta anche su questi regali, per verificare se Fillon abbia violato le regole deontologiche applicate ai deputati in Francia. Inoltre andrà verificato se siano stati effettivamente donati altri completi Arnys per il valore di 35.000 dal 2012 fino ad ora. Quel che è certo è che in linea teorica i regali ai deputati non possono superare il valore di 150 euro e questa potrebbe essere un’ulteriore mazzata alle ambizioni di Fillon
Se Fillon piange, Macron non sorride
Al momento della candidatura, Fillon era considerato il principale rivale di Marine Le Pen. Oggi le cose sono cambiate e il ruolo di antagonista sembra riservato esclusivamente al candidato indipendente Emmanuel Macron. Ma nemmeno il centrista non può stare tranquillo. L’afp riporta che il candidato si sarebbe reso autore di favoritismi concessi alla società Havas in relazione ad una sua missione a Las Vegas nel 2016, quando vestiva i panni di ministro dell’economia del governo Valls. I numeri dell’inchiesta sono stati rilevati anche in questo caso da Le Canard enchainé, ed ammontano a 381.759 euro, un conto salato che getta ombra anche sull’attuale favorito della corsa all’Eliseo.