In Polonia imperversa il dibattito sulla riforma della giustizia. Nei giorni scorsi è arrivato il colpo di scena, con la vittoria della società civile, delle proteste giovanili e anche dell’Ue contro le leggi del governo nazionalconservatore di Jarosław Kaczyński. Il presidente Andrzej Duda, che pure aveva vinto le elezioni come candidato del PiS, ha deciso di porre il veto sulle leggi che modificavano il funzionamento della Corte suprema e del Consiglio nazionale della magistratura. Queste revisioni avrebbero sostanzialmente messo a rischio l’autonomia del potere giudiziario.
Walesa: «vince la lotta non violenta»
La decisione del presidente di bloccare la riforma della Corte suprema è stata percepita dall’ex leader polacco Lech Wałęsa (intervistato da Repubblica) come un successo della non-violenza, nonché la prima reale sconfitta per il PiS e il leader storico Kaczyński. Per Wałęsa sarebbe una soluzione che «incoraggia a scegliere la lotta non violenta anche in altri Paesi con simili problemi, a organizzare la società civile in base alla Solidarietà, capire la gente, lavorare sui dettagli, lottare per cause comuni. I metodi che ci condussero a vincere in passato aiutano a vincere oggi».
Sulla scorta di queste considerazioni, va notato come l’approccio di Duda sia stato anche un appello alla pace sociale, il primo da quando il PiS è al potere: «lo Stato dove regna l’inquietudine e dove è in corso una guerra politica non si può sviluppare», ha sostenuto il presidente, per poi aggiungere: «il potere si rifiuta alle elezioni, non in piazza».
I giovani scendono in piazza, Wałęsa: «Celebriamo la nostra vittoria con loro»
Il fatto nuovo della forte ondata di protesta consiste nella forte partecipazione giovanile. Repubblica riporta che secondo i sondaggi in Polonia, l’82% dei giovani è contro la politica del governo in carica e rifiuta lo scontro con la Ue e la negazione dei valori europei. Il fermento delle nuove generazioni ha decisamente colpito in positivo Wałęsa: «(i giovani, ndr) vedono che qualcuno vuole limitare le loro chances, disturbare e separarci da amici nel mondo. Vogliamo vivere in pace con gli amici. Qualcuno introduce leggi incompatibili con metodi e valori europei. I giovani se ne sono accorti e sono sempre più decisi a resistere con solidarietà. Celebriamo la nostra vittoria con loro, seguiamo il loro esempio».
Wałęsa ha però voluto ammonire che si tratta di una vittoria ancora parziale: «abbiamo conquistato il veto a due leggi sulla giustizia, dobbiamo ottenere il veto anche sulla terza. Dobbiamo restaurare la Corte costituzionale e riparare gli altri danni».
Rapporti tesi fra Kaczyński e Wałęsa
Wałęsa e il governo polacco sono ai ferri corti da diverso tempo. In seguito agli ultimi sviluppi sulla riforma della giustizia, l’eroe di Solidarność ha definito «terribilmente cattive» le idee di Kaczynski ed il gruppo al potere «la peggiore classe dirigente possibile». Wałęsa si è anche lamentato delle accuse dirette e personali ricevute dalla destra: «Hanno cercato di presentarmi come agente della polizia segreta comunista, ora Kaczynski vorrebbe vedermi processato, e controllare tribunali, giudici, l´intero sistema giudiziario. Kaczyński è un uomo vendicativo, piccolo, terribile, è capace di tutto».
Altre dichiarazioni al vetriolo sono state rilasciate in passato da ambo le parti, lo scorso ottobre Kaczyński defini Wałęsa «persona da non prendere sul serio, persona con deficit intellettuali e un passato orribile». La risposta dell’ex presidente polacco fu netta:
Se in Polonia legge e diritto fossero rispettati, Kaczyński non avrebbe la possibilità di dire una sola parola di più, perché la giustizia avrebbe risposto alle sue spudorate menzogne. Ma sfortunatamente la legge non è rispettata in Polonia oggi, nella Polonia governata dal suo partito, e quindi chiunque può usare voce e lingua come vuole ed è chiaro quanto Kaczyński può dire e fare.
Fabio Ravera