“Ormai non si può dire più niente”. Il leit motiv degli ultimi anni esplicita benissimo la battaglia più sanguinosa dell’era contemporanea. Il “politicamente corretto” ha ucciso la satira o l’ha semplicemente setacciata?
Negli ultimi anni il “politicamente scorretto” ha acquistato un significato completamente inedito precedentemente. Nella stancante battaglia per raggiungere un linguaggio inclusivo infatti determinate persone hanno deciso di mettersi di traverso, combattendo con qualsiasi arma la “censura buonista”. Purtroppo il limite tra buonismo e buon senso è veramente sottile, come quello tra satira ed offesa. Nell’era del superuomo social dovremmo rimparare a rivestire ognuno il ruolo che ci compete.
Il politicamente scorretto si fa arma
Storicamente la satira, politica e non, e il politicamente scorretto, sono state armi affilate ed intelligenti, poste in mano ad abili spadaccini. Utilizzare un linguaggio volutamente estremo, ricolmo di parolacce e trattando temi spinosi è un’arte che in pochi padroneggiano. Purtroppo con l’esplosione dei social e delle battaglie sociali su grande scala ogni singola opinione ha acquistato peso, elevando (almeno nelle loro menti) semplici viandanti a moderni Zarathustra.
D’altronde proprio Nietzche nel suo celeberrimo libro ci ricorda che “Non con l’ira, ma col riso s’uccide”. Ci sarebbe allora da chiedersi che cose si stia dicendo prima di parlare. Non vi sarete di certo dimenticati del controverso pezzo “comico” del duo di “comici” Pio e Amedeo. I due, sul palco di Felicissima Sera, iniziarono a sciorinare parole proibite, come “negro” e “ricchione”, appellandosi alle buone intenzioni celate dietro il gesto.
Il duo proseguì appellando come inutile il gay pride, inneggiando ad una presunta ostentazione che da parte degli etero, probabilmente l’unica considerata giusta dai due, non esiste. Sorvolando la mala informazione e la poca sensibilità dimostrata dai due comici bisognerebbe interrogarci sulla veridicità di tale messaggio. E’ vero che, se l’intenzione è giusta, si può dire tutto?
L’argomentazione sembra un goffo modo per proteggersi in un periodo in cui le parole hanno acquistato un peso maggiore rispetto al passato. L’intenzione non fa il contesto. La legittimità di determinate parole è data dal contesto in cui vengono usate e dalla bravura del parlante nell’utilizzare la lingua. Non a caso personaggi storico della stand-up comedy come Billy Hicks, George Carlin e Lenny Bruce hanno potuto affrontare temi spinosi con un linguaggio sporco senza essere posti al pubblico linciaggio.
Il caso CiccioGamer
Un esempio di buone intenzioni espresse in maniera errata, e con conseguenze potenzialmente gravissime, la troviamo in un recente polemica che ha infiammato il giovanissimo mondo di Twitch. Lo youtuber CiccioGamer89, affrontando il discorso dell’obesità, malattia che lui in prima persona ha affrontato e sconfitto, si è lasciato andare a determinate dichiarazioni riguardo alcuni colleghi. Nello specifico si è concentrato su uno streamer pesantemente in sovrappeso, GSkianto, all’anagrafe Gennaro Chiantese.
Parlando di tale persona Ciccio ha diagnosticato, senza averne alcuna competenza, un’aspettativa di vita di 2/3 anni al suo collega, salvo poi offrirgli aiuto, prendendosi, parole sue, la briga di salvargli la vita. Tale gesto ha causato una tempesta che si è scatenata fragorosa sul povero Gennaro, accusato dai fan di rifiutare aiuto e di essere vicino alla morte.
Conseguenze del genere, per quanto possano sembrare irrilevanti lette tra le righe di questo articolo, avrebbero potuto innescare un effetto domino drammatico. Il peso delle parole, e quello di chi le dice, va sempre considerato, e bisogna agire di conseguenze. Trattare determinati temi, con un determinato linguaggio, e uscirne illesi è arte per pochi. il lago in cui tutti noi, moderni Narciso, ci specchiamo non deve ingannarci, poiché spesso, in questi casi, non siamo noi ad annegare.
Marzioni Thomas