Le rivoluzioni di ogni epoca molto spesso portano con sé, inevitabilmente, anche sangue e violenza, ma esistono sempre le eccezioni ed una di queste è stata la cosiddetta Rivoluzione dei garofani avvenuta in Portogallo il 25 aprile 1974. La data, che coincide tra l’altro con la nostra Festa della Liberazione, è ricordata da una festa nazionale e sancisce la caduta del regime dittatoriale più longevo d’Europa, quello instaurato nel paese da António Salazar nel 1933.
La Revolução dos cravos è un’eccezione alla regola perché, nata per impulso di una parte dell’esercito nazionale, il Movimento delle forze armate (“Movimento das Forças Armadas”, MFA), viene programmata come vera e propria azione militare e ha un effetto dirompente, pur rimanendo praticamente incruenta e pacifica e finendo per risolversi nel giro di 24 ore. Il nome con cui è rimasta nella storia deriva, infatti, dai fiori lanciati dalla gente ai soldati per le strade e inseriti nei fucili e nei cannoni per sottolineare ancor di più la natura pacifica della rivolta.
Il regime dittatoriale instaurato da Antonio Salazar all’inizio degli anni ’30 viene definito “Estado Novo” per la sua volontà innovatrice rispetto al passato, anche se nella realtà dei fatti l’innovazione sarebbe risultata pari a zero risultando come uno dei regimi europei di matrice politica conservatrice, reazionario, corporativo e nazionalista. Restando neutrale durante la Seconda guerra mondiale Salazar si assicurò la permanenza al potere per tutto il dopoguerra, guadagnandosi soprattutto l‘appoggio della NATO grazie al suo ferreo carattere anticomunista.
La matrice ultra-cattolica del regime, sintetizzata al meglio dal motto “Dio, patria e famiglia”, si rivelò anche con la violenta politica colonialista degli anni ’60 e ’70 in Angola e Mozambico, considerate vere e proprie estensioni del Portogallo.
Nel 1968 Salazar si ritira a vita privata per motivi di salute e nel 1970 muore, anche se il potere rimane nelle mani dell’unico partito legale nel paese, l’União Nacional (Unione Nazionale), con il nuovo primo ministro, Marcelo Caetano, che si impegna a continuare in gran parte la politica portata avanti da Salazar, compresa la costosa ed improduttiva guerra coloniale. La Rivoluzione dei garofani trova la sua motivazione primaria proprio nel crescente malumore, anche all’interno dello stesso esercito, per l’andamento disastroso dell’economia e per il proseguimento del conflitto d’oltremare considerato inutile e anzi dannoso.
La rivoluzione dei garofani: le origini del MFA all’interno dell’esercito
Le prime associazioni interne all’esercito nascono già nei primi anni ’70 e sono composte in gran parte da ufficiali, soprattutto capitani con idee politiche di sinistra (sul piano della strategia militare si ispiravano a Ernesto Che Guevara) e in generale contrari alle politiche portate avanti dal regime. Il Movimento delle Forze Armate nasce nel 1973 proprio allo scopo di abbattere l’Estado Novo e portare il paese sulla strada della democratizzazione ponendo immediatamente fine alla guerra e all’attività repressiva della polizia politica.
Il colpo di stato fu programmato per il 25 aprile concordando come segnale la messa in onda su Rádio Renascença, una radio cattolica, di una canzone proibita dalla censura, Grândola, Vila Morena, scritta dal cantautore José Afonso e dedicata al movimento operaio e proletario portoghese. Nelle ore successive furono arrestati tutti i militari ancora fedeli al regime e ben presto le strade furono invase da persone che accompagnarono i militari rivoltosi fino a Lisbona.
La Rivoluzione dei garofani ebbe fin dall’inizio l’appoggio della popolazione e tale fattore risultò decisivo per ridurre al minimo gli scontri a fuoco, tanto che solo la polizia politica, assediata nel proprio edificio, provò ad opporsi con le armi, ma venne ben presto costretta alla resa. In gran parte gli ordini emanati dal governo per bloccare il colpo di stato in corso vennero disattesi.
Già alla sera del 25 aprile il generale António Spinola (ex governatore militare della Guinea e figura di primo piano della Rivoluzione), poté firmare la Legge n. 1 che disponeva la destituzione del presidente e del primo ministro, lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale e del Consiglio di Stato e il passaggio dei poteri di governo alla Giunta di Salvezza Nazionale, formata da dirigenti del MFA. Come scritto nel testo di rivendicazione diffuso quel giorno dai militari la Rivoluzione dei garofani
“ha portato a termine la missione civica più importante degli ultimi anni […] restituire al popolo portoghese le libertà civili di cui è stato privato”
ed è per questo che in quella data, ogni anno, si torna a ricordare un evento, comune nella storia, ma che solo in Portogallo assunse tratti di assoluta originalità.