La politica sui rifugiati in Uganda è a rischio: fondi insufficienti

Nazioni Unite per i diritti umani in Uganda - politica sui rifugiati in Uganda

La politica sui rifugiati in Uganda non conosce pari in Africa e forse neanche nel mondo: l’Uganda è infatti il primo paese africano per numero di rifugiati rispetto alla popolazione, il 3,6%, superando di gran lunga la media dell’Unione Europea (1,5%) e dell’Italia (0,5%). La maggior parte dei rifugiati proviene dal Sud Sudan e dalla Repubblica Democratica del Congo, paesi colpiti da violenze ormai tristemente note nella cronaca. L’81% dei rifugiati sono donne e bambini, spesso scappati da villaggi devastati dove i loro familiari sono stati uccisi. Nonostante l’adozione di un approccio particolarmente progressista, i nuovi ingressi e la mancanza di fondi per i rifugiati stanno ponendo a dura prova il sistema di accoglienza del paese.

La politica sui rifugiati in Uganda

L’Uganda adotta una politica sui rifugiati unica, accogliendo praticamente tutti e garantendo una protezione immediata attraverso il principio del “prima facie“, che permette di evitare il lungo processo di richiesta di asilo. I rifugiati sono riconosciuti ai punti di accesso alle frontiere e poi trasferiti in insediamenti dedicati. Questa politica è sostenuta dagli aiuti umanitari dei partner internazionali, che forniscono supporto materiale e finanziario alle infrastrutture degli insediamenti, utilizzati sia dai rifugiati che dalla popolazione locale.

Organizzazioni umanitarie, finanziate principalmente da Stati Uniti, Unione Europea e Nazioni Unite, forniscono cibo, educazione e assistenza medica ai rifugiati. Il governo ugandese, che spende il 40% del proprio bilancio per il rimborso degli interessi sul debito, non potrebbe altrimenti far fronte alle spese necessarie per garantire la gestione delle infrastrutture dedicate ai migranti. Grazie ai fondi per i rifugiati, all’interno degli insediamenti, chi scappa da guerra e violenze riceve terreni da coltivare e sostegno in denaro e cibo.


I nuovi ingressi: mancanza di fondi per i rifugiati

L’Uganda sta accogliendo un numero crescente di rifugiati sudanesi, con oltre 33.000 persone arrivate nel 2024, principalmente da Khartoum. La maggior parte di questi rifugiati ha un’istruzione universitaria. Oltre ai sudanesi, l’Uganda riceve settimanalmente circa 2.500 rifugiati, soprattutto dalla Repubblica Democratica del Congo e dal Sud Sudan, fuggiti da conflitti e crisi climatiche.

Il continuo afflusso di profughi e la mancanza di fondi per i rifugiati esercitano una forte pressione sui servizi di protezione e assistenza, minacciando il modello di risposta dell’Uganda. Il settore sanitario, delle cui prestazioni usufruiscono sia i rifugiati che le comunità ospitanti, è particolarmente colpito a causa delle riduzioni di personale e della carenza di rifornimenti. Un’epidemia di congiuntivite ha colpito diversi insediamenti, situazione aggravata dalla mancanza di acqua e sapone. Anche la salute mentale è un problema crescente: sono stati segnalati diversi tentativi di suicidio.

Le scuole sono sovraffollate, con carenza di insegnanti e materiali didattici. Questo ostacola la possibilità di ricevere un’istruzione dei bambini, che costituiscono oltre la metà della popolazione rifugiata. Anche la registrazione dei rifugiati è rallentata a causa della mancanza di risorse. Gli investimenti in attività capaci di generare reddito sono stati drasticamente ridotti, rendendo i rifugiati più dipendenti dagli aiuti.

Possibili scenari per il paese

L’UNHCR, insieme a funzionari del paese, ha visitato partner internazionali per evidenziare l’impatto della riduzione dei finanziamenti sulle possibilità di portare avanti una visione progressista della politica sui rifugiati in Uganda e sollecitare ulteriori risorse. Per avere un ordine di grandezza dei sottofinanziamenti è sufficiente dire che, per il 2024, il Piano di Risposta ai Rifugiati dell’Uganda richiede 858 milioni di dollari per sostenere 1,67 milioni di rifugiati e 2,7 milioni di membri delle comunità ospitanti, ma finora ha ricevuto solo il 13% dei fondi richiesti.

L’Uganda ha adottato politiche progressiste esemplificative del Patto Globale sui Rifugiati, permettendo ai rifugiati di godere di servizi e di una grande libertà di movimento. Tuttavia, la diminuzione dei finanziamenti potrebbe minare queste politiche, portando i rifugiati a cercare altre soluzioni di sopravvivenza. A maggio, alcuni rifugiati hanno iniziato a partire per i paesi limitrofi, proprio a causa della riduzione delle razioni alimentari. Senza un intervento adeguato, la capacità istituzionale e la coesistenza pacifica con le comunità ospitanti potrebbero essere compromesse. Un maggiore supporto internazionale è essenziale per sostenere l’impegno dell’Uganda nella protezione dei rifugiati.

Elena Miscischia

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