Politica sui social: sempre più vicini o sempre più volgari?

Politica sui social

Al giorno d’oggi, la comunicazione politica è soprattutto social. Ciò la rende più vicina al pubblico, ma c’è anche chi sostiene che sia più “banale” e “stupida” che in passato. Cosa significa essere politici sui social?

La comunicazione politica, dalla Prima Repubblica a Berlusconi

In passato, prima che arrivassero le televisioni, la politica era molto lontana dalla vita quotidiana delle persone.
Gli unici mezzi con cui i politici comunicavano erano i comizi, le affissioni, i comunicati stampa sui giornali.

In Italia, poi, ci trovavamo nella fase della Prima Repubblica.  I cittadini avevano poco a che fare con la vita politica, che era frutto di contrattazioni tra i partiti.
La comunicazione rimaneva quindi interna, e l’unica lingua che si parlava era il “politichese“, incomprensibile ai più.
In effetti, non c’era nessuno incentivo a rendere la comunicazione più accessibile al pubblico.

Tutto cambia nel 1994, anno del primo governo di Berlusconi e del passaggio alla Seconda Repubblica.
Da questo momento, le elezioni e la lotta per il potere sono frutto delle decisioni degli elettori. Perciò, è importante che questi siano coinvolti e che il messaggio arrivi a più persone possibili.
La politica inizia quindi a insediarsi nelle nuove televisioni, prendendo posto nei talk show e nelle arene politiche.
Ma la politica non è più solo politica, è anche intrattenimento, personalità, star system. I candidati che godono di più supporto non sono quelli più istruiti o più brillanti, ma quelli che riescono a guadagnarsi più simpatia.

Berlusconi è un pioniere di questo nuovo modo di fare politica. Ci fa conoscere il suo cagnolino Dudù, racconta barzellette alla fine dei suoi comizi, le sue vicende d’amore finiscono sulle grandi riviste di gossip.
La politica inizia a parlare un’altra lingua, che è quella dei mass media e dell’infotainment.



Politica sui social, cosa è cambiato

Dalla televisione, si è passati ai social network.
Oggi si dice che i politici sono “intimi sconosciuti“. Non li conosciamo personalmente, ma allo stesso tempo sappiamo tutto di loro e sviluppiamo un rapporto emotivo.
Sappiamo, per esempio, che a Salvini piace passare il tempo con sua figlia Mirta e che è un tifoso del Milan. Sappiamo che Renzi è un fan della Formula 1 e che Giorgia Meloni ha adottato un coniglietto a Pasqua.
Se da una parte la comunicazione è più semplice e diretta, dall’altra parte si ha l’impressione che i politici siano diventati più “volgari” e che abbiano perso di serietà.
Ma è veramente così?

Il medium è il messaggio“, diceva uno dei padri della comunicazione, il filosofo Marshall McLuhan.
Significa che un messaggio non dipende tanto dal suo contenuto, ma dal mezzo che viene utilizzato per propagarlo. Il messaggio rimane uguale, ma il medium che ne cambia gli effetti.

Perciò, se un tempo la propaganda elettorale si svolgeva con un microfono in piazza, oggi si svolge con un post su Facebook. Un tempo leggevamo il giornale ogni mattina, oggi scopriamo ciò che succede nel mondo osservando le tendenze su Twitter.
I politici non sono più stupidi. Hanno solo cambiato medium.

Giulia Calvani

 

Exit mobile version