Negli scorsi giorni è stata consegnata al Parco Archeologico di Pompei una busta con francobollo canadese, contenente due frammenti di mosaico, un pezzo di parete di una domus e due frammenti di anfora. Il tutto accompagnato da una lettera di scuse. Secondo i ladri, marito e moglie, i reperti rubati nel 2005 hanno causato una serie di disgrazie alla loro famiglia, come per una maledizione.
Il furto nel 2005
Il furto risale al 2005. Purtroppo controllare un’area vasta come quella degli scavi di Pompei non è un’impresa facile. La coppia di ladri deve aver intascato e portato via i reperti rubati senza dare nell’occhio.
Una prima lettera allegata ai reperti è firmata da una certa Nicole, che chiede scusa alle anime intrappolate nella città sepolta dal Vesuvio per aver violato i loro ricordi. Alastain e Kimberly G. firmano un secondo biglietto, in cui si scusano per la loro terribile scelta.
Una serie di sfortunati eventi
Nicole racconta che, dopo il furto, ha avuto il cancro per due volte. Inoltre, la sua famiglia ha avuto gravi problemi economici. Convinta di essere vittima del malocchio, ha deciso di restituire i reperti rubati per non passare la maledizione ai suoi figli. Nella lettera Nicole chiede addirittura perdono agli dei, dichiarando di essere sinceramente pentita.
Una storia che si ripete
Ma non è la prima volta che avviene un fatto del genere. Fin dagli anni ’90, arrivano al Parco Archeologico reperti rubati accompagnati da lettere di scuse, in cui i ladri raccontano le loro sventure.
Addirittura una sposa ha inviato una statuetta raccontando di averla rubata in viaggio di nozze con il neosposo, morto tragicamente poco tempo dopo.
Casi del genere sono tanto comuni che nel 2015 Massimo Osanna, direttore del Parco Archeologico, ha ideato la mostra “Quello che mi porto via da Pompei”. Vi erano esposte centinaia di reperti rubati, soprattutto cocci di ceramiche e pezzi di intonaco di poco valore.
Un ottimo metodo di sorveglianza
Se non altro, speriamo che la maledizione apparentemente legata ai reperti rubati a Pompei faccia funzioni come deterrente per i turisti incivili. Per il momento, almeno, è quasi certo che tutto ciò che viene sottratto prima o poi tornerà a casa.
Serena Emilia Di Salvatore