Playoff NFL, avanti i Titans
Sono iniziati i playoff NFL ed è arrivata la prima sentenza: i campioni in carica, i New England Patriots, sono fuori. Hanno vinto i Teenessee Titans 20 a 13. Per la prima volta negli ultimi 10 anni i Patriots lasciano la competizione così presto. In conferenza stampa Tom Brady ha dichiarato: “Amo giocare a football e adoro farlo per i Patriots, ma non so cosa accadrà da ora in avanti. Viviamo alla giornata e vediamo, ma è altamente improbabile che io decida di ritirarmi. Chissà cosa ci riserverà il futuro? Lasciamoci così”. Brady è il QB più vincente di sempre. A detta di molti è anche il più forte. Di sicuro è un giocatore leggendario. Insieme all’allenatore Belichick ha costruito la dinastia più vincente nella storia dell’NFL.
Una dinastia leggendaria
Ai Patriots dal 2000, titolare e vincitore del Superbowl per la prima volta nella stagione successiva. Nove volte insieme al Superbowl, sei volte vincitori. Dal 2011 New England non mancava la finale di Conference. Brady è il giocatore che ha vinto più partite in assoluto in NFL ed anche quello con il miglior record nei playoff, quando l’ovale si fa più pesante e ogni secondo sul cronometro vale doppio. Ma i numeri danno solo un’idea di quello che sono stati Brady e Belichick in questi anni. Tante luci, qualche ombra, ed un’etica del lavoro e una ferocia nell’inseguire i risultati che non hanno eguali, per traguardi e longevità. Per dire: Mike Vrabel, l’head coach dei Titans, ha vinto 3 Superbowl…da compagno di squadra di Brady a inizio anni 2000!
Una stagione complicata
Non si può parlare di sorpresa in senso assoluto, anzi. I playoff NFL sono iniziati con un risultato che era forse atteso. Perso il suo ricevitore preferito, Gronkowski – ritiratosi dopo il Superbowl della scorsa stagione – Brady ha faticato tutto l’anno ha trovare buone connessioni con i suoi ricevitori. Tra i compagni storici gli era rimasto solo Edelman, l’unico veramente affidabile. Troppo poco per imbastire un gioco vario ed efficace in ogni situazione. L’aura di imbattibilità che da anni accompagnava la regular season di New England era svanita. I Patriots si presentavano ai playoff NFL con un record positivo di 12-4, ma la seconda parte di stagione era stata tutta in affanno. Le incertezze della difesa e i balbettii dell’attacco, qualche problema al gomito per Brady. Tennessee arrivava all’appuntamento dei playoff NFL con un record decisamente inferiore (9-7), ma dopo una stagione in crescendo. La sconfitta con il fanalino di coda dei Miami Dolphins all’ultimo turno, era stato più di un campanello d’allarme per Brady e compagni. Che li ha costretti a un turno in più dei playoff, questo coi Titans, risultato fatale.
E ora?
Brady ha 42 anni e a fine stagione sarà free agent. Libero, cioè, di accasarsi dove preferisce. Qualcuno negli ultimi mesi ha già, sommessamente, iniziato a metterlo in discussione. Qualcuno ha ripensato a Garoppolo, sua riserva qualche anno fa ed autore di una stagione magistrale a San Francisco. Lo sport, a questi livelli, è un tritatutto, anche per le leggende come Brady. Il suo rapporto con l’allenatore è granitico, quasi simbiotico, ma accetterebbe il QB più vincente di sempre di rimanere in un ambiente dove non sente più la fiducia incondizionata da parte di tutti? Ovviamente sono solo supposizioni e nessuno può sapere cosa passa per la testa di Brady. La stagione non è stata tra le sue migliori, ma comunque positiva. Nonostante l’età, mantiene una forma invidiabile, figlia del suo culto del lavoro. Una vita sempre sotto i riflettori non ha mai tolto il football dal centro dei suoi pensieri. In giro di quarterback affidabili come lui nell’arco di una stagione e decisivi nei momenti importati, se ne vedono pochi. Qualche franchigia in cerca di rilancio potrebbe puntare su Brady, attingendo alla sua sconfinata esperienza e al suo carattere da vincente per far crescere tutto il team. Quindi, la domanda è lecita: cosa farà Tom Brady?
“Il ritiro? Improbabile”
In conferenza stampa, dopo la usuale e onesta autocritica, Brady ha detto di non pensare al ritiro. Immaginarlo con una maglia diversa è difficile. Bisogna però capire se avrà voglia di rimettersi ancora in discussione, in un team che ha comunque necessità di rinnovarsi. Lo stesso Belichick, che di anni ne ha 67, avrà voglia di ricostruire la prossima dinastia Patriots? La sensazione è che il loro destino possa, ancora una volta, essere legato. Brady è apparso serio, senza ombra di commozione. Deciso, come sempre. Quindi i dubbi restano.
L’ennesimo rilancio della coppia Belichick-Brady?
Guai a darli per morti, in ogni caso. Perché quando si parla di Brady bisogna ricordarsi sempre che non è uno nato con le stimmate del predestinato. Che era arrivato in NFL come uno sconosciuto, non come prima scelta. Che i risultati della coppia Belichick-Brady sono il prodotto dei motti: “do your job” ed “earned not given”. Lavoro e sacrificio. Dopo i trionfi dei primi anni 2000, ci sono stati 10 anni senza vittorie. A metà del Superbowl LI (poi vinto con un’incredibile rimonta) li davano per finiti. Dopo la sconfitta a quello successivo erano già iniziate le cerimonie di commiato. Salvo ritrovarsi, un anno dopo, a celebrare un’altra volta il trionfo dei Patriots. Eppure, questa volta, sembra diverso.
Gli ultimi secondi del match
Negli occhi dei tifosi che erano allo stadio c’era un romanticismo inconsueto. Il volto di Brady, come sempre, era una maschera di puro agonismo e concentrazione. Ma la sensazione che al Gillette Stadium, sotto la pioggia, stesse consumandosi l’ultimo tango dell’eroe aleggiava dal primo minuto. Ma alzi la mano chi non ci ha creduto. A 15 secondi dalla fine e con tutto il campo da percorrere, era un’impresa impossibile anche per un semidio esperto in rimonte come Brady. Mai dire mai, comunque. Se quello dei playoff NFL fosse un film – come lo sono sembrati tanti dei trionfi Patriots – ci sarebbe stato un lungo pianosequenza: lo sguardo di Brady, la sua mano, l’ovale che vola verso le mani di un compagni, magari Edelman; la corsa verso la endzone, un paio di contrasti evitati e il tuffo oltre la linea del touchdown. Poi ancora Brady che attraversa il campo per esultare coi compagni, il suo sguardo felice – le due linee nere dipinte sugli zigomi, come sempre – attraverso il casco.
Fine di un’era?
Invece quel momento non è arrivato. Tennessee ha vinto con merito una partita difficile. I Patriots non hanno messo a segno nemmeno un punto nel terzo e nel quarto quarto del match. Brady e Belichick non hanno trovato soluzioni per venire a capo di un paio di situazioni che avrebbero potuto cambiare il destino della partita. Mentre i Titans facevano soffrire con i giochi di corsa la difesa avversaria e il QB Tannehill giocava coi secondi che scorrevano. Tennessee prosegue la sua corsa, candidandosi come underdog dell’anno…
L’ultimo lancio è stata la beffa del destino: l’ovale non controllato dal compagno, rubato e riportato in touchdown da Ryan. 20 a 13 per i Titans e gli occhi di Brady, forse appena un po’ meno impassibili del solito, mentre raggiunge bordo campo sotto la pioggia. Per i Patriots i playoff NFL si chiudono qui. Fine di un’era?
Simone Sciutteri