Le politiche anti-immigrazione in Polonia criminalizzano gli attivisti e giocano sulla vita dei migranti

Le politiche anti-immigrazione in Polonia criminalizzano gli attivisti

A causa delle politiche anti-immigrazione in Polonia, attivisti e operatori umanitari stanno affrontando azioni legali ingiuste e detenzioni arbitrarie mentre le autorità governative continuano ad erodere l’indipendenza della magistratura.

Attivisti criminalizzati

Un’operatrice umanitaria di 48 anni è stata arrestata il 7 settembre per aver aiutato migranti e richiedenti asilo bloccati al confine tra Polonia e Bielorussia a causa dei respingimenti illegali, e spesso violenti, da parte di entrambi i paesi.

L’attivista è stata accusata di essere a capo di un gruppo criminale che organizza attraversamenti illegali di migranti dalla Bielorussia in Polonia, un crimine che prevede fino a 10 anni di reclusione. Si tratta di un caso particolare poiché a preoccupare, secondo Human Rights Watch, sono le dichiarazioni pubbliche del ministro della Giustizia Zbigniew Ziobro che alludono alla colpevolezza dell’attivista, la stessa che per legge non ha la possibilità di replica e quindi di commentare il caso durante il procedimento penale.

Preoccupanti perché la legge polacca consente al ministro della Giustizia di interferire arbitrariamente con le nomine dei giudici, in violazione al diritto dell’UE e del diritto a un processo equo, compresa la presunzione di innocenza. Il partito al governo polacco Diritto e Giustizia ha ripetutamente minato l’indipendenza dei tribunali e disciplinato i giudici che criticano le revisioni giudiziarie. Si tratta di interferenze con lo stato di diritto che sono state dichiarate illegali dalla Corte di Giustizia dell’UE e dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

Ma in Polonia questa non è la prima volta che degli attivisti e operatori umanitari devono affrontare procedimenti penali, soprattutto per quanto riguarda i volontari che lavorano al confine tra Polonia e Bielorussia. Come riportato da alcuni gruppi per i diritti umani come Grupa Granica e la Fondazione Helsinki, il 22 marzo, cinque volontari sono stati arrestati dalla polizia di frontiera per aver aiutato una famiglia con sette bambini. Un pubblico ministero ha accusato i volontari di organizzare l’immigrazione clandestina nel paese.



Lo scandalo dei visti

Tuttavia, chiamate a rispondere di alcune questioni controverse relative a frodi sui visti sono state le autorità polacche da parte dell’Unione Europea. Alcuni media infatti hanno riferito che i migranti al confine avrebbero pagato fino a 5mila dollari ai consolati polacchi e alle società private per accelerare le richieste di visto. In un incontro tra il ministro degli Interni tedesco Nancy Faeser e il suo omologo polacco Mariusz Kaminski, il governo polacco ha ammesso che centinaia di visti sono stati rilasciati illegalmente, ma ha definito assurde le accuse di frode su vasta scala.

Tuttavia, dopo il licenziamento del viceministro degli Esteri Piotr Wawrzyk, il ministero degli Esteri polacco è stato sottoposto a un audit e l’ufficio anti-corruzione ha effettuato una perquisizione all’interno del Ministero. Nel frattempo lo stesso Ministero ha dichiarato che rescinderà tutti i contratti per le società di outsourcing che gestiscono le richieste di visto dal 2011. L’opposizione ha definito la situazione uno degli scandali di corruzione ai più alti livelli di governo, mettendo in evidenza come le politiche del paese volte a frenare l’immigrazione stiano fallendo (come nel resto d’Europa).

Le politiche anti-immigrazione in Polonia

Le autorità polacche hanno bloccato l’accesso al confine a operatori umanitari, giornalisti e osservatori dei diritti umani dalla metà del 2021, da quando la Bielorussia ha iniziato a spingere i migranti provenienti dal Medio Oriente e da altri paesi verso la Polonia. Quest’ultima ha risposto con respingimenti illegali, a volte violenti, lasciando le persone intrappolate in pessime condizioni in un luogo ostile e senza accesso a sostegni umanitari. L’area di confine è stata infatti interdetta anche ai volontari, i quali rischiano di essere arrestati per aver prestato soccorso a profughi presenti nell’area. I respingimenti arbitrari violano il diritto di asilo e il diritto dell’UE, inclusa la Carta dei diritti fondamentali.

Ad ottobre 2021, la Polonia ha modificato la legge sull’immigrazione per legittimare i respingimenti illegali, di fatto “legalizzandoli”. Con la nuova legge, un cittadino straniero che attraversa il confine polacco illegalmente è obbligato a lasciare immediatamente il Paese e gli viene applicato un divieto d’ingresso per un periodo variabile tra i sei mesi e i tre anni. Inoltre, alle autorità polacche viene conferita la facoltà di ignorare le richieste di asilo effettuate da cittadini stranieri fermati immediatamente dopo essere entrati nel paese illegalmente.

Bisogna ricordare inoltre che nello stesso periodo la Polonia ha approvato la costruzione di un muro di 187 km lungo il confine con la Bielorussia (completato lo scorso anno), oltre ad aver schierato migliaia di soldati per impedire ai migranti di entrare nel Paese. I respingimenti illegali dei migranti verso la Bielorussia e gli abusi che subiscono entrano in netto contrasto con la politica di porte aperte della Polonia adottate per gli ucraini durante l’invasione russa. Quindi, mentre i volontari polacchi al confine polacco-ucraino sono stati acclamati come eroi, quelli che operano al confine bielorusso vengono perseguiti per aver fornito lo stesso tipo di assistenza.

Dopo due anni dallo stato di emergenza polacco che ha bloccato l’accesso al confine, Rut Kurkiewicz, una delle poche voci indipendenti del panorama mediatico polacco, in un’intervista a Altreconomia, ha detto che non è cambiato assolutamente nulla.

Ogni anno decine di migliaia di persone tentano di attraversare il confine. Non si sa quante riescano effettivamente a passare e quante siano respinte; la polizia di frontiera ogni giorno pubblica sui propri canali social il numero di persone intercettate, ma non si sa quanto questi dati siano affidabili. La cosa di cui siamo certi è che dal 2021 sono 50 le salme ritrovate al confine. Sono decine anche gli scomparsi.

Un referendum controverso

Il 15 ottobre il popolo polacco sarà chiamato alle urne per le elezioni governative. Lo stesso giorno si voterà anche per il controverso referendum indetto dal partito di estrema destra Diritto e Giustizia attualmente al potere. “Sei d’accordo con l’ammissione di migliaia di immigrati illegali dal Medio Oriente e dall’Africa, a seguito del meccanismo di ricollocamento forzato imposto dalla burocrazia europea?”. “Sei d’accordo con la rimozione delle barriere al confine tra Polonia e Bielorussia?”. Questi sono solo due dei quattro quesiti che sono stati scritti ad arte e che verranno presentati ai cittadini polacchi. Per le opposizioni il referendum non sarebbe altro che uno stratagemma per aumentare il sostegno pubblico al partito di estrema destra e per concentrare la campagna elettorale (e le elezioni) sulle questioni chiave del partito.

Invece di perseguire e criminalizzare coloro che portano aiuti alle persone bloccate e sofferenti a causa di politiche e pratiche illegali, il governo polacco farebbe meglio a rispettare i suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale sui rifugiati e dell’UE e fornire alle persone l’opportunità di chiedere asilo. La Commissione europea dovrebbe invitare la Polonia a smettere immediatamente di criminalizzare la società civile. La stessa Commissione Europea dovrebbe assumersi la responsabilità delle persone che arrivano irregolarmente e garantire loro un trattamento equo invece di portare avanti politiche punitive e inefficaci che hanno portato il vecchio continente a tradire i suoi stessi valori per niente.

Aurora Compagnone

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