La Striscia di Gaza, un’area geograficamente limitata ma carica di tensioni e conflitti, affronta oggi una crisi umanitaria di proporzioni devastanti. Secondo l’Ufficio Centrale di Statistica Palestinese (PCBS), la popolazione di Gaza è diminuita del 6% nel corso del 2024, un calo attribuito in gran parte all’intensificarsi della guerra con Israele. I numeri forniti dal PCBS dipingono un quadro tragico e preoccupante: la popolazione è scesa a 2,1 milioni, un decremento di 160.000 persone rispetto al 2023.
Un esodo e una carneficina senza precedenti
Tra i fattori principali di questa drastica diminuzione si contano la fuga di oltre 100.000 persone dall’enclave e la morte di quasi 45.500 individui a causa degli attacchi israeliani iniziati il 7 ottobre 2023. La portata di queste perdite è resa ancora più drammatica dalla composizione delle vittime: secondo Ola Awad, responsabile del PCBS, tra i deceduti si contano 17.581 bambini e 12.048 donne. Numeri impressionanti che evidenziano l’impatto devastante del conflitto sulle fasce più vulnerabili della popolazione.
A questi si aggiungono circa 107.000 feriti e 11.000 dispersi, secondo le stime ufficiali. Tuttavia, diverse organizzazioni internazionali e analisti indipendenti suggeriscono che i numeri reali potrebbero essere molto più alti, con alcune stime che triplicano il bilancio delle vittime. La difficoltà di accedere a dati precisi e aggiornati, dovuta al blocco delle comunicazioni e all’impossibilità di condurre indagini sul campo, aggrava ulteriormente l’incertezza.
Un territorio allo stremo: la vita sotto assedio
Il conflitto non si limita alle perdite di vite umane. La popolazione rimasta a Gaza vive in condizioni disumane, affrontando carenze croniche di acqua, cibo, medicinali ed energia elettrica. Le infrastrutture, già compromesse da anni di conflitti e isolamento economico, sono state ulteriormente devastate dai recenti bombardamenti. Ospedali, scuole e abitazioni civili sono state ridotte in macerie, costringendo migliaia di famiglie a cercare rifugio in strutture sovraffollate o all’aperto.
La crisi umanitaria è amplificata dall’impossibilità di ricevere aiuti in modo regolare. Le agenzie umanitarie denunciano gravi ostacoli nell’accesso al territorio, mentre il blocco imposto da Israele limita drasticamente il flusso di beni essenziali.
L’escalation del conflitto: le origini recenti
L’attuale ondata di violenza ha radici nel peggioramento delle tensioni tra Israele e Hamas, il gruppo che governa la Striscia di Gaza. Il 7 ottobre 2023, un attacco coordinato di Hamas contro Israele ha scatenato una massiccia risposta militare israeliana. Questa risposta ha preso la forma di bombardamenti aerei intensivi e incursioni terrestri, colpendo obiettivi sia militari che civili.
Israele ha giustificato le sue azioni come necessarie per garantire la sicurezza nazionale e sradicare le infrastrutture di Hamas. Tuttavia, il costo umano di queste operazioni ha sollevato dure critiche a livello internazionale, con accuse di violazioni dei diritti umani e uso sproporzionato della forza.
Un popolo senza via di fuga
L’impossibilità di lasciare Gaza è un altro aspetto drammatico della crisi. Nonostante le migliaia di persone che sono riuscite a fuggire, la maggior parte degli abitanti non ha alcuna opzione di evacuazione. I confini con Israele e l’Egitto rimangono quasi completamente chiusi, lasciando gli abitanti intrappolati in un territorio che si restringe progressivamente a causa dei bombardamenti. La densità di popolazione, già una delle più alte al mondo, rende impossibile garantire spazi sicuri.
A peggiorare la situazione, la mancanza di un piano internazionale per il reinsediamento dei rifugiati costringe chi fugge a condizioni di estrema precarietà nei paesi vicini. Molti di loro affrontano discriminazione, povertà e difficoltà burocratiche, rendendo incerto il loro futuro.
Di fronte a una tragedia di tali dimensioni, la comunità è chiamata a un intervento urgente. La necessità di un cessate il fuoco è cruciale per fermare l’emorragia di vite umane e consentire l’accesso degli aiuti.
Le Nazioni Unite, insieme ad altri attori, devono intensificare gli sforzi diplomatici per promuovere un dialogo che porti a una soluzione politica duratura. Questo include il riconoscimento dei diritti legittimi del popolo palestinese, insieme a garanzie per la sicurezza di Israele.
La resilienza di un popolo
Nonostante le immense difficoltà, il popolo di Gaza continua a dimostrare una straordinaria resilienza. In mezzo alla distruzione, emergono storie di solidarietà e speranza. Le comunità si uniscono per condividere risorse scarse, mentre organizzazioni locali lavorano instancabilmente per fornire supporto a chi ne ha più bisogno.
Patricia Iori