Improvvisamente, la mattina di un anno fa il ponte Morandi crolla portando via con sé la vita di 43 persone, tra chi transitava sul viadotto e chi, invece, lavorava nell’isola ecologica sottostante.
Tante le parole spese a riguardo, ma oggi qual è la situazione? Cosa sappiamo di questo terribile incidente?
Sappiamo, per esempio, che lo scorso 28 giugno 2019 il ponte è stato demolito delle sue parti più ingombranti: i piloni 10 e 11 della sezione Est.
L’accusa insieme all’opinione pubblica è sicura di essere di fronte a un caso di mancata manutenzione.
Considerata la “prova regina”, la perizia del reperto 132 – il pezzo che per primo ha ceduto – ha individuato un generalizzato stato di abbandono e corrosione di lungo periodo. L’ultimo intervento significativo risale a 25 anni fa.
“E’ come se un’auto giunta all’ultimo stadio non avesse fatto il tagliando generale” sintetizza il procuratore Francesco Cozzi.
I 71 indagati, principalmente manager, tecnici Aspi e funzionari del Ministero dei Trasporti, si difendono attribuendo la colpa alle prime fasi della costruzione del ponte Morandi. E non alla scarsa manutenzione di Autostrade per l’Italia. Il ponte era stato progettato dall’architetto Riccardo Morandi nel 1967, e fin dagli inizi aveva collezionato critiche strutturali.
Insomma, tutto e il contrario di tutto.
In attesa che la magistratura faccia luce sul crollo, il “virus” della scarsa manutenzione intanto ha infettato altri 5 viadotti liguri.
La ricostruzione
Il 28 settembre dell’anno scorso il governo pubblica il Decreto Genova, che instaura ampli poteri al Commissario per la ricostruzione.
Durante l’ultimo vertice a Palazzo Chigi, il 31 luglio scorso, il Commissario Bucci annuncia la conclusione dei lavori per l’aprile 2020. Il premier Conte, sempre in questa occasione, ha prolungato di un anno lo stato di emergenza a Genova.
Il ricordo dei familiari
Ieri, con qualche ora in anticipo rispetto alla cerimonia, i familiari hanno posizionato uno striscione con la scritta “14 agosto 2018 – 14 agosto 2019, per non dimenticare” e 43 rose bianche a simboleggiare le vittime del Ponte Morandi.
Le voci delle vittime riecheggiano ancora alte nelle orecchie dei parenti che cercano giustizia.
Nadia Possetti, del comitato dei familiari delle vittime, ha mostrato dissenso per il fatto che Autostrade per l’Italia continui ad avere le concessioni sulla gestione della rete .
I familiari cercano di ottenere un riconoscimento ufficiale del loro status, in vista di possibili agevolazioni. Il punto critico è che i risarcimenti potranno avvenire soltanto a condanna emessa. In attesa della fine del processo, il rischio è che i familiari delle vittime più povere accettino il risarcimento proposto da Autostrade per l’Italia, che impedirebbe la costituzione di parte civile in Tribunale.
Si sa…i tempi della giustizia italiana sono quelli che sono. E nello spettro imminente della crisi di governo, potrebbero persino venire dilatati, indebolendo la già fragile credibilità italiana. E la pazienza delle vittime.
Axel Sintoni