Il dibattito riguardo la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina è tornato da qualche giorno in auge nei salotti politici di tutta Italia. Il tema si è infiammato in seguito al rivoluzionario arrivo dell’alta velocità al Sud. Infatti questo 3 Giugno il Frecciarossa è finalmente approdato a Reggio Calabria, collegando per la prima volta l’intera penisola ma tagliando inevitabilmente fuori la Sicilia.
“Non voglio declamare opere immaginifiche, ho parlato di una rete infrastrutturale su cui c’è tanto da fare. Ci metteremo attorno a un tavolo e senza pregiudizi valuterò anche il Ponte sullo Stretto“
Queste sono state le parole del premier Conte, che durante una conferenza stampa ha risposto alle numerose richieste provenienti da ogni sponda politica. Ad aprire il dibattito è stato il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, che durante una puntata del talk show Scirocco ha aperto molto cautamente una porta sull’argomento. A spalancare la porta aperta da Provenzano è stato poi Matteo Renzi, che nel suo libro coglie la palla al balzo e scrive:
“Per vincere la sfida della povertà serve più il ponte sullo Stretto che il reddito di emergenza. Qui si pone il grande tema che da anni attraversa ciclicamente e carsicamente il dibattito sulle grandi opere. C’è chi dice ‘facciamo il ponte sullo Stretto’ e chi risponde “in Sicilia servono prima le ferrovie'”
Tema rilanciato anche dal leader della Lega Matteo Salvini, che durante una puntata di “Non è l’Arena” si è mostrato favorevole alla costruzione del ponte. Favorevoli alla costruzione sono ovviamente anche le giunte delle due regioni interessate, Calabria e Sicilia; la governatrice della Regione Calabria Jole Sanetelli ha infatti dichiarato “Se non ora, quando?“, appoggiata anche dall’assessore alla Mobilità della Regione Sicilia Marco Falcone, che ha invocato a gran voce la costruzione del ponte.
Il ponte sullo Stretto: un progetto più vecchio di quanto pensiate
Il tema di un ponte che colleghi Calabria e Sicilia è all’interno della vita politica e culturale italiana solo da qualche decennio, ma in realtà l’idea di un ponte sullo Stretto di Messina è molto più vecchia di quanto pensiate. Risale infatti ai tempi di Plinio il Vecchio la prima traccia di un primordiale ponte sullo stretto, infatti lo scrittore latino descrive nei suoi testi un ponte fatto di barche e botti, costruito allo scopo di trasportare sulla penisola degli elefanti sottratti ai cartaginesi durante la prima guerra punica. Nei secoli a seguire molti furono i regnanti che pensarono alla realizzazione del ponte, tra cui Carlo Magno e Ferdinando II di Borbone, ma le difficoltà ambientali e gli eccessivi costi dall’opera li dissuasero presto dal lanciarsi nella mastodontica impresa.
Il rilancio del progetto
Nel 1952 l’associazione dei costruttori italiani in acciaio rilanciò l’idea della costruzione di un ponte, e affidò a uno dei migliori ingegneri dell’epoca, David B. Steinman, il compito di redigere un progetto preliminare. Da lì negli anni iniziarono a susseguirsi una lunghissima serie di progetti mai realizzati, questo fino al 2003, quando il progetto venne finalmente messo in gara per l’appalto.
Nel 2005 l’Associazione Temporanea di Imprese Eurolink S.C.p.A vinse l’appalto per il ponte, ma pochi mesi dopo la Direzione investigativa antimafia mise il Parlamento italiano a conoscenza dei tentativi di Cosa nostra di interferire sulla realizzazione del ponte, bloccando nuovamente l’iter per la costruzione di quest’ultimo. Nell’ottobre 2009, durante il quarto governo Berlusconi, la Stretto di Messina S.p.A. diede finalmente l’ordine di inizio dell’attività di progettazione definitiva ed esecutiva; e il 17 aprile 2012, a Villa San Giovanni, la prima opera propedeutica al ponte sullo Stretto di Messina fu realizzata.
Il piano però si arenò definitivamente nel settembre dello stesso 2012, quando il governo Monti stracciò letteralmente il contratto che legava lo Stato Italiano alla Salini-Impregilo, società vincitrice dell’appalto qualche anno prima, stanziando la bellezza di 300 milioni per il pagamento delle penali per la non realizzazione del progetto. Mettendo, per ora, una parola fine al progetto del ponte sullo Stretto.
Perché il ponte sullo Stretto è fondamentale
Il metodo del Ponte Morandi non può essere un’eccezione, deve diventare una regola non generalizzata
Lo ha detto il governatore della Regione Sicilia Musumeci, alludendo ad una disparità di trattamento fra Nord e Sud. Infatti, per la Sicilia, il ponte sarebbe un’infrastruttura fondamentale, che potrebbe rivitalizzare la regione sotto ogni punto di vista. A partire dalla disoccupazione, vivissima in Sicilia e Calabria, ma che verrebbe abbattuta visti i quarantamila addetti che, per dieci anni, saranno chiamati a lavorare per la realizzazione del ponte; senza contare i posti di lavoro che creerebbe poi il ponte stesso, dato che all’interno delle due torri erano previsti bar, uffici e ristoranti.
Inoltre il ponte, come accennato all’inizio, collegherebbe finalmente la Sicilia al resto della penisola con i treni ad alta velocità, dando un’enorme spinta al turismo sull’isola e facendo della Calabria una regione di passaggio chiave. Senza contare che, nel progetto originale, era previsto per le Ferrovie un pedaggio di 100 milioni l’anno, che avrebbe sostanzialmente pian piano ripagato l’intero ponte.
Infine il governo Monti, con lo scellerato atto di sciogliere l’impegno con la Salini-Impregilo, ha condannato l’Italia (in caso di non costruzione del ponte) a quasi 1 miliardo di euro di penale, senza contare anni ed anni di preparazione e progetti mandati in fumo.
Il ponte sullo Stretto sarà in conclusione un’infrastruttura maestosa, capace di competere con i migliori ponti del mondo, che porterà nelle casse di due delle regioni meno sviluppate della penisola moltissimi fondi, e che unificherebbe finalmente la Sicilia con il resto d’Italia. Ma purtroppo, per ora, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, in tutti i sensi.
Michele Larosa