La regione Sardegna ferma le rinnovabili: la tutela del paesaggio al primo posto

La costruzione di nuovi impianti va regolamentata per tutelare il paesaggio: si considera il futuro ma non si agisce sul quel che già esiste

centrale a carbone Presidente Todde difende il paesaggio: stop alle rinnovabili

Il 30 aprile, la Presidente Todde, in accordo con la giunta regionale, ha approvato un disegno di legge per sospendere per 18 mesi la costruzione di impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili.

Stop alle fonti rinnovabili: la Sardegna non può essere una “colonia energetica”

La Presidente Todde sostiene che ci sia un vuoto normativo che deve essere colmato in modo da salvaguardare il paesaggio che va tutelato alla pari di un bene culturale. Non si sta vietando la costruzione, ma la si sta rimandando di 18 mesi (la Presidente spera che siano solo 6) per dialogare con lo Stato e individuare le aree adatte per far sorgere gli impianti qualora siano necessari.

In aggiunta, la Presidente Todde afferma che di fatto, sarebbero impianti superflui e renderebbero la Sardegna una “colonia energetica”. “La questione è che noi dobbiamo decidere del nostro territorio, dove fare gli impianti, dove dislocarli e come questi impianti devono essere utili rispetto al Piano energetico regionale. Noi abbiamo un consumo di 1,5 gigawatt annui; il Tyrrhenian Link ne trasporta 3 e noi abbiamo richieste per più di 58 gigawatt, quindi il tema è veramente preoccupante. Si tratta di un’occupazione fuori misura. “Quindi, noi vogliamo ovviamente rispettare le norme europee, vogliamo metterci nel contesto in cui questi impianti devono servire all’industria e ai cittadini”, così ha affermato Todde.

La Presidente Todde alluderebbe dunque a giochi di potere e a scambio tra i comuni su cui questi impianti sorgerebbero e i fornitori: “Vogliamo riportare ordine su un vuoto di cui molti hanno approfittato, alcuni legittimamente altri illegittimamente”. Infine, ritiene fondamentale la preservazione del paesaggio: deve essere un bene culturale da tutelare come esige la Costituzione.

L’energia in Sardegna: rinnovabile agli ultimi posti

Sebbene gli impianti eolici e fotovoltaici siano presenti sul territorio, essi non riescono a gareggiare coi competitors delle non rinnovabili: nel 2023, di tutta l’energia prodotta sul territorio il fotovoltaico ne generava  solo il 9%, mentre gli impianti eolici il 13%. La maggior parte dell’energia prodotta e consumata nella regione è ancora derivata da fonti non rinnovabili, in particolare da impianti a carbone o a petrolio. Dunque, la produzione di energia da fonti rinnovabili non è ancora in grado di ribaltare la situazione e sconfiggere il nemico fossile. Una transizione energetica seria e concreta è ancora lontana.

Fiume Santo e Sarroch: i giganti velatamente inquinanti

Due sono i colossi industriali: la centrale di Fiume Santo di EP produzione (prima di E.on), e quella di Sarroch di proprietà di Saras. L’isola è fortemente dipendente dall’energia prodotta dai due colossi: il 75% dell’energia proviene da fonti da loro utilizzate, come carbone, gas naturale o petrolio. Forse è una di quelle dipendenze malsane da cui progressivamente rendersi liberi perché a causa loro proprio quel paesaggio da tutelare è stato messo più volte in serio pericolo, e spesso con poche prese di responsabilità.

I disastri ambientali si susseguono uno dopo l’altro da anni. Celebre è il disastro ambientale del 2011: circa cinquantamila tonnellate di olio combustibile fuoriuscirono dalla centrale di Fiume Santo riversandosi in mare e depositandosi su flora e fauna locale, finché non si formarono dei cumuli neri proprio sulle spiagge. Nel 2014, fu avviata un’indagine dai carabinieri sul loro scarico delle acque reflue per probabile inquinamento del sottosuolo e delle falde acquifere. Gli impianti di depurazione non erano abbastanza efficienti da poter immettere nel golfo dell’Asinara acque non inquinanti. Solo il mese scorso, gli ex dirigenti sono stati assolti dall’accusa di danno all’ambiente.

Per quanto riguarda la centrale di Sarroch, basta guardarsi intorno per ipotizzare che forse le acque del golfo di Cagliari e dello stagno di Santa Gilla non sono esattamente pulite e balneabili. Numerose sono state le indagini sull’impatto del colosso industriale sulla vita dell’uomo, in particolare sugli abitanti del vicino Sarroch. L’insorgenza di casi di cancro nell’abitato attorno all’impianto fa intuire da anni un collegamento tra gli scarti di produzione gettati in mare e dispersi nell’aria, e gli effetti di questi sull’uomo.

Un quadro parziale: si ferma il futuro ma non il passato

Insomma, da un lato abbiamo la tutela del paesaggio, dall’altro la salute di flora e fauna e soprattutto dell’uomo. Come conciliare entrambe le cose? D’altronde, la Presidente Todde sta rispettando quanto affermò in campagna elettorale. La transizione energetica è un passo difficile, soprattutto per una regione come la Sardegna dove le punte di diamante trainanti l’economia sono poche e, purtroppo, queste due industrie sono incluse nello scarno gregge. Todde non ignora i problemi riguardanti le centrali termoelettriche e ha affermato che devono essere dismesse, ma allora perché arrestare l’alternativa rinnovabile? Come cominciare a regolamentare i pesci più grandi?

 

Andrea Ruzzeddu

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