Di Pino Aprile
«Napoli non cambia, non cambierà». Non è vero. Napoli cambia; tutto il Sud sta cambiando. E quello che ora accade per e con Ciro Scarciello è una delle prove. Dice bene Lorenzo Martino, uno dei lettori della pagina Facebook Terroni di Pino Aprile: se dieci napoletani avessero atteso un camorrista fuori dal carcere, ci sarebbero state troupe televisive per inondare i tiggì della conferma che “lo vedi che sono tutti camorristi?”.
Centinaia di persone sono andate a trovare Ciro Scarciello nella sua salumeria, in cui nessuno metteva più piede, per non essere eventualmente coinvolti nella temuta “punizione”: Ciro, dopo una sparatoria lì davanti, aveva detto a una giornalista televisiva dei cinque pistoleri che ha visto all’opera; della celerità con cui era stato soccorso un ferito (un’ora d’attesa); ed erano intervenute le forze dell’ordine (un’ora e mezzo); della totale (e sospetta?) tolleranza per ogni tipo di abusivismo, anche nel commercio.
Vi sembra il normale comportamento per un buon cittadino? E come no! Ricordate la denuncia di Ilda Bocassini, magistrato antimafia di Milano, sull’omertà contro cui si scontra in Lombardia, al punto che persino imprenditori di cui ci sono le prove che pagano il pizzo, negano di farlo? La cosa si può spiegare (non giustificare) con il fatto che il peso della mortificazione sociale della prepotenza mafiosa non ha ancora prodotto la disperazione che ti porta all’ultima sfida; non ha ancora indotto le vittime a uscire dalla solitudine, dalla vergogna e ad agire insieme, soccorrendo e sostenendo l’azione chi dice “No”.
E ora considerate la condizione di Ciro, a Napoli, alla Duchesca. E valutate il valore della sua civile normalità. Ciro ha rotto un tabù: essere normale in situazione straordinaria. Ma sarebbero più o meno stati fatti suoi. E già lo erano: rimasto solo e la sua salumeria vuota.
E qui è arrivato quel che mostra quanto potente sia connettere le esperienze sane del Sud: Luigi Leonardi, che ha detto no al pizzo, ha fatto condannare 63 camorristi di quattro diversi clan e ne sta pagando conseguenze pesantissime, ha raggiunto Ciro, per dirgli che non è solo: hanno condiviso le loro storie, la rabbia, le lacrime e la dignità a cui non rinunciano.
Poi, Luigi ha invitato i napoletani onesti a dimostrare a Ciro la loro solidarietà. La risposta è andata oltre ogni previsione. Avete visto le foto? Non conosco le persone che sono andate in salumeria, ma vorrei dire grazie a ognuno di loro, perché hanno compiuto un’azione “politica” che ci arricchisce e migliora (ricordate le parole di don Milani? “Politica è sortirne insieme”. Nessuno si salva da solo.
Ed è questo quel che si deve fare: mostrare che si è in tanti e pronti ad agire insieme. Anche la mafia ha bisogno di consenso. E la salumeria piena di Ciro dice a tutti chi ce l’ha. Se vogliamo, dire pure un’altra cosa: dove lo Stato, come alla Duchesca, è avvertito assente o lento, Luigi Leonardi è più credibile e ha più ascolto, perché se lo è meritato; ma è costretto a difendersi proprio dalle istituzioni che ha aiutato contro i clan: il ministero dell’Interno, per il programma di protezione, pretende di equiparare i testimoni di giustizia, come Luigi, ai collaboratori di giustizia, i pentiti. Una porcheria; al punto che c’è chi rifiuta la protezione, per non essere accomunato a quelli, pur pentiti, che hanno denunciato.
Ho chiamato Luigi, che mi ha passato poi Ciro al telefono. «So’ fresche le mozzarelle? Se no non le compro!». «Eh, dotto’, doveva ordinarle prima: appena le hanno portate sono finite!». «Che fai, mi dai del “lei”? Sono un amico di Luigi». «Avete ragione, scusate». «Se fai un altro sforzo, forse arrivi al tu». «La ringrazio». «Vabbuo’, Ciro, vedo che c’è bisogno di allenamento…». «Siamo tanti, Pino, siamo tanti», mi ripete Luigi, prima di salutarci.
È vero. Ma ce ne accorgiamo quando ci cerchiamo, ci incontriamo. E abbiamo una forza da spendere. E se ne accorgono anche quegli altri. La punizione per Ciro che “non si è fatto i fatti suoi” doveva essere la salumeria vuota, da chiudere (gli avevano lasciato i segnali). Beh, qualcuno ha fatto male i conti.