Il Portogallo a 16 anni dalla depenalizzazione

Il Portogallo è distante ormai 16 anni dalla decisione di depenalizzare le droghe. La misura, che interessò ogni tipo di droga, ha portato con il tempo un ottimo risultato. Oggi è un esempio virtuoso.

Un vertice dell’ONU tenutosi ad Aprile sulla gestione delle droghe ha sottolineato il caso Portogallo. In alcuni paesi del mondo il tema delle droghe rimane ancora un tabù, in altri la depenalizzazione è stata avviata. Nessuno però è riuscito a raggiungere un risultato così positivo.

La misura portoghese al suo avvio fece molto scalpore. Nel 2000 l’ONU conservava l’utopia di eliminare le droghe dal mondo, trascurandone il fattore sociale e riducendole a piaga sociale.

Nello specifico oggi in Portogallo una dose pari al consumo medio individuale per massimo dieci giorni è legale. Questo vuol dire un grammo di eroina, ecstasy o anfetamina; due grammi di cocaina e venticinque di cannabis senza arresto.

Chi supera le dosi consentite ricevi mandati di comparizione verso “comitati di dissuasione” composti da psicologi, assistenti sociali e legali. Se i mandati diventano molti scattano sanzioni come terapie a base di oppiacei o colloqui motivazionali.

João Goulão, coordinatore delle politiche portoghesi in materia di sostanze stupefacenti, ricorda come il suo paese abbia migliorato anche la sanità pubblica, rendendosi un esempio virtuoso in generale e non solamente per la legge sulla depenalizzazione.

Ad una analisi fatta nel 2012 i casi di HIV in Portogallo sono diminuiti da 1016 a 56( rispetto al 2001). Mentre le morti per overdose sono scese da 80 a 16. Più in generale il consumo di droga è sensibilmente diminuito. Nel 2000 circa l’1% della popolazione faceva uso di eroina, rendendola il problema principale del paese. Oggi la metà di quelle persone segue una terapia sostitutiva.

La collaborazione tra polizia e operatori sanitari è importante: ogni poliziotto sa dove le persone fumano, ma non interviene. Questo perché in questi luoghi è fondamentale il lavoro di gruppi volontari che forniscono aghi puliti e pipette. Tutto ciò serve a migliorare la condizione dei tossicodipendenti, poco alla volta reintegrarli.

Fondamentale è capire che depenalizzazione non vuol dire legalizzazione. In Portogallo le droghe sono ancora illegali e il traffico di stupefacenti ha ripercussioni penali. Attraverso questo sistema il paese ha potuto però focalizzarsi sui diritti dei tossicodipendenti, spendendo soldi altrove e preoccupandosi di rendere loro la vita migliore, più longeva.

L’ONU ha recentemente redatto un trattato che è di per sé una evoluzione sul tema droga. Purtroppo però l’influsso di paesi ancora “conservatori” lo vede ancora molto lontano dal favorire un modello portoghese. Il concetto di “riduzione del danno” non è contemplato.

La crisi economica degli ultimi anni ha intaccato anche questo sistema. I programmi di lavoro che favoriscono i tossicodipendenti sono stati ridotti e questo è un male. Il paese purtroppo versa in difficoltà economiche e nel 2011 è stato salvato da un tracollo finanziario.

Goulão ricorda dove questa misura, più di tutto, sia stata un successo:”È stato davvero importante per la nostra società, perché ci ha permesso di sbarazzarci del pregiudizio“. Dice così.

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