Povertà educativa, i rischi per i giovani privati della cultura

Povertà educativa

Bambini e adolescenti lontani dalla cultura: poco frequentati teatri, musei, librerie. I dati e le conseguenze della povertà educativa in Italia

Il rapporto Invalsi 2023, presentato il 12 luglio, ha dimostrato come il rendimento scolastico degli studenti delle scuole primarie e secondarie non sia migliorato. Metà dei maturandi non comprende quello che legge e ha difficoltà a raggiungere il livello base in matematica. Ma oltre allo studio delle materie scolastiche e ai risultati di queste prove, i giovani appaiono sempre più disinteressati alla cultura in ogni sua forma, incrementando quella che viene definita povertà educativa, ossia l’impossibilità di sviluppare le loro conoscenze, capacità e aspirazioni.

Input culturali

Al di fuori delle istituzioni scolastiche spetta alle famiglie promuovere attività ludico-educative che arricchiscano e stimolino le menti dei loro figli. Purtroppo le difficoltà economiche, sociali e familiari, inasprite ancor più dalla pandemia da COVID-19, hanno reso anche l’educazione più povera. Ed è così che l’arte e la cultura vengono percepite come troppo care, non necessarie e destinate solo a una ristretta cerchia di persone. Molti bambini sono privati di input culturali, che siano visitare un museo, andare al cinema o a teatro, leggere dei libri per diletto. 

Dati alla mano, a inizio anno la Fondazione L’Albero della Vita onlus ha pubblicato uno studio analizzando la vita quotidiana di bambini e adolescenti. È risultato così che il 76% degli intervistati non svolge attività ricreative o sportive regolarmente, il 43% non ha a casa libri adatti alla sua età, il 53% non è andato al cinema nell’ultimo anno, l’89% non è stato a teatro ed infine il 78% non ha svolto visite al patrimonio artistico, culturale e ambientale. Ma se i genitori non propongono queste attività, non danno l’esempio abituandoli fin da piccoli a frequentare questi luoghi, come possiamo essere certi che in futuro lo faranno in autonomia? Rischiamo invece che la povertà educativa continui a crescere di generazione in generazione.



Il settore dell’editoria

Anche l’acquisto di libri non ha registrato livelli elevati a causa della bassa percentuale di persone che leggono non per motivi strettamente di studio o professionali. Gli ultimi dati istat affermano che il 40,8% di chi ha più di 6 anni legge almeno un libro all’anno, mentre i cosiddetti “lettori forti”, ossia coloro che leggono almeno 12 libri all’anno, sono solo il 15,3%. Infine, solo un drammatico 11,7% si è recato in una biblioteca.

Un fattore importante è anche in questo caso l’influenza della famiglia: bambini e adolescenti sono invogliati a leggere se anche i genitori lo fanno abitualmente. Ben il 73% dei minori ama leggere quando sia madre che padre sono lettori, la percentuale invece scende al 34,4% se entrambi non leggono.

Gli editori sono concordi che la soluzione per incentivare l’incontro tra pubblico e offerta libraria è, non solo il sostegno economico per le famiglie, ma soprattutto le iniziative per contrastare la povertà educativa: dimostrare che la cultura non è noiosa o inutile, ma che può essere alla portata di tutti coloro che scelgono di metterla tra i primi posti della propria scala di priorità.

I rischi della povertà educativa per i giovani

È chiaro come, con sempre meno fruitori, i luoghi destinati alla cultura entrerebbero in crisi. Ma oltre ai danni per il settore dell’arte, dell’editoria o dello spettacolo, bisogna tener conto anche degli effetti sui bambini stessi. Gli studi hanno infatti dimostrato che i giovani, privati di stimoli culturali, riscontrano maggiore incapacità di immaginazione e difficoltà nell’esprimersi. Non solo faticano a raccontare storie o eventi accaduti, ma anche ad esprimere le proprie emozioni: spesso non si sentono capaci di dimostrare la loro gioia o vero entusiasmo per qualcosa di bello (il 67%), oppure non sanno gestire situazioni di rabbia o stress. Questo di conseguenza avrà un impatto anche sulla sfera relazionale e sul loro futuro: solo se aiutati nel sviluppare le loro conoscenze e nel scoprire le loro capacità, potranno riscattarsi.


Sta dunque alle istituzioni e alle famiglie promuovere la storia, l’arte, la musica, la fotografia… trasmettere il loro valore, rendere la cultura affascinante per i più piccoli, le attività accessibili. Altrimenti si rischia di essere sempre più ciechi di fronte alla bellezza, sempre meno rispettosi per il passato, sempre più ingabbiati nelle nostre idee e ignoranti verso tutto il resto.

Maria Rosa Cottone

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