Poco più di un anno fa, Luigi Di Maio, allora capo politico del Movimento 5 Stelle, affermò fieramente che il Governo Conte I, di cui il suo partito era socio di maggioranza, aveva abolito la povertà. Dopo sei mesi di operatività, quindi,è tempo di bilanci: esistono ancora i poveri in Italia?
I vertici dei 5 Stelle hanno ammesso di non avere completamente spazzato via la povertà, ma di esserci andati molto vicini. Secondo addirittura il presidente dell’INPS Pasquale Tridico, con simpatie grilline, Di Maio e il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la povertà è stata comunque dimezzata. I dati in loro possesso, però, vengono confutati dai dati ufficiali ISTAT e, dopo la polemica di metà gennaio, lo stesso presidente Tridico ha ritrattato le sue affermazioni sui poveri in Italia.
Storia della povertà negli ultimi 10 anni in Italia
————-
La questione povertà in Italia non è stata mai realmente risolta. Si è ovviamente acutizzata dopo la crisi economica del 2008 e, nell’ultimo decennio, le persone che vivono in condizione di “povertà assoluta” sono passate da 2,5 a 5 milioni. Un chiarimento: i “poveri assoluti”, secondo la definizione che ne dà l’ISTAT, sono coloro che non riescono a sostenere le spese per il riscaldamento e per l’acquisto di abbigliamento. 9 milioni di persone, invece, sarebbero quelle in condizione di povertà relativa, cioè con guadagni inferiori rispetto a una soglia stabilita sulla base della media dei guadagni degli italiani.
Dati contrastanti
Il reddito medio delle famiglie ha raggiunto nel frattempo i livelli degli anni Novanta. L’occupazione è tornata ai record del passato, ma il numero di ore lavorate desta ancora qualche preoccupazione: è ancora inferiore alla situazione pre-crisi. In parole povere: le persone lavorano di più, ma per meno tempo e per stipendi più bassi.
Lo scorso dicembre, Internazionale ha pubblicato un’inchiesta in cui ha parlato della facilità con cui, negli ultimi anni, si può piombare in situazioni di indigenza. Si tratta di un fenomeno che colpisce soprattutto gli appartenenti alla classe media e che, in poco tempo, diventano parte della categoria dei poveri in Italia. Sempre all’interno dell’inchiesta di Internazionale, si raccontava dei vari escamotage con cui le famiglie colpite da questa improvvisa povertà si arrabattassero per sbarcare il lunario. La strada più battuta? La coabitazione con altre famiglie, per dividere le spese di affitto e le utenze.
La povertà farmaceutica
Un reddito diverso comporta anche un accesso diverso alle cure e ai farmaci. La spesa totale delle famiglie povere, secondo un rapporto pubblicato dal Banco Farmaceutico per il 2019, è 1/3 rispetto all’equivalente delle famiglie non povere (896 euro contro 2.685 euro). Le spese totali per la salute delle famiglie indigenti, invece, si riducono addirittura al 20% di quel che spendono le famiglie con un reddito più alto, per esempio per l’accesso alle visite. Limitare le visite mediche sembra la strategia adottata principalmente per contenere la voce delle spese mediche. E questa è solo un’altra delle tante forme in cui la povertà si declina nella nostra società.
————-
Il reddito di cittadinanza è una misura inadeguata
Il reddito di cittadinanza, purtroppo, si conferma essere l’ennesima misura inadeguata per far fronte alla situazione d’emergenza dei poveri in Italia. Se funzionasse a pieno regime, costerebbe 8 miliardi di euro. Tridico, Conte, Di Maio hanno parlato di una riduzione della povertà in Italia del 60%, ma il dato non trova conferma in nessuna statistica ufficiale. Chiaramente, la povertà in Italia non è un problema nuovo.
————-
Nel mare sterminato di misure inadeguate o completamente inadeguate o, ancora, solo propagandisticamente adeguate, solo nel 2017 il Governo Gentiloni ha tentato la strada dell’accelerazione del REI. Si trattava di uno strumento universale di lotta alla povertà e all’esclusione sociale che l’Italia non aveva mai sperimentato. E’ nello stesso periodo che emerge la proposta del reddito di cittadinanza avanzata dai Cinque Stelle. Gli strumenti, per molti aspetti, sono simili. Il REI, però, sarebbe costato solo 2 miliardi di euro (a fronte degli 8 previsti per il reddito di cittadinanza).
Non è detto che chi ne ha diritto riesca ad uscire dall’indigenza
Ritrattando le sue dichiarazioni, il presidente INPS Tridico ha detto che il dato del 60% era riferito al numero di persone che, tra quelle che versano in povertà assoluta, presentano i requisiti per ricevere il reddito di cittadinanza. Tra il dire e il fare, però, c’è di mezzo la burocrazia in Italia: non è certo che queste persone ricevano il reddito di cittadinanza e, soprattutto, che la cifra erogata basti a garantire l’uscita di queste dalla povertà assoluta. Il reddito di cittadinanza, infatti, non è cumulabile con altri sussidi, o meglio, lo è fino a una certa soglia. 500 euro in più al mese possono davvero risolvere o migliorare la situazione di indigenza assoluta di una famiglia che, supponiamo, ha anziano o disabili a carico, o che ha contratto debiti per sostenere delle spese?
Il divario tra Nord e Sud
Nelle regioni del Nord, infatti, quasi il 60% delle persone che risultano in povertà assoluta secondo i dati Istat non rientra comunque negli aventi diritto al reddito di cittadinanza. Si tratta di persone che si trovano in Italia da un tempo non sufficiente. Questi, da soli, sono il 30% di tutti i poveri assoluti in Italia. Tra coloro che non ne beneficeranno, però, ci sono anche gli appartenenti alla Terra di mezzo dell’assenza di tutele. Sono in povertà assoluta, ma sono troppo ricchi per ricevere il reddito di cittadinanza.
Perché? La loro colpa è vivere al Nord, dove il costo della vita è più alto. Il reddito di cittadinanza, infatti, è una misura rigidamente arroccata su parametri nazionali che pregiudicano alcune situazioni rispetto ad altre. La medesima quantità di denaro non comporta infatti un uguale capacità di spesa. Con 500 euro al mese si può essere in una situazione di povertà assoluta a Milano, ad esempio, ma non ad Agrigento.
La panoramica sul reddito di cittadinanza e sulla povertà in Italia, inoltre, non può ignorare una peculiarità che sembra essere tipica del nostro Paese. Come per i falsi invalidi, esiste infatti anche chi riceve il reddito di cittadinanza senza essere povero assoluto. Fatta la legge, fatto l’inganno.
Elisa Ghidini