Il Senato francese ha presentato un rapporto sulla pornografia per denunciare “un’industria che genera violenza sistemica contro le donne” e chiedere che “la lotta contro la violenza pornografica e le sue conseguenze diventino una priorità politica”.
Laurence Rossignol, vicepresidente socialista del Senato, e altre tre senatrici che fanno parte della delegazione per i diritti delle donne e per l’uguaglianza, si promuovono di condurre tale lotta tramite una regolamentazione maggiore della produzione dei video e l’applicazione delle leggi già in vigore.
Lo studio evidenzia due generi di negatività. Secondo i ricercatori, deriverebbero dalla pornografia: problematiche di natura intrapersonale, ai danni del soggetto ripreso, e problematiche di categoria interpersonale, ai riferimenti di tutti i visionatori dei contenuti.
Problemi intrapersonali
Molte donne protagoniste delle registrazioni, non sanno di essere riprese. Altre, pur coscienti della presenza dei video, non sanno della loro diffusione. Tutte queste, quindi, vedono infranto il loro diritto alla privacy e omessa la loro voce di delibera.
Si educe, inoltre, che tali donne siano, nei video, “sistematicamente” violentate da uomini e gruppi di uomini. La violenza sarebbe da loro subita spesso incoscientemente, essendo valutata come normalità o eccesso di modo erotico contemplabile.
Problemi interpersonali
Il materiale pornografico pubblicato istituisce un’ “istruzione visiva” donante un’idea contorta dell’atto sessuale, dell’identità sessuale e di cosa sia o non sia realmente una prepotenza carnale illegittima.
Assumendo per veritiera e comune la realtà di scena, lo spettatore crea per se un concetto sbagliato di abuso, pensieri inesatti riguardo il proprio corpo e le proprie facoltà sessuali.
Pornografia, i dati delle analisi
Lo scritto è lungo 200 pagine, ed è il resoconto di sei mesi di lavoro e l’esamina di ore di udienze durante le quali sono state ascoltate più di 50 persone coinvolte nel settore, attiviste per i diritti delle donne e vittime. Dal testo si leggono dei dati importanti da considerare: “le pratiche abusanti rappresentano il 90 per cento della pornografia consumata online”. Impressionante.
Oltre ciò, in Francia, l’Arcom, l’Autorità francese di regolamentazione della comunicazione audiovisiva e digitale, ha calcolato che 19,3 milioni di persone guardano il porno online. Corrispondono a un terzo degli utenti di Internet e di questi, il 12% ha meno di 18 anni.
Anche a ragione di queste grandi somme, nelle conclusioni della relazione si pone il dubbio se sia ragionevole o meno “continuare a tollerare l’esistenza di un’industria che genera tali violenze e abusi contro le donne (…), che possono avere conseguenze disastrose sulla costruzione dell’identità sessuale di un pubblico giovane”.
Gabriele Nostro