Polizia violenta in Iran: la denuncia di Human Rights Watch

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L’organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto in cui denuncia la violenza delle forze dell’ordine iraniane. Violenza che arriva a colpire anche bambini ed adolescenti. Dopo essere stati arrestati con l’accusa di partecipazione alle proteste scoppiate nel paese dopo la morte di Mahsa Amini, anche loro diventano vittime di torture, abusi e pestaggi da parte delle autorità iraniane

Litania degli orrori”. È così che la ONG Human Rights Watch (HRW) definisce la situazione delle violenze in Iran da parte delle forze dell’ordine nell’ultimo rapporto pubblicato nella giornata del 25 aprile. In particolare, il rapporto fa riferimento ad un inasprirsi delle modalità utilizzate dalle forze di sicurezza impiegate dal governo con l’intento di arginare il fenomeno delle numerose proteste che investono il Paese da fine settembre, successivamente alla morte di Mahsa Amini, la ventiduenne curda arrestata per non aver indossato correttamente il velo e deceduta in stato di detenzione dopo aver subito tre giorni di torture. La denuncia di Human Rights Watch riguarda principalmente come queste pratiche violente utilizzate dalle forze di sicurezza siano state effettuate anche nei confronti di bambini e ragazzi minorenni arrestati durante le proteste di massa.

Proteste: la spietata repressione del regime

Abusi sessuali, torture con aghi infilati sotto le unghie, elettroshock, pestaggi brutali e bambini scomparsi. Questo è ciò che sta accadendo in Iran attualmente. Pratiche e dinamiche sicuramente non nuove al violento regime degli ayatollah, ma particolarmente preoccupanti in quanto l’età delle vittime di questi raccapriccianti soprusi continua ad abbassarsi sempre di più. La repressione delle proteste attuata dal regime ha causato finora 537 morti. I numeri degli arresti sono ancora più grandi: le prigioni ed i centri di detenzione contano al loro interno 19mila manifestanti. Tra questi anche bambini e ragazzi adolescenti, abusati senza pietà dalle forze di sicurezza. 28 di questi accusati del reato di “inimicizia contro Dio” o moharebeh, il crimine peggiore che in Iran viene severamente punito con la pena di morte. Le autorità di Teheran hanno arrestato, interrogato e perseguito minorenni in violazione delle garanzie legali. I giudici hanno impedito alle famiglie di assumere avvocati per difenderli, condannandoli attraverso accuse vaghe e processandoli al di fuori dei tribunali che hanno giurisdizione.

Le testimonianze degli adolescenti abusati: il report di HRW

Il report di Human Rights Watch, dopo aver sottolineato la gravità di questo preoccupante fenomeno, riporta e documenta 11 casi di ragazzini che sono stati vittime degli abusi delle forze dell’ordine nell’arco di tempo che va da settembre 2022 a febbraio 2023, in seguito ai loro arresti avvenuti durante brutale repressione delle proteste e dei dissidenti da parte del regime. Questi casi assumono particolarmente rilevanza in un tale contesto a causa delle violenze raccapriccianti subite dai ragazzi minorenni. Un ragazzo di 17 anni è stato picchiato e abusato sessualmente, stupro che gli ha procurato un’emorragia anale, come riferito da un componente della sua famiglia. Un altro ragazzo è stato torturato attraverso degli aghi infilati sotto le unghie. Un’altra ragazzina alunna delle superiori testimonia che durante la custodia è stata spinta contro un fornello a gas acceso affinché i suoi vestiti andassero a fuoco, oltre ad essere picchiata e frustata durante l’interrogatorio. Attraverso le testimonianze dei minorenni, emerge inoltre in modo inevitabile il trauma che determinate esperienze causano sulla pelle degli adolescenti. Questo è ad esempio il caso di un sedicenne che, segnato dal trauma dell’elettroshock e delle aggressioni sessuali subite durante la detenzione, ha tentato due volte di togliersi la vita.

Nessuna cura medica ed assistenza sociale

Come si può immaginare, e come è stato possibile vedere più volte in altri casi legati alle violenze delle autorità del regime iraniano (pensiamo alla detenzione disumana di Zeynab Jalalian), ai minorenni torturati, abusati, ai quali vengono rotte le ossa e causate emorragie di ogni tipo, non vengono fornite alcune cure mediche. I familiari di questi ragazzi, inoltre, vengono pesantemente minacciati di rimanere in silenzio riguardo gli abusi messi in atto sui loro figli e addirittura molti di loro non vengono neanche avvisati, anche per settimane, del fatto che i loro figli siano stati arrestati. I genitori, quindi, sono spesso costretti a vivere nel terrore di una possibile scomparsa, o morte, del proprio figlio o figlia. Coloro i quali vengono rilasciati sono privati della possibilità di ritornare a scuola e molti bambini, privati di qualsiasi assistenza sociale, sono costretti a lavorare. La ricercatrice Tara Sepehri Far ha inoltre puntato la luce sul fatto che i giudici hanno impedito alle famiglie dei bambini ed adolescenti sotto accusa di assumere avvocati per difenderli, trasgredendo ogni garanzia legale.

Le parole dei ricercatori di HRW

Le parole di Tara Sepehri Far sottolineano ancor più quanto la violenza abbia preso piede, violenza che non ha pietà neanche per i più piccoli ed indifesi. “I leader iraniani hanno sguinzagliato le loro brutali forze di sicurezza per aggredire sessualmente e torturare giovanissimi e non li hanno risparmiati da processi assurdamente ingiusti” sostiene la ricercatrice sull’Iran di Human Rights Watch, aggiungendo inoltre che: “In questi ultimi sette mesi, le autorità non hanno esitato ad estendere il potere coercitivo dello stato, fino ad utilizzarlo anche per zittire i bambini”. Risulta chiara la necessità di un intervento urgente, come sottolineato anche da Bill Van Esveld, ricercatore di Human Rights Watch, il quale afferma che: “I bambini che hanno vissuto degli abusi così raccapriccianti rischiano di avere danni irreversibili”, facendo espressamente appello alla United Nation Fact-Finding Mission, ovvero a commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite, di investigare la preoccupante situazione per far sì che vengano presi seri provvedimenti al più presto.

Simone Acquaviva

 

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