È possibile una gravidanza dopo il tumore al seno, anche per le donne con la “mutazione Jolie”, mutazione dei geni BRCA 1 e 2. Uno studio del Policlinico San Martino di Genova, pubblicato su Jama, conferma che i rischi legati a una futura gravidanza non superano quelli considerati normali.
Lo studio sulla gravidanza dopo il tumore al seno
È stato realizzato uno studio, coordinato dall’Irccs Ospedale policlinico San Martino di Genova, che mostra come dopo la guarigione da un tumore al seno i rischi legati a una futura gravidanza non superino quelli considerati normali. Lo studio, che mostra la possibilità di una gravidanza dopo il tumore al seno, è stato pubblicato su Jama e presentato in contemporanea al congresso mondiale sul tumore al seno “San Antonio Breast Cancer Symposium”.
In passato la gravidanza dopo il tumore al seno veniva scoraggiata per timore di una ricorrenza del tumore e per possibili rischi per il feto. Il nuovo studio segna una svolta. Infatti, non si registra nessun aumento di rischio per le donne che hanno avuto un tumore al seno. Neanche per le portatrici della cosiddetta “mutazione Jolie”, legata al gene BRCA 1 e 2, che aumentano la probabilità di ammalarsi.
Allo studio hanno partecipato 78 centri di tutto il mondo e sono stati raccolti i dati di 4,732 donne. I dati mostrano come dopo il completamente delle cure e a 10 anni dalla diagnosi di tumore, una paziente su 5 (22%) ha avuto una gravidanza dopo il tumore al seno, senza che si siano registrate complicanze o pericoli per il feto, né un aumento della probabilità di ricomparsa del tumore.
Matteo Lambertini, oncologo presso la Clinica di Oncologia medica dell’Università di Genova-Irccs Ospedale San Martino, coordinatore della ricerca insieme a Eva Blondeaux, osserva:
Questi dati dimostrano che, dopo un trattamento appropriato e un periodo di osservazione, la gravidanza non dovrebbe essere più sconsigliata, perché è possibile e sicura
La maternità rappresenta un argomento cruciale e di estrema importanza poiché è in aumento il numero di casi di giovani donne colpite da tumore al seno prima di aver avuto un figlio. Sono oltre 11.000 le giovani donne in età fertile che ogni anno in Italia sviluppano un tumore al seno, di cui il 12% risulta essere portatrice della “mutazione Jolie” a carico del gene BRCA.
La “mutazione Jolie”
Lo studio del Politecnico San Martino di Genova mostra come la gravidanza dopo il tumore al seno sia sicura anche per le donne con “mutazione Jolie”. È una mutazione di due geni, chiamati BRCA 1 e 2, da BReast Cancer, ovvero tumore al seno. Questa mutazione provoca una maggiore probabilità di ammalarsi di tumore. Le stime parlano di un aumento di circa il 70% di sviluppare il tumore al seno per mutazioni sia di BRCA1 sia di BRCA2. Quindi, non è certo che arriverà un tumore, ma può essere molto probabile.
Prende il nome da Angelina Jolie, che si sottopose a una mastectomia preventiva e che soffre proprio di questa mutazione dei geni che la predispone allo sviluppo di tumori al seno e alle ovaie. La maggior probabilità che venga un tumore al seno dipende da diversi fattori tra cui: il tipo di mutazione, la presenza di altre mutazioni in altri geni e lo stile di vita.
Conoscere la mutazione dei geni BRCA oggi è diventata un’arma a nostro vantaggio, sostanzialmente per due motivi. Il primo per quanto riguarda la prevenzione, perché anche per chi non si è ancora ammalata, essere a conoscenza della possibilità può aiutarla a prevenire il tumore. Il secondo motivo, perché, in caso di malattia, permette di essere curati con una nuova classe di farmaci mirati molto efficaci, chiamati inibitori di Parp.
Lo studio sulla possibilità di gravidanza dopo il tumore al seno, anche nelle donne con la “mutazione Jolie”, rappresenta una grande svolta nella ricerca medica.