Premierato in Commissione del Senato: il sì all’elezione diretta

Passa il Premierato in Commissione

La politica italiana si trova di fronte a un momento di svolta con l’introduzione dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio, un cambiamento significativo proposto attraverso il ddl Casellati. L’approvazione della nuova modifica del Premierato in Commissione Affari costituzionali del Senato, solleva una serie di interrogativi sul futuro del sistema politico del Paese e sulle sue implicazioni a lungo termine. In questo contesto, è essenziale esaminare le ragioni dietro questa decisione, così come le sue conseguenze potenziali, al fine di comprendere appieno l’impatto che avrà sulla governance italiana.

Dopo la recentissima votazione avvenuta in Commissione Affari costituzionali del Senato riguardo alle modifiche al ddl Casellati sul “premierato”, sono nati una serie di interrogativi circa il futuro del sistema politico parlamentare italiano. La volontà di ammettere e votare il Premierato in Commissione, quindi portare avanti l’idea dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio è sempre stato, dall’inizio del suo mandato, una rivendicazione di Giorgia Meloni e la sua squadra partitica.

Un nuovo articolo 3: L’elezione diretta del premier

Ieri è stato approvato il Premierato in Commissione: un emendamento proposto dal governo che riscrive l’articolo 3 del ddl, introducendo l’elezione diretta del premier. Questa modifica è stata giustificata dalla necessità di apportare miglioramenti alla versione originale del ddl, che non era stata considerata adeguata dalla maggioranza.

Secondo il testo approvato, il Presidente del Consiglio sarà eletto tramite suffragio universale e diretto per un mandato di 5 anni, con la possibilità di essere rieletto per non più di due legislature consecutive. È stato inoltre introdotto il requisito del limite massimo di due mandati, che potrebbe essere esteso a tre nel caso in cui il premier abbia ricoperto l’incarico per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi.

L’articolo 3 è sicuramente la norma più importante dell’intera proposta di emendamento. Al centro di moltissimi dibattiti e malcontenti politici, in una sua prima versione, l’articolo 3 prevedeva la garanzia di almeno il 55% dei seggi in entrambe le camere, “alle liste e ai candidati collegati” al Premier. Il problema, sollevato lo scorso novembre, era stato quello di una mancata previsione di eventuali ballottaggi o consensi minimi.

Nonostante tutte le critiche e l’ostruzionismo politico dei mesi passati, la ministra Elisabetta Casellati ha formalmente modificato l’emendamento, ma sostanzialmente il funzionamento è rimasto tale. La soglia minima e il ballottaggio sono a rischio inesistenza, né esisterà una soglia minima per quanto riguarda un eventuale premio.

L’emendamento Casellati e le sue implicazioni: tra l’ok al Premierato in Commissione e i blocchi dell’opposizione

Una delle modifiche più significative riguarda la procedura per la nomina e la revoca dei ministri, che sarà ora di competenza del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio. Inoltre, l’emendamento prevede che le elezioni delle Camere e del Presidente del Consiglio abbiano luogo contestualmente, lasciando aperte alcune questioni legate alla legge elettorale e ai suoi possibili effetti sul sistema politico italiano.

L’argomento a favore dell’elezione diretta del premier è stato sostenuto dalla ministra Casellati e dai senatori di maggioranza, che hanno citato l’instabilità dei governi italiani come principale problema del sistema istituzionale. Tuttavia, le opposizioni hanno sollevato dubbi sulla validità di questa soluzione, facendo notare che Paesi come Germania e Spagna, considerati tra i più stabili d’Europa, non hanno un sistema di elezione diretta del capo del governo.

Il motivo per il quale oggi si è giunti fino a qui, con l’emendamento sul Premierato in Commissione e presto sulla Carta Costituzionale, è stata la lunga campagna della Meloni sull’instabilità politica e istituzionale dell’Italia, con un sistema troppo proporzionale e frazionato. Sicuramente, riguardo a questa critica sul malfunzionamento dell’Italia, non c’è nulla da controbattere e biasimare. Ma il modus operandi è terribilmente pericoloso: l’introduzione, eventuale o meno che sia, del Premierato è estremamente devastante sia a livello locale – pensando ad un paese come l’Italia – sia a livello politico.



Ispirarsi al semipresidenzialismo francese, non porterebbe altro che danni e abusi di potere, di cui le istituzioni e i governi già si sono resi peccatori. Il sistema del Presidenzialismo renderebbe poi sempre più marginale la figura del Presidente della Repubblica, chiamato in Italia a garantire stabilità, rispetto delle leggi, ma sopratutto il non ritorno dei nuovi mostri.

Il nuovo articolo Articolo 4, cioè la “Norma Antiribaltone”

Parallelamente alle modifiche all’articolo 3, si discute anche dell’articolo 4 del ddl Casellati, noto come “norma antiribaltone”. Questo articolo istituzionalizza la possibilità per il premier di presentare dimissioni volontarie al Presidente della Repubblica e ottenere un nuovo incarico sostenuto da una maggioranza diversa da quella che lo ha eletto, introducendo così una serie di meccanismi che potrebbero influenzare la stabilità politica del Paese. A livello elettivo, il popolo italiano dovrebbe compilare tre schede: una per il candidato presidente, e le restanti due per entrambe le camere.

Dopo il sì del Premierato in Commissione ci sono tutte le sue incognite

Infine, resta da definire la legge elettorale che regolerà le elezioni del Presidente del Consiglio e delle Camere, una questione ancora aperta che solleva interrogativi sul modo in cui saranno organizzate le elezioni e sui risultati che potrebbero derivarne. Resta da vedere però come e quando le elezioni possano dare dei costituzionali e regolari esiti: può capitare infatti che il prescelto al Governo sia diverso dalla sua maggioranza parlamentare, quindi che non vinca in Camera o in Senato.

E questo sarebbe un vicolo cieco, perché secondo la Costituzione una formazione governativa è tale da essere incostituzionale. Insomma, il passaggio del Premierato in Commissione è stata una vittoria per i partiti di destra, ora resta da vedere se il piano politico di trasformare l’Italia in Repubblica Semipresidenziale finirà nel buio dell’incertezza e della controversia.

Lucrezia Agliani

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