Noi sappiamo quanto la democrazia sappia essere una forma affettatissima di potere e non meno spregevole della tirannia, perché più subliminale.
Ingenuo davvero è chi pensa che la peggiore delle democrazie sia meglio della miglior dittatura, perché non ha sottigliezza.
Il pericolo infatti sta nel contenuto come nella forma. E l’arte, la cultura in tutte le forme mostrano alla luce i processi del proprio tempo e al contempo i modi di superarlo.
Citizen Kane (1941) di Orson Welles parla non solo dell’America (nuova Roma embrionale) e di un magnate ma di ogni centro del potere e della sua comunicazione al tempo della partecipazione espansa.
Attraverso i giornali ed il suo supposto amore per l’uomo comune, Kane usa il pubblico per la sua fallita scalata al potere, mischiando dinamiche tuttora in uso e di cui l’esempio lampante è la stampa newyorchese, supportante le infamie della Clinton.
Cose non lontane dagli interessi di Randolph Hearst cui il film s’ispirò e gli intrallazzi di Murdoch.
Naturalmente, come in tutte le epoche di transizione, non solo il potere cambia drasticamente ma anche il linguaggio.
L’ellenismo ci ha dato un greco basilare, appiattito dalla koinè; il medioevo un latino semplificato; il barocco un italiano divenuto campo di battaglia delle subordinate; il neoclassico uno stile retorico e inamidato.
Oggi noi abbiamo un uso non solo spento e ritrito della parola ma anche una distorsione legata ad intenti prettamente politici e puntanti al privilegio.
Un esempio dei nostri giorni è la validità della Bill C-16 in Canada che protegge i “diritti dei transgender” contro il razzismo del sistema.
La gente quindi potrà ritrovarsi denunciata semplicemente per non aver utilizzato riguardi speciali nei confronti dei transessuali o usato i pronomi arbitrari, entrati già in uso nel paese, per descrivere l’entità sessuale fluttuante della persona di fronte a noi: ze, zir, xe, ve e spivak.
Nella vicina America, inoltre, si è proceduto all’eliminazione dei resti del passato schiavista, degli eroi del Sud e al rogo di Via col vento, così come la proibizione della pellicola.
Se vogliamo uscire dal nostro imbuto culturale dobbiamo renderci conto che queste cose arriveranno pure in Italia e prepararci lasciando da parte la politica, proteggerci dai loro germi, ribattere per favorire un cambiamento che si sta preparando sulle rovine del nostro mondo.
Antonio Canzoniere