Povertà assoluta in Italia: i dati ISTAT sono sempre più preoccupanti

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L’anno 2023 si è chiuso con un record storico di povertà assoluta in Italia. Le stime preliminari dell’Istat fotografano un paese in affanno, con quasi 5,7 milioni di persone che vivono in condizioni di grave difficoltà economica. Un dato in aumento rispetto al 2022, che conferma la tendenza negativa degli ultimi anni.

L’inflazione e il caro vita hanno colpito duramente le famiglie più fragili, erodendo il potere d’acquisto e rendendo difficile arrivare a fine mese. Le politiche di sostegno al reddito messe in atto dal governo non sono state sufficienti a invertire la rotta, anzi, in alcuni casi hanno contribuito ad aggravare la situazione.

Il quadro che emerge è preoccupante e richiede un cambio di passo. La lotta alla povertà assoluta in Italia deve essere una priorità per il governo e per l’intera società italiana. Servono interventi strutturali che favoriscano l’inclusione sociale e la crescita economica, a partire da un rafforzamento del sistema di welfare e da un sostegno concreto alle famiglie in difficoltà.

Un quadro preoccupante

Le stime preliminari dell’Istat sulla povertà assoluta in Italia nel 2023 non lasciano spazio a dubbi: il paese è in affanno. L’incidenza della povertà a livello familiare si attesta all’8,5%, in leggero aumento rispetto all’8,3% del 2022. In termini numerici, si tratta di oltre 2 milioni 234mila famiglie, per un totale di circa 5 milioni 752mila individui.

Il Nord Italia, in particolare, registra un peggioramento della situazione. Le persone in povertà assoluta sono quasi 136mila in più rispetto al 2022, con un’incidenza a livello individuale che sale al 9,0% – dall’8,5% del 2022. Il Mezzogiorno, invece, mostra valori stabili e più elevati rispetto al resto d’Italia – 10,3% a livello familiare e 12,1% a livello individuale.

Le famiglie con figli minori continuano ad essere quelle più a rischio. L’incidenza di povertà assoluta in Italia, a livello individuale per i minori è pari al 14%, il valore più alto della serie storica dal 2014. Sono circa 1,3 milioni i minori che vivono in famiglie povere, una cifra che non lascia spazio a dubbi sulla gravità della situazione. Secondo le statistiche quindi, i minori sono un “problema” attualmente in quanto privi di garanzie e di un Welfare State che funzioni correttamente nella tutela sociale, sanitaria ed economica. I giovani e giovanissimi più colpiti sono coloro che vivono nel Sud Italia e i figli delle persone immigrate.

Le cause del fenomeno della povertà assoluta in Italia

L’inflazione e il caro vita sono tra le principali cause dell’aumento della povertà in Italia. La spesa media mensile delle famiglie è cresciuta da 2.519 a 2.728 euro, con un aumento del 3,9%. A pesare maggiormente sono i costi per trasporti (+8,7%) e salute (+3,4%).

Le politiche di sostegno al reddito messe in atto dal governo Meloni non sembrano aver avuto l’effetto desiderato. Le domande accolte di “assegno di inclusione” sono state 550 mila, al di sotto delle 737 mila attese. A fronte di 400 mila possibili beneficiari del “sostegno formazione e lavoro”, a gennaio solo 24 mila hanno percepito i 350 euro previsti.

I dati ISTAT del 2023 sulla povertà assoluta in Italia offrono anche uno spaccato di un eventuale pronostico per il 2024, l’anno corrente. La preoccupazione sale sempre di più perché le condizioni di povertà sono in procinto di aumentare, con l’aggravante di una totale assenza delle politiche sociali e assistenziali. Esempi concreti sono i tagli al cuneo fiscale e i tagli al PNRR, incentrati di più su altri investimenti privati rispetto all’assistenza sociale.



Le possibili soluzioni

La lotta alla povertà assoluta in Italia deve essere una priorità per il governo e per l’intera società italiana. Servono interventi strutturali che favoriscano l’inclusione sociale e la crescita economica, a partire da un rafforzamento del sistema di welfare e da un sostegno concreto alle famiglie in difficoltà.

Le opposizioni chiedono il ripristino di una “misura universale” del reddito, meno condizionata e selettiva del precedente; il salario minimo, aumento degli stipendi, meno precarietà.

Il dibattito politico

Il dibattito sulla lotta alla povertà è sempre più al centro dell’agenda politica delle opposizioni. Il governo Meloni rivendica la drastica riduzione del “reddito di cittadinanza”, ribattezzato “assegno di inclusione” e “supporto per la formazione e il lavoro”. La polemica con le opposizioni è accesa, e il futuro delle politiche di sostegno al reddito è incerto. Secondo le statistiche e il confronto della spesa annua degli anni scorsi, si stima che il governo Meloni stia risparmiando circa 4 miliardi di euro, che non si sa bene in quali attività o servizi sociali – se saranno effettivamente sociali e pubblici – saranno investiti.

L’anno 2023 è stato un anno da dimenticare per la povertà assoluta in Italia. Il quadro attuale è inaccettabile per un paese civile. La lotta alla povertà deve essere una priorità e richiede un cambio di passo da parte del governo e della società.

Solo con un impegno comune e con politiche coraggiose e di ampio respiro sarà possibile invertire la rotta e costruire un futuro più giusto e inclusivo per tutti.

Lucrezia Agliani

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