Oscar 2019
«Non voglio essere una distrazione in una notte che dovrebbe celebrare così tanti artisti pieni di talento. Mi scuso sinceramente con la comunità LGBT per le parole insensibili dal mio passato»
Le parole sono quelle del comico Kevin Hart, che dopo i dissidi legati a presunte “uscite” omofobe negli anni addietro della sua carriera gli valgono, presumibilmente, il ruolo alla conduzione della più prestigiosa rassegna cinematografica al mondo.
Pochi giorni all’inizio della kermesse, le polemiche si susseguono tra la scomoda posizione di Hart e il teso contesto politico della “questione razziale” nell’America di Trump, gli Oscar appaiono così senza un timone e un timoniere sicuro, ma a dare voce alla premiazione è la musica nel suo trionfo a più livelli
Nella serata hollywoodiana, in cui il surreale clima è disteso dal minimale dell’organizzazione, a farla da padrone è la musica. Acclamato, osannato e campione di incassi il primo è “Bhoemian Rhapsody“, pellicola biopic sulle vicende di Freddie Mercury e dei suoi Queen.
Paradossi che conciliano con quanto di sgradevole succedeva alla vigilia della serata, perchè la straordinaria vita di chi è liberamente “polisessuale”, figlio di migranti ma anche leggenda della musica, riesce nel film che lo ritrae a fare incetta di premi. Sono infatti quattro gli Oscar vinti dal lungometraggio, tra cui miglior montaggio, miglior sonoro ma sopratutto, a “furor di popolo” il riconoscimento alla migliore interpretazione a Rami Malek.
Ma i Queen, nella loro composizione originale della band con headliner Adam Lambert, sono ancora protagonisti della serata a Los Angeles esibendosi live, al Kodak Theatre, parterre in piedi per l’esecuzione di “We will rock you” e “We are the champions”.
La musica continua ad essere protagonista, perchè sul palco ci salgono anche la regina del pop Lady Gaga e il talentuoso Bradley Cooper, piano e voci rotte dall’emozione nell’interpretazione di “Shallow“, che si aggiudica la statuetta come miglior brano, presente nel film ” A star is born“, storico remake, un musical in chiave drammatica nel suo restyling moderno, diretto dallo stesso Cooper.
Potremmo fermarci qui, ma vale la pena menzionare anche Spike Lee, con il suo BlackKklansman premio conseguito alla “miglior sceneggiatura non originale”, che ci appare quasi un doveroso omaggio alla carriera del regista afroamericano che commosso dichiara:
“Le elezioni 2020 sono dietro l’angolo, ricordiamocelo, possiamo fare una scelta di amore e non di odio”
Ci mette la politica ma anche il doveroso ricordo al compianto amico e musicista Prince.
Da segnalare sul scia di quel filone dell’integrità razziale, leit motiv della serata, anche il successo del film targato Marvel, “Black Panther“, primo supereroe fumettistico di colore, miglior scenografia, costumi e proprio miglior colonna sonora, frutto del giovane compositore svedese Ludwig Göransson.
Oltre che, già, campioni di ascolti per il brano, candidato pure , “All the stars“, del nuovo re della scena black-rap statiunitense Kendrik Lamar.
A dimostrazione di quanto, sulla scia del percorso a l’Academy negli ultimi anni, sia caro il tema dell’accettazione a trionfare nella maggiore categoria è “Green Book” di Peter Farrelly.
“Abbiamo fatto questo film con amore, tenerezza e rispetto”
ha detto il produttore, mentre il regista ha chiarito:
“Questo è un film sull’amore che supera le differenze”
Poli imprescindibili, quelli dell’accettazione multietnica e della musica, ma se non vi bastassero gli elementi di grande novità e rigenerazione ecco il trionfo anche di “Roma“, del regista messicano Alfonso Cuaron, nella categoria “miglior film straniero”, primo film prodotto dalla piattaforma streaming Netflix a vincere il prestigioso premio.
Ecco gli Oscar che “suonano” come una rivoluzione.
Claudio Palumbo