Il presidente Lula accetta la sfida “immensa” di risollevare il Brasile

Brasile entrerà nell'OPEC dal 2024 presidente Lula

Dopo un ballottaggio lungo e polarizzato, Lula è stato eletto, ancora una volta, presidente del Brasile. Pronto a nobilitare il suo nome dopo gli scandali in cui è stato coinvolto, promette di risollevare e riunire il paese.

Il passato di Lula

Luiz Inacio Lula da Silva, esponente del Partito dei Lavoratori, è stato eletto presidente del Brasile per due mandati dal 2003 al 2011. Mentre era al governo ha attuato un importante risanamento finanziario permettendo al paese di risollevarsi da una dura crisi: l’economia brasiliana durante la sua presidenza è cresciuta del 7,5%. Una netta riduzione del tasso di povertà e un’inflazione stabile, unite alle riforme sociali, hanno portato a un indice di gradimento del suo governo dell’83%. Aveva infatti potenziato le infrastrutture, istituto il Ministero per lo Sviluppo Sociale e promosso dei piani per ridurre la fame e la povertà come il Fome Zero.

La reputazione del presidente Lula è stata però infangata dalle accuse che lo hanno coinvolto nel 2016:  è stato coinvolto in inchieste per riciclaggio e per corruzione connesse allo scandalo Lava Jato . Allontanato dalla vita politica e condannato prima a 9 e poi a 12 anni di carcere, ha sempre negato la sua colpevolezza, sostenendo che le accuse nei suoi confronti fossero volte a escluderlo dalla vita politica. La sua condanna ha ovviamente avuto pesanti conseguenze sulla popolarità e la credibilità del Partito dei Lavoratori.

L’opportunità di ricandidarsi

Nel 2021 la Corte Suprema ha dichiarato innocente Lula annullandone la condanna per motivi procedurali: il giudice che si era occupato del caso, Sergio Moro, è stato accusato di essere stato fazioso durante il processo. L’ex presidente del Brasile, che aveva già scontato 580 giorni in carcere, ha potuto riottenere i diritti politici. In quell’occasione, in un’intervista a El Paìs, aveva rivelato la volontà di rimettersi in gioco in politica: «Certo, se poi la gente vuole me, mi chiede di tornare in campo, sono pronto. La politica è la mia vita, ho sempre fatto questo». E questo ha fatto nelle elezioni del 2022, rimettersi in gioco per nobilitare un’altra volta il suo nome e quello del suo partito, per risollevare un paese devastato dalla crisi economica, dalla pandemia di Covid-19 e dal governo di Bolsonaro.

Jair Messias Bolsonaro, presidente dal 2019, allontanava l’ipotesi della rielezione di Lula: “Credo che il popolo brasiliano non desideri nemmeno avere un candidato come Lula nel 2022, tanto meno pensare di poterlo eleggere”. Era sicuro, solo un anno fa,  che il Brasile non avrebbe mai scelto di affidarsi nuovamente al suo rivale socialista, ma i risultati parlano chiaro.

La polarizzazione delle elezioni

I risultati delle elezioni non sono stati certi fino all’ultimo secondo, il ballottaggio è stato ferocissimo, così come la campagna elettorale dei due candidati che è stata definita “lunga, violenta e polarizzata”. Non sono stati attendibili, nel primo turno, i risultati dei sondaggi; avevano fortemente sottostimato gli elettori di Bolsonaro, e così anche l’esito del secondo turno è stato incerto fino all’ultimo. I primi risultati avevano evidenziato che il margine tra i due candidati era più sottile delle aspettative e anche i risultati del ballottaggio lo confermano:  Lula ha vinto ottenendo il 50,83% contro il 49,17% di Bolsonaro.

Il neoeletto presidente si trova a capo di un paese diviso e frammentato, in cui le feroci campagne elettorali hanno rafforzato le divisioni politiche e geografiche che caratterizzano il Brasile. Sarà il suo primo obiettivo riunire, di nuovo, il paese sotto il principio della democrazia. Su Twitter dichiara: “dal 1 gennaio del 2023 governerò per 215 milioni di brasiliani, non solo coloro che hanno votato per me. Non ci sono due Brasile. Siamo un unico Paese, un solo popolo, una grande nazione.”

Il Presidente prende le redini di un paese, diviso e polarizzato, ma anche in ginocchio: il governo di Bolsonaro è considerato direttamente responsabile della crisi economico sanitaria che ha seguito la pandemia di Covid-19  e anche dell’emergenza ambientale in Amazzonia.

Il presidente Lula accetta la “sfida immensa”

Lula ha già annunciato quelle che saranno le sue riforme e posizioni per risollevare il paese. Su Twitter ammette che la sfida sarà “immensa” perché il Brasile è da ricostruire in tutte le dimensioni: nella politica, nell’economia, nell’amministrazione pubblica, nelle relazioni internazionali e nella cura dei più bisognosi.

Ha promesso pubblicamente che, durante il suo governo, l’economia tornerà a girare, dopo che, con Bolsonaro, il debito pubblico lordo e la disoccupazione erano cresciuti vertiginosamente. Garantirà incentivi ai piccoli e medi imprenditori, sostegni ai più bisognosi per abbattere i muri che creano divari economici troppo vasti e per mettere un punto alla disastrosa povertà di milioni di uomini, donne e bambini. Per lo stesso fine disporrà anche investimenti nell’economia green e in risorse tecnologico digitali per industrializzare il paese e incentivarne la produttività.

Il presidente Lula propone anche di ristabilire il dialogo con istituzioni, funzionari e governatori per migliorare la condizione dei cittadini in ogni frazione del paese ed eliminare un clima di corruzione, silenzio e terrore.

Dal punto di vista ambientale, durante i primi mandati, Lula aveva ridotto dell’80% la deforestazione dell’Amazzonia, mentre Bolsonaro, eliminando alcune norme legali per la protezione della regione ne aveva sospeso la preservazione. Dal 2019 al 2021 più di 33mila km di foresta sono stati devastati e cancellati. Il Presidente afferma che combatterà per arrivare a “deforestazione zero” e rimediare agli errori commessi dal precedente governo.




La costruzione di una nuova democrazia

La vittoria di Lula segna una rinascita per il paese, e dall’annuncio della sua elezione, migliaia di cittadini si sono riversati nelle strade di San Paolo e delle maggiori città brasiliane per festeggiare il nuovo presidente. Mentre una parte della popolazione è scesa in strada con bandiere, fiaccole, fuochi d’artificio, l’altra metà sta vivendo l’amarezza della sconfitta, accesa dalle profonde spaccature ideologiche che caratterizzavano le due parti in corsa. La fine di un governo di destra radicale, caratterizzato dalla difesa di valori tradizionali e conservatorismo e segnato da scandali e illegalità rappresenta una svolta del Brasile che sembra libero di ricostruire una nuova democrazia.

Ludovica Amico

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