Il Senato all’unanimità ha approvato la proposta di legge che prevede un prefisso unico per tutti i call center. In questo modo ogni utente potrà subire riconoscere chi chiama e decidere, eventualmente, se rispondere o meno.
Inoltre sono state approvate anche delle modifiche al registro delle opposizioni: d’ora in poi sarà possibile registrare sia i numeri fissi che i cellulari. L’unico tasto dolente è che bisogna aspettare sino a dopo l’estate ovvero quando vi sarà anche l’approvazione da parte della Camera.
Sino ad ora gli unici strumenti per evitare qualsiasi offerta o contrattazione telefonica erano le “app spia” che però limitavano solo il numero delle chiamate, ma la situazione da settembre potrebbe cambiare radicalmente grazie al Senato e alla sua inusuale volontà di approvare disegni di legge visto il periodo estivo e la calma piatta che, di solito, ne consegue.
L’adozione del prefisso unico per i diversi call center che fanno pubblicità e vendono servizi o prodotti, quindi per i casi di telemarketing, prevede la visualizzazione di tre numeri che permetteranno di identificarli sin da subito, dando la possibilità di scegliere se rispondere o meno.
Ma non solo, il Senato ha proposto anche l’adozione di un secondo strumento di difesa ovvero il registro delle opposizioni, in cui l’utente riporta il proprio numero di telefono in una lista che impedisce ai call center di chiamare il numero segnato. Però questo sistema, sino alla modifica proposta dal Senato, presentava una falla: si potevano iscrivere solo i numeri che già sono presenti nell’elenco degli abbonati e la riservatezza fornita dal registro poteva essere scavalcata facilmente dalle clausole presenti, molto spesso, il alcuni contratti che firmiamo.
Ma con questo nuovo disegno di legge la situazione migliorerà: i numeri dei fissi e dei cellulari, sia che siano pubblicati nell’elenco degli abbonati o meno, potranno essere iscritti nel registro delle opposizioni. Inoltre l’iscrizione permetterà di annullare ogni assenso e saranno pesantemente sanzionate le aziende che non rispettano le regole: 250 mila euro e sarà revocata ogni autorizzazione per distribuire il servizio.
Si tratta, in ogni caso, di una tematica delicata perché sono coinvolti anche i lavoratori che operano nei call center quindi criminalizzare una realtà lavorativa non è mai la situazione migliore per nessuna delle parti coinvolte. Resta però la necessità di regolamentare un settore che per ora dispone di troppe libertà e poche regole che tutelino il consumatore e la sua privacy.
Dorotea Di Grazia