“Domani (im)possibili”: il report sulla povertà minorile di Save The Children

"Domani (im)possibili": il report sulla povertà minorile in Italia di Save The Children

È stato pubblicato da Save The Children il report “Domani (im)possibili”, una ricerca dettagliata sulla povertà minorile in Italia in relazione alle aspirazioni future dei bambini e adolescenti coinvolti nella ricerca. Dal report, che prende in considerazione contesto personale, familiare e sociale in cui il minore è inserito, emerge quanto la povertà condizioni non solo il presente del bambino, fatto di rinunce e disparità, ma anche la percezione del proprio futuro, influenzandone aspirazioni e aspettative.

Il report “Domani (im)possibili” di Save The Children Italia è stato presentato nella giornata di ieri a Roma, all’evento “Impossibile 2024 – Costruire il futuro di bambine, bambini e adolescenti. Ora.”, un incontro che si tiene ogni due anni sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza per confrontarsi sull’importanza di garantire a tutti i bambini un’infanzia serena, investendo su un futuro migliore.

In particolare, la giornata di ieri – 30 maggio – era dedicata alla presentazione della ricerca svolta da Save The Children riguardo la vita dei 208.000 bambini e adolescenti italiani che vivono in povertà, realizzata ascoltando l’esperienza di ciascuno e mettendo poi in relazione la loro condizione alle loro aspirazioni e aspettative future. L’indagine è stata compiuta in collaborazione con 40 scuole, 31 enti di servizio sociale e di aiuto al minore e intervistando un campione di 1496 ragazzi tra i 15 e i 16 anni, equamente distribuiti tra nord, centro, sud e isole.

Spiega Raffaella Milano, la Direttrice di Ricerca e Formazione di Save The Children Italia:

Le aspirazioni sono una chiave interpretativa essenziale per misurare l’impatto della povertà minorile e il suo potere di comprimere gli orizzonti di crescita. Per questo motivo, abbiamo chiesto a ragazzi e ragazze non solo cosa vogliono fare da grandi – la loro carriera lavorativa – ma che tipo di persona aspirano ad essere. E quanta fiducia ripongono nella possibilità concreta di tradurre le loro aspirazioni in obiettivi raggiungibili, costruendo un ponte tra il presente e il futuro.

II report contiene inoltre una parte dedicata alle difficoltà, ai bisogni e alla qualità della vita dei nuclei familiari in condizioni di deprivazione materiale con bambini da 0 a 3 anni, realizzata in collaborazione con l’Ufficio Studi di Caritas Italia.



Povertà minorile in Italia: un problema fin dalla nascita

L’emarginazione sociale che tocca le famiglie più povere inizia già dalla primissima infanzia dei figli, quando le rette troppo alte impediscono alla famiglia di poter iscrivere il proprio bambino al nido o alla scuola materna. Spesso, è la madre disoccupata a stare a casa per occuparsi del figlio, e siccome lo stipendio del padre non basta a mantenere tutto il nucleo familiare, le famiglie sono costrette a rivolgersi alla Caritas per ricevere cibo, vestiti e altri beni di prima necessità.

La testimonianza raccolta da Save The Children di una madre veneziana:

Per noi per ora è un disastro, a volte sono al bar d’estate e non ho i soldi nemmeno per compragli un gelato, magari vedono e mi domandano, mi vergogno non ho nemmeno i soldi per quello… Anche io volevo portare a fare un corso in piscina ma costa tanto. Mi arriva lo stipendio e l’assegno unico, in tre giorni è finito: paghi l’affitto, bollette, la spesa.

I dati raccolti da Save The Children

Secondo i dati Istat 2022, in Italia il 25.6% dei giovani sotto i 16 anni è a rischio povertà, mentre il 5.9% è già in condizioni di grave deprivazione materiale e sociale. Stando ai dati 2023, sono 1,3 milioni i giovani minorenni che vivono in povertà; condizione che inevitabilmente influenza ogni ambito della loro vita, da quello sanitario a quello scolastico, fino alle proprie aspirazioni e alla speranza di un futuro migliore.

I bambini in pre-adolescenza nelle famiglie indigenti già a 14 anni dichiarano di voler rinunciare agli studi per andare a lavorare e contribuire al mantenimento della propria famiglia: emerge quindi una profonda consapevolezza della propria condizione nonostante la giovane età, da cui deriva un senso di responsabilità che grava sulle loro vite e che impedisce loro di pensare serenamente al futuro.

Alcuni dati sono particolarmente emblematici: il 17,9% dei ragazzi intervistati (in dati assoluti: più di 205 mila minori) afferma che i genitori hanno difficoltà nel comprare beni alimentari, vestiti o per il pagamento delle bollette; il 16,2% non può permettersi di fare sport; il 15,1% deve spesso rinunciare alle uscite coi coetanei per mancanza di soldi. Inoltre, il 7,6% dei rispondenti dichiara di avere spesso spento il riscaldamento in inverno e di patire freddo. Il 6,4% – in dati assoluti più di 73 mila ragazzi e ragazze – dichiara di aver trovato spesso il frigo vuoto a casa per mancanza di soldi per fare la spesa.

Questione di genere e di origine rispetto alla povertà minorile in Italia

Dal report di Save The Children emerge anche una questione di genere: le femmine sono meno fiduciose dei maschi nei confronti del futuro, in particolare dal punto di vista delle prospettive lavorative. Una ragazza su tre (35,5%) teme che il proprio lavoro non sarà sufficiente a garantirle adeguate risorse economiche, mentre tra i ragazzi la percentuale è al 23,8%.

Inoltre, non può essere ignorato il territorio di origine dei minori intervistati: i ragazzi del sud Italia e delle isole sono più propensi a lasciare l’Italia rispetto a quelli del centro-nord (37,5% contro il 26,9%), e ugualmente più spesso pensa di spostarsi chi vive nei piccoli centri abitati rispetto a chi vive nelle grandi città (32,4% contro il 20,9%).

C’è differenza di prospettive anche tra figli di immigrati e ragazzi di origine italiana: gli immigrati di seconda generazione valutano più volentieri di trasferirsi in un’altra regione o addirittura in un altro Paese, mentre chi ha origini italiane si sente più radicato al proprio territorio.

Misure di sostegno contro la povertà minorile in Italia e in Europa

L’Italia, nonostante i dati sempre più allarmanti in merito al livello di povertà assoluta, è uno dei Paesi europei che spende meno per il sostegno all’infanzia e alla famiglia, con una spesa pari all’1,4% del PIL (2022). Gli aiuti si concretizzano solamente nella possibilità di detrarre fiscalmente le spese riguardanti istruzione e sport, ma spesso le famiglie non riescono in ogni caso a spendere soldi nei libri di testo, sempre più costosi, nelle gite scolastiche e attività extra-curricolari, fondamentali per permettere ai bambini di costruirsi una prima rete sociale.

In Austria, Belgio e Francia, ogni anno viene erogato in automatico un assegno per contribuire alle spese che riguardano l’istruzione del minore fino ai 18 anni (in Belgio addirittura fino ai 24 anni).

In Germania le famiglie povere ricevono aiuti economici dallo stato con cadenza annuale, e inoltre possono richiedere aiuti extra per le esperienze extracurricolari del bambino (gite scolastiche, corsi sportivi/canori e così via).

In Danimarca e Regno Unito, similmente, lo stato provvede a pagare le spese scolastiche ed extra-scolastiche alle famiglie a basso reddito, con lo scopo di garantire pari opportunità di fare esperienza e di divertirsi ai bambini di diversa estrazione sociale.

Aspirazioni e aspettative: sono davvero “Domani (im)possibili”?

Le aspirazioni dei minori intervistati da Save The Children sono simili a quelle dei ragazzi benestanti: la maggior parte di loro sogna un lavoro stabile e soddisfacente, una famiglia in cui essere amati, una bella casa e tanti amici su cui poter contare.

Se confrontiamo le aspirazioni alle aspettative invece, cioè non “cosa vorrei” ma “cosa otterrò”, l’entusiasmo cala drasticamente. Il 67,3% dei minori in condizioni di deprivazione materiale teme di non riuscire a trovare un lavoro dignitoso e senza sfruttamento, e la stessa percentuale teme che il lavoro non basterà a mantenersi. Il 43,6% vorrebbe andare all’università ma non è sicuro di potersela permettere, mentre il 28% andrà a lavorare senza finire gli studi. Nonostante ciò, il sentimento prevalente nei confronti del futuro è la speranza (27%) seguita dall’ansia, con il 24% delle preferenze. Emblematica in questo senso la testimonianza di una diciottenne proveniente da Roma:

Spero che il mio futuro sia migliore di quello che sto vivendo adesso, perché è complicato sempre doversi preoccupare ogni volta di “ma oggi mangiamo?” insomma un po’ difficile, specialmente adesso in questo periodo che ci hanno tolto anche il Reddito di Cittadinanza. Nel futuro non vorrei che anche i miei figli si preoccupassero e avessero gli stessi pensieri “ah ma io non mi posso permettere questa cosa adesso”.

Le possibili soluzioni a questi “Domani (im)possibili”

Sorprende l’estrema consapevolezza e lucidità con cui i ragazzi si rapportano alla loro difficile realtà e con la quale riescono a fornire possibili soluzioni, nonostante la giovane età. Questa l’opinione di una ragazza catanese di 14 anni:

Per aiutare i giovani intanto darei visite mediche gratuite per loro. Ma anche le scuole, quando non hanno materiali scolastici, magari gli diamo cose che a loro servono, cercando di dargli supporto massimo.

L’associazione Save The Children fin dal 2014 si è spesa per intervenire a supporto delle scuole nei territori più svantaggiati economicamente per fornire gratuitamente istruzione e formazione ai ragazzi vittima di emarginazione sociale attraverso i Punti Luce, in collaborazione con associazioni di aiuto ben radicate sul territorio che mettono a disposizione educatori, operatori sociali, psicologi, e volontari. Attualmente, in Italia ve ne sono 27 in 15 regioni.

La povertà minorile, come si è visto, è una condizione che tocca moltissime dimensioni della vita: sanità, istruzione, famiglia, sport. Save The Children sottolinea che è necessario agire in ciascuno di questi ambiti partendo dalle testimonianze autentiche che raccontano una realtà spesso drammatica e andando a sopperire alle mancanze che ancora si registrano a livello istituzionale e che pongono l’Italia in una posizione di arretratezza rispetto alle altre nazioni europee, incrementando la spesa pubblica per finanziare asili nido gratuiti e diminuire le spese scolastiche a carico della famiglia, e introducendo investimenti volti a contrastare le disuguaglianze e la povertà minorile nelle sue diverse dimensioni: materiale, educativa, di salute.

I bambini hanno tutto il diritto a vivere una vita bella e dignitosa, dall’asilo nido fino al raggiungimento dell’indipendenza economica rispetto alla famiglia, e questo è possibile solo costruendo una rete trasversale di aiuti che non lasci indietro nessuno.

I bambini felici di oggi, sono gli adulti soddisfatti e realizzati di domani.

Michela Di Pasquale

 

 

 

 

 

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