Dopo i successi nei videogiochi e negli scacchi, l’intelligenza artificiale batte l’uomo anche nel poker. E lo fa grazie all’abilità umana del bluff.
Mentre negli scacchi viene richiesta una gran dose di capacità di calcolo per le numerose combinazioni possibili, nel poker è la somma di più forze a permetterti di vincere. Nel gioco del poker, infatti, è richiesta una buona dose di fortuna, qualche conoscenza di statistica e soprattutto sangue freddo e capacità di bluffare.
Il bluff, tipico del poker, consiste nel fingere di avere un punto superiore a quello che in realtà si possiede nella mano. E proprio questa particolarità ha reso molto complicato, per le IA, vincere a poker. Finora l’intelligenza artificiale era riuscita a vincere solo in partite “uno contro uno”, in cui le variabili da controllare erano ridotte.
L’intelligenza artificiale di Pluribus, questo il nome del computer progettato da un team di Facebook e della Carnegie Mellon University, si è ritrovato così a giocare contro un tavolo di 5 giocatori di poker professionisti.
Per riuscire a vincere però, Pluribus si è allenata a un tavolo da 6 giocando contro 5 copie di sé stesso. Ha imparato per tentativi ed errori, come farebbe un essere umano in carne ed ossa. E, come una persona, ha dovuto imparare a bluffare in maniera efficace per ingannare gli avversari e assicurarsi la puntata. Nei 12 giorni della sfida Pluribus ha vinto più di 10 mila mani, racimolando guadagni elevatissimi. Una media di quasi 5 dollari per ciascuna mano giocata fa 1000 dollari l’ora. Una cifra che qualsiasi giocatore di poker spererebbe di guadagnare.
Il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, si è detto contento del risultato ottenuto da Pluribus. A detta sua, l’algoritmo dell’intelligenza artificiale sarà in grado di prevedere e contrastare numerosi problemi, in cui non si conoscono tutte le variabili e le risorse in gioco. Il poker, per la sua natura imprevedibile, è il campo ideale su cui allenare le capacità predittive e di manipolazione degli algoritmi.
Le vicende di Pluribus rappresentano un punto di non ritorno nella storia dell’intelligenza artificiale.
Questa volta il computer è riuscito a battere l’uomo perfino nella naturale capacità umana di leggere l’altro.
Il prossimo passo quale sarà? Riuscirà l’intelligenza artificiale a prendere il posto dell’uomo non solo nei lavori manuali e di calcolo, ma anche in quelli considerati più umani, come le emozioni?
Axel Sintoni