Nella mattinata di oggi, la nave Ocean Viking della Ong Sos Mediterranee ha fatto ingresso nel porto di Genova, portando a bordo 185 migranti, tra cui donne e bambini. Questo è il settimo sbarco di migranti nel capoluogo ligure dall’inizio dell’anno e una delle numerose operazioni di salvataggio che hanno avuto luogo nelle ultime settimane nel Mediterraneo centrale.
Preparativi per lo sbarco a Genova
La nave ha fatto il suo ingresso nel porto di Genova intorno alle 6.00 del mattino. In preparazione all’arrivo, la Prefettura di Genova ha coordinato, fin dalla notte precedente, tutte le operazioni necessarie per garantire la sicurezza e l’accoglienza delle persone a bordo. Oltre al supporto della Protezione Civile, sono stati attivati medici e infermieri per eseguire i necessari controlli sanitari sui migranti. Le operazioni di identificazione sono state svolte in collaborazione con la Capitaneria di Porto.
Secondo quanto comunicato dalle autorità, i minori non accompagnati e quelli con le loro famiglie saranno indirizzati verso strutture di accoglienza predisposte sul territorio. Per gli altri migranti, sarà avviata una distribuzione sul resto del territorio nazionale, in base alle necessità e alla disponibilità dei vari centri di accoglienza.
I salvataggi della Ocean Viking
L’Ocean Viking ha recentemente compiuto tre operazioni di soccorso che hanno coinvolto diversi gruppi di persone in pericolo di vita nel Mar Mediterraneo. La prima delle operazioni è avvenuta il 6 novembre, quando la nave ha soccorso una imbarcazione di legno a due piani al largo delle coste libiche. La nave, che stava per affondare, trasportava 140 persone, tra cui donne e bambini, che mostravano segni evidenti di ustioni da carburante e soffrivano di mal di mare.
Poche ore dopo, sempre il 6 novembre, la Ocean Viking ha risposto a una serie di Mayday via radio, lanciati da un gommone sgonfio in difficoltà. Nella zona SAR (Search and Rescue) maltese, il salvataggio ha portato a bordo altri 38 migranti. Dopo questo secondo intervento, la nave si è avvicinata alla costa italiana, ma una nuova segnalazione di Alarm Phone ha permesso di individuare un ulteriore gruppo di 7 persone in pericolo di vita, sempre nelle acque maltesi. La prontezza dell’equipaggio ha consentito di evitare che queste persone, a rischio di annegamento, perissero nel tentativo di raggiungere le coste europee.
Le critiche sul porto di Genova
Nonostante l’efficienza con cui sono stati organizzati gli sbarchi, il porto di Genova è oggetto di critiche da parte degli operatori umanitari. Le navi di salvataggio, infatti, sono costrette a navigare per molti giorni in mare prima di poter attraccare, un allungamento dei tempi che può aggravare le già precarie condizioni di salute dei migranti. Questo ritardo è legato principalmente alla dislocazione geografica e alle restrizioni politiche che regolano i porti di sbarco.
Il porto di Genova è stato scelto come destinazione per ben sette approdi di navi di salvataggio nel 2024. Tra questi, tre sono stati effettuati dalla Geo Barents, che ha raggiunto il porto ligure rispettivamente il 28 gennaio, l’11 marzo e l’11 giugno. Inoltre, due sbarchi sono stati eseguiti dalla nave Sea Eye (2 giugno e 11 luglio) e uno dalla Humanity (agosto). Ogni volta, il viaggio verso Genova ha comportato un’estensione inutile dei tempi di navigazione per i migranti già provati da violenze e abusi nei paesi di origine e nel corso del viaggio.
La situazione nel Mediterraneo
Il Mediterraneo centrale, come mostrato dai continui salvataggi, è ancora una delle rotte migratorie più pericolose del mondo. Decine di migliaia di persone fuggono da guerre, povertà e persecuzioni, tentando di raggiungere l’Europa via mare. Nonostante gli sforzi delle Ong e delle autorità italiane, le operazioni di salvataggio rimangono un compito arduo. Le imbarcazioni dei migranti sono spesso in condizioni precarie, e il mare, durante la stagione invernale, può diventare ancora più insidioso.
Le politiche europee in tema di migrazione e accoglienza sono un tema caldo di dibattito, con numerose critiche rivolte all’atteggiamento dei paesi membri dell’Unione Europea, che tendono a delegare la gestione delle crisi migratorie agli stati di confine, come Italia e Malta. L’assenza di una politica di distribuzione più equa dei migranti all’interno dell’Unione Europea contribuisce a una gestione frammentata ed emergenziale.
Lo sbarco della Ocean Viking a Genova è solo l’ultimo esempio della difficoltà con cui le Ong e le autorità italiane affrontano il fenomeno dei migranti che arrivano nel Mediterraneo. L’accoglienza dei 185 migranti a bordo della nave rappresenta un ulteriore atto di solidarietà, ma anche una testimonianza delle crescenti difficoltà politiche e logistiche legate alla gestione degli sbarchi.
Il lavoro delle Ong e dei soccorritori rimane cruciale per salvare vite umane, ma il problema della gestione migratoria a livello europeo resta irrisolto. Le soluzioni richiedono un cambiamento nelle politiche e una maggiore cooperazione tra gli stati membri dell’Unione Europea, con l’obiettivo di garantire che le persone in fuga da situazioni drammatiche ricevano una risposta adeguata e dignitosa.