Quando ho conosciuto il trattamento subito dai cani di razza Podencos e Galgos, un tipo di levriero, sono rimasta in silenzio. Un silenzio triste e frustrante. Di fronte alla consapevolezza dell’altrui sofferenza, l’unica reazione è stata un glaciale sentimento di impotenza. Credo che il dolore sia uguale per tutti, ma quello perpetrato a bambini e animali sia più difficile da tollerare perché rivolto a creature che guardano il mondo con disarmante purezza e assoluta sincerità. Vivono i sentimenti in maniera diretta, senza doppi fini, sintonizzandosi con l’energia del pianeta che gli adulti tendono a dimenticare per rincorrere apparenze con cui spesso calpestano gli altri.
Il Podenco è una razza originaria dell’isola di Ibiza, molto antica, con almeno 7000 anni di storia che lo fanno risalire all’Egitto: è identico agli esemplari rappresentati nelle tombe dei faraoni. Il Galgo è un levriero caratterizzato dalla velocità, il Podenco è abile nel riporto della preda, con olfatto, capacità uditive, visive, incredibili. E’ un animale timido e dolce, elegante e affettuoso, estremamente fedele e per questo sfruttato dai cacciatori. La tradizione li considera cani da caccia, ma è l’uomo che attribuisce etichette a soggetti predisposti a regalare compagnia, affetto e tanta sensibilità.
In Spagna i Podencos sono addestrati a catturare lepri e fagiani, ma quelli non dotati per l’attività venatoria vengono subito eliminati. I soggetti che rimangono sono destinati a una vita grama, sempre alla catena, tenuti in luoghi malsani, stipati numerosi in piccole gabbie, con poca acqua e cibo a disposizione. Come i cavalli da corsa, la loro vita sportiva è breve: vengono sfruttati un paio d’anni e non appena le prestazioni diminuiscono sono sostituiti da esemplari più giovani.
I “vecchi”, se così possono essere chiamati soggetti di tre o quattro anni di età, sono abbandonati a un destino di fame e stenti: chi non muore è catturato e portato nella perrera, un canile che somiglia a un campo di concentramento. In questi luoghi il caldo, la sete, la fame e le violenze sono indescrivibili. Le bestie sono rinchiuse in minuscoli spazi in attesa della morte. Per legge dopo dieci giorni possono essere uccisi con un’iniezione al cuore, nella camera a gas o con altri metodi molto più cruenti, ma la maggior parte non arriva al giorno della soppressione, dato che muore prima per malattie, mancanza d’igiene, fame e sete. Il governo spagnolo paga una somma per ogni cane o gatto soppresso, e quindi eliminarli diventa un business.
I cani che non giungono alla perrera hanno un destino forse peggiore.
C’è chi viene gettato nei dirupi o in fosse, chi subisce la bruciatura del tartufo – la parte terminale del naso – per non farli più cacciare, chi è scuoiato o bruciato vivo, chi abbandonato con le zampe fratturate. L’usanza che va per la maggiore è l’impiccagione: legato a un albero con i piedi che toccano appena il terreno per farlo morire lentamente. Una barbara tradizione del sud della Spagna considerata di buon auspicio per la nuova stagione venatoria. Si calcola che ogni anno circa 50.000 levrieri perdano la vita. La sofferenza nel mondo di uomini e animali è purtroppo infinita.
Ci sono associazioni che provano a strappare alcuni cani al loro crudele destino, recuperandoli e dandoli in adozione, spendendo tempo, passione e denaro. Riscattare un cane da una perrera ha un costo minimo di cento euro a cui va aggiunto il prezzo del viaggio verso l’Italia, le spese veterinarie e quelle di mantenimento. I volontari sanno che il loro lavoro è una piccola cosa di fronte all’oceano di dolore, ma la soddisfazione che arreca la goccia tolta a quell’oceano li distoglie dalla triste impotenza di non poter salvare gli altri.
In Italia si è costituita ad aprile l’associazione “Podencos’s Angels Rescue no profit”: è la prima che si occupa di questa razza specifica e ha sede a Milano. E’ formata soprattutto da donne che hanno iniziato adottando cani da altri gruppi e innamorandosi di loro a tal punto da trasformarsi in volontarie. L’attività è impegnativa poiché, oltre a curare gli animali tenendoli in “stallo” in attesa dell’adozione, s’impegnano per trovare loro una famiglia affidabile con cui spesso instaurano un rapporto di amicizia. Sono molto attente nella scelta degli adottanti, che selezionano con cura dato che il podenco non è un animale per tutti: è un cane che non ha avuto nulla dalla vita, subendo soprusi e crudeltà, ma dal carattere dolcissimo e timido, che necessita di un giusto approccio per superarne i traumi. Convive molto bene con bambini e anziani, è a suo agio in appartamento ma ha bisogno di esercizio e movimento. In questo breve lasso di tempo, le volontarie di “Podenco’s Angels Rescue no profit” hanno salvato sessantacinque animali da morte certa.
Le storie sono tante… Lancelot era destinato alla soppressione, ma venne salvato. Dopo otto mesi dal suo arrivo in Italia, fa Pet – Therapy col suo adottante ed educatore Mattia, aiutando con grande sensibilità bambini e anziani.
Prince era un cane randagio, investito da un’auto che gli ha maciullato una zampa: l’hanno operato e si è ripreso, ma gli sono rimasti i segni dell’incidente. Gli animali conoscono il significato della parola empatia: Prince è stato raccolto dai volontari spagnoli di Fuerteventura Dog Rescue sulla strada e in Italia ha salvato un gattino di pochi giorni trovato sul ciglio della strada. Entrambi vivono con la famiglia che li ha adottati.
Fayna era diventata molto chiusa e indipendente dopo aver vissuto otto anni di abusi e violenze con un galguero, il cacciatore. Incontrò Loredana, una delle volontarie e ora Presidente dell’associazione, conquistandola. La donna ne ha recuperato la dolcezza originaria e ora Fayna è la sua speciale assistente nei preaffidi, col compito di tranquillizzare i soggetti appena giunti dalla Spagna.
Fare il volontario è durissimo, perché si è a contatto con realtà fatte di sofferenza: bisogna metterci il cuore, allontanandosi da se stessi per dedicarsi agli altri, e questo stanca ma rende soddisfatti. Le lacrime e il sudore vengono compensati dalla felicità di salvare una vita, dalla riconoscenza che si legge nei loro occhi e nella loro coda, dai rapporti umani autentici che nascono in quei frangenti.
Loredana, Cristina, Laura, Fulvia, Anna Maria, Tarisha, Luciana, Remo e Daniela aspettano persone motivate ad adottare i Podencos che strappano dai canili spagnoli, ma anche famiglie che adottino a distanza, aiutando a sostenere le spese per il riscatto, lo stallo e le cure. C’è una pagina Facebook col nome dell’associazione e un indirizzo per le adozioni.
Mi hanno colpito le parole di Loredana, perché rivelano un pensiero profondo e autentico: “Ho avuto molto dalla vita ma i podencos sono la parte più bella della mia anima perché mi hanno insegnato ad amare incondizionatamente. Nonostante il trattamento subìto hanno continuato a regalare amore mostrandomi la purezza di questo sentimento. E’ difficile descrivere il loro sguardo: è così dolce, pulito, triste e penetrante che se i tuoi occhi si incrociano con i loro per pochi secondi, se ne innamoreranno per sempre”.
Paola Iotti