Nell’articolo intitolato “Le Symbolisme”, il poeta Jean Moréas (1856-1910) in piena fin de siécle stilava i canoni della corrente simbolista, il cui interesse principale era l’Idea che si nascondeva dietro la natura estetica.
La forma artistica era un mezzo attraverso il quale manifestare l’aspetto metafisico del pensiero. Poeti come Stéphane Mallarmé (1842-1898) e Paul Verlaine (1844-1896) erano attirati dai fenomeni celati dietro l’esteriorità. La loro poetica, a tratti morbosa ed eccentrica, li connoterà nella sfera del decadentismo, tingendo il loro simbolismo di una ossessiva ricerca degli abissi dell’anima.
In letteratura il libro cardine era il romanzo francese “Controcorrente” di Joris-Karl Huysmans, in cui Des Esseintes, il protagonista, ultimo discendente di un’antica casata nobiliare, eccentrico nevrotico, si chiuderà in un ritiro estetizzante, avulso da misticismo, ma intriso di arte, visioni oniriche e colori. Una risposta al naturalismo all’epoca dilagante.
Anche in musica, interpreti quali Claude Debussy (1862-1918), Richard Wagner (1813-1883) e Aleksander Skrjabin (1872-1915) sposavano la dottrina simbolista; ognuno con la propria personale interpretazione. Musica estatica wagneriana, raffinatezza decadente di Debussy e arte tormentata, un romanticismo “incomposto” in Skrjabin.
La poesia, la letteratura e l’arte simboliste avevano l’obiettivo di colmare un vuoto intellettuale. Un culto della bellezza denso di spiritualità versus il materialismo diffuso.
In pittura l’inaccessibile, l’invisibile, il suggestivo presero campo. Dall’estetica preraffaellita al misticismo tedesco di Arnold Böcklin e Max Klinger; dall’onirico di Johann Heinrich Füssli al grottesco di Alfred Kubin; dal vigore di Franz Von Stuck all’indolenza di Puvis de Chavannes, dalla teosofia dei Nabis al delirio estetizzante di Jan Toorop; dalla pittura del silenzio di Odilon Redon all’”espressionismo” di Félicien Rops.
Un pittore simbolista, avulso da una categoria in particolare, è James Abbott Mcneill Whistler (1834-1903). Pittore inglese, delicato e intimista, raffinato esploratore del profondo dell’animo. Con la sua “Sinfonia in bianco n. 2: la piccola ragazza in bianco” fornisce un esemplare esempio della poetica simbolista, anche nella sua accezione di complementarietà nelle arti.
La figura rappresentata è Jo Hiffernan, l’amata dell’artista. Viene dipinta davanti a uno specchio, nel quale il suo viso è ritratto di tre quarti, come invecchiato rispetto al profilo della fanciulla, quasi a voler alludere a un destino sinistro. La suggestione e il mistero avvolgono la scena.
La ricchezza delle pieghe del vestito, accuratamente ritratto, richiamano alla mente la successione di note come in un brano musicale. La fanciulla tiene nella mano destra un ventaglio e l’altra è adagiata sul margine del camino, quasi fosse parte integrante dell’architettura. L’importante in questo quadro non è la rappresentazione, ma l’idea evocata da questa. Osservando la scena ci accorgiamo di come anche se la fanciulla sia vestita di bianco, essa sia avvolta dai versi misteriosi di Algernon Charles Swinburne (1837-1909): “White rose in red rose-garden
Is not so white”.
“Behind the veil, forbidden,
Shut up from sight,
Love, is there sorrow hidden,
Is there delight?”.