La sesta edizione del Premio il Strega Europeo è stata dominata dal volto e dalle opere dello scrittore francese David Diop, il quale con Fratelli d’anima, pubblicato da Neri Pozza e tradotto da Giovanni Bagliolo, ha vinto il premio di letteratura istituito nel 2014.
Nato in occasione del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea, il Premio Strega Europeo è volto a diffondere la conoscenza di alcune tra le voci più originali e profonde della narrativa contemporanea.
David Diop, il traduttore di pensieri che attraversano il Mediterrraneo
Quest’anno la scelta è ricaduta su David Diop, voce solida e infiltrante, che penetra nelle viscere d’Europa e scava nel Mediterraneo per riaffiorare in Africa, da dove partono ed arrivano storie che legano inevitabilmente i due continenti.
“La letteratura crea emozioni, la storia le spiega. I romanzi suscitano sentimenti e non risentimenti”, ha affermato David Diop, al Circolo dei Lettori di Torino nell’ambito del Salone del Libro, durante la consegna del premio suddetto. Nel romanzo Fratelli d’anima, David Diop riesce in questo intento.
L’idea di scrivere Fratelli d’anima è sorta leggendo le lettere scritte dai francesi al fronte durante la prima guerra mondiale. David Diop, nato a Parigi da madre francese e padre senegalese, si è così incuriosito ed ha compiuto una ricerca per la quale non ha ottenuto il materiale che cercava bensì la spinta ad impersonare quei fucilatori senegalesi cui voleva dar voce. “Ne ho trovate, ma sono lettere impersonali, amministrative, contabili – ha confidato all’Ansa David Diop – E così ho immaginato di scrivere io una lettera fittizia scegliendo come personaggio un contadino che non parlava francese. Ho scelto di essere il primo traduttore dei suoi pensieri”.
“Sono molto felice di vincere il Premio Strega Europeo perché il primo editore con cui ho firmato la pubblicazione all’estero è Neri Pozza e sono tradotto in 12 lingue – ha riferito alla stampa – E per me è importante perché posso far vedere che la storia d’Europa e dell’Africa sono legate le une alle altre da tanto tempo”. Quest’ultime dichiarazioni, a pochi giorni dalle elezioni europee, sembrano accarezzare le idee di Europa unita, conferire forza ad una cooperazione d’altronde inevitabile tra i due continenti limitrofi, che condividono spesso destini e storie, ma sono divisi da un mare divenuto un cimitero di corpi anonimi, senza lapide e dignità.
Ad Antonio Megalizzi è dedicato quest’anno il Premio
Il Premio Strega Europeo quest’anno è dedicato ad Antonio Megalizzi, il giornalista di 29 anni «innamorato dell’Ue» vittima degli attacchi terroristici verificatisi a Strasburgo lo scorso luglio. “Inseguo le mie passioni: il giornalismo e l’Europa – scriveva Megalizzi – Vorrei che i giovani come me lo capissero. Mai come oggi un’Europa unita è cruciale e mai come oggi siamo a un passo dal distruggerla”.
Nel corso della cerimonia di premiazione, condotta da Eva Giovannini, erano presenti i familiari del giovane giornalista, Anna Maria Cutrupi e Federica Megalizzi, nonché Luana Moresco, a cui Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci, ha consegnata la targa dedicata ad Antonio.
“Mai come quest’anno l’Europa è al centro del dibattito pubblico e della lotta politica – ha dichiarato Giovanni Solimine, dopo aver consegnato il premio di 3mila euro a David Diop – Non si discute abbastanza, invece, dello spazio culturale europeo, di una secolare circolazione delle idee nel vecchio continente, delle relazioni che tengono insieme i contesti di una ricca e diversificata produzione letteraria. Proprio per valorizzare tutto questo abbiamo istituito il Premio Strega Europeo”.
Il filo rosso del Premio: le migrazioni fisiche, culturali e linguistiche
Fratelli d’anima ha ottenuto 11 voti su 22 espressi dalla giuria composta da scrittori vincitori e finalisti del Premio Strega. In gara c’erano i romanzi Come cade la luce di Catherine Dunne (Guanda), La capitale di Robert Menasse (Sellerio), La Superba di Ilja Leonard Pfeijffer (Nutrimenti), Fuori di sé di Sasha Marianna Salzmann (Marsilio).
Un filo rosso sembra attraversare tutti i romanzi in gara, il tema della migrazione, non solo fisica ma anche culturale e linguistica. Alcuni autori hanno sperimentano lo sfondamento delle frontiere linguistiche e ci si domanda allora se esiste una letteratura europea, o se esiste un itinerario percorribile da tutti questi autori che talora converge e talora diverge ma che mantiene un dialogo continuo con l’altro.
La questione del codice linguistico torna centrale, sia in relazione al romanzo di David Diop sia parlando di letteratura europea. Secondo i cinque scrittori in gara, sebbene gli idiomi siano diversi, esiste un’identità comune. Nel romanzo di Diop il fuciliere protagonista non conosce il francese, se non in modo rudimentale. L’autore si erge così a traduttore dei suoi pensieri e, per meglio esprimerli, ha scelto di integrare il wolof, l’idioma più parlato in Senegal, all’interno del romanzo scritto in francese. Non si tratta del semplice inserimento di parole wolof, ma l’intento di Diop è restituire al lettore il ritmo dell’idioma africano, la singolare musicalità che ogni lingua detiene.
Giulia Galdelli