Polanski: la vittima dello stupro chiede clemenza dopo quarant’anni

La vicenda. Era il 1977 quando il regista Roman Polanski abusò sessualmente dell’allora tredicenne Samantha Geimer, modella e figlia di una nota conduttrice televisiva: in occasione di una festa a casa dell’attore Jack Nicholson, con cui aveva appena collaborato nel film “Chinatown” (1974), la Geimer fu drogata con champagne e sonniferi e poi violentata in stato di semi incoscienza. In sede di processo, a Los Angeles, l’avvocato della ragazza propose di ricorrere ad un patteggiamento, per evitare che ella dovesse deporre pubblicamente, e così i capi di imputazione a carico di Polanski scesero da sei ad uno: ” rapporto sessuale extramatrimoniale con persona minorenne”; il giudice riconobbe un atto sessuale illecito con una minorenne, di cui Polanski avrebbe approfittato ma non stuprato. Il regista di dichiarò colpevole e venne condannato a 90 giorni di prigione e ad essere sottoposto ad una valutazione psichiatrica che avrebbe determinato il destino del regista. Roman Polanski fu poi scarcerato dopo 42 giorni poiché la valutazione raccomandava una pena detentiva con la condizionale e non una detenzione; appurato che però il giudice non avrebbe fatto seguito alla proposta, pare per un conflitto di interessi personale con il regista, Roman Polanski decise di fuggire e da allora, da ben 40 anni, Polanski non fa rientro negli Usa. Dopo aver vissuto per un breve periodo a Londra, il regista risiede in Francia dove ormai è cittadino regolare. Il caso è tornato alla ribalta nel 2009 quando il regista venne arrestato all’aeroporto di Zurigo, su richiesta di un mandato internazionale degli Usa con annessa richiesta di estradizione, mentre si stava recando al Zurigo Film Festival per ritirare un premio alla carriera. Il tribunale di Bellinzona non accolse la richiesta degli Usa e scarcerò Polanski dopo due mesi di prigione, assegnandolo agli arresti domiciliari. Su Polanski pende un mandato di cattura statunitense dal 1978 ed è iscritto nella lista delle persone ricercate dall’Interpol dal 2005.

L’archiviazione. Sono ormai diversi anni che Samantha Geimer, ora cinquantaquattrenne, afferma di aver perdonato Polanski ma soltanto ieri ha fatto richiesta formare di archiviazione al tribunale di Los Angeles affermando di essere stanca di tutta la vicenda e che ormai non ha più senso perseguire il regista che “ha già pagato abbastanza”. Queste le sue parole:

Giustizia non è solo castigo.Giustizia è anche equità e considerazione. Senza sminuire la responsabilità del signor Polanski, la imploro di decidere in questo senso per chiudere la questione come atto di pietà per me e per la mia famiglia. Vi imploro di riconsiderare e risolvere questo caso senza incarcerare un uomo di 83 anni.

La vita di Roman Polanski pare da sempre avvolta in una nebbia cupa di morte: nato nel 1933 da una famiglia di ebrei russo-polacchi, si diede presto alla fuga a causa dell’ascesa di Adolf Hitler e del crescente antisemitismo; poco prima dell’invasione della Polonia i suoi genitori lo affidarono, dietro pagamento, ad una famiglia cattolica che avrebbe dovuto proteggerlo e nasconderlo. I suoi genitori furono poi deportati nei campi di sterminio: la madre morì ad Auschwitz mentre il padre riuscì a sopravvivere alla detenzione nel campo di concentramento di Mauthausen. Dopo i primi lavori in Polonia, si trasferì nel 1968 negli Usa dove girò il suo primo film cult “Rosemary’s Baby“, che gli valse una candidatura agli Oscar. Purtroppo la serenitàsvanì presto dalla vita di Polanski e probabilmente il 1969 fu l’anno più brutto per il regista: dapprima muore il suo fedele amico e compositore delle musiche dei suoi film Krzysztof Komeda; poi in una tragica notte d’estate sua moglie Sharon Tate, ventiseinne e incinta di 8 mesi del loro bambino, viene brutalmente massacrata, insieme ad altri quattro amici, nella loro villa di Bel Air per mano di Charles Manson e della sua “famiglia”; in uno dei più noti casi di omicidio delle storia americana. Quella notte, Roman Polanski si trovava a Londra e scampò alla strage. Questo avvenimento lo sconvolse, turbandolo profondamente.

Roman Polaski è autore tra i più celebri film della storia del cinema contemporaneo, tra cui: Rosemary’s Baby, Chinatown, L’inquilino del terzo piano, Tess, La morte e la fanciulla, Carnage e molti altri. Il suo modo di fare cinema, spesso tra il cupo e il drammatico ma sempre con una lucidità e un’eleganza ormai proverbiali, gli è valso cinque nomination agli Oscar e una vittoria, per “Il Pianista”. Oscar che non ha potuto ritirare in quanto in esilio forzoso in Europa. Pur senza mai sminuire le colpe di Roman Polanski, sono molti i registi, gli attori ma anche personaggi pubblici e del mondo della politica ad essersi mossi in favore di del regista e a chiedere la cancellazione dei suoi mandati di cattura; tra questi spiccano Woody Allen, Padro Almodovar e Martin Scorsese.

Alice Porta




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