Quattordici discipline sportive, diversi appuntamenti sparsi in giro per l’Italia. Dai Play the Games 2024 usciranno gli atleti pronti a partecipare alle Special Olympics 2025, che per la prima volta faranno tappa in Italia.
Play the Games 2024
Giunti alla VI edizione, i Play the Games 2024 sono i Giochi Nazionali Estivi che coinvolgono atleti italiani con e senza disabilità intellettive; insieme, in una prospettiva di convivenza tra differenze e inclusione sociale.
I Giochi, patrocinati dalle Istituzioni, sono stati presentati oggi 7 maggio con una conferenza stampa con il Ministro Abodi (sport e giovani) e la Ministra Locatelli (disabilità). Andranno avanti fino a giugno e includeranno discipline come equitazione, karate, nuoto e tante altre.
Un’occasione importante per gli atleti, che avranno la possibilità di farsi notare per partecipare alle Special Olympics invernali del 2025.
Special Olympics
Le Special Olympics, conosciute anche come Giochi Olimpici Speciali, sono una manifestazione sportiva per atleti con disabilità intellettive. Sono l’unica manifestazione sportiva autorizzata dal Comitato Olimpico Internazionale a usare il termine “olimpiadi”. Esattamente come le Olimpiadi tradizionali, si dividono in giochi estivi e invernali e, per la prima volta, nel 2025 la versione invernale si svolgerà a Torino.
La differenza con le Paralimpiadi
I Giochi Paralimpici sono destinati agli atleti migliori, in un’ottica di competizione sportiva equivalente a quella dei tradizionali Giochi Olimpici. Le Special Olympics, sin dalla loro origine, hanno avuto una ragion d’essere di tipo diverso:
«ovunque nel mondo e ad ogni livello è un Programma educativo, che propone ed organizza allenamenti ed eventi dedicati solo alle persone con disabilità intellettive e per ogni livello di abilità. Le manifestazioni sportive sono aperte a tutti e premiano tutti, sulla base di regolamenti internazionali continuamente testati ed aggiornati».
Le origini
I Giochi Speciali nascono negli anni ’60 grazie a Eunice Kennedy Shriver, sorella di JFK. A ispirarla fu l’amore per sua sorella Rosemary nata con delle disabilità intellettive e tenuta nascosta dalla famiglia. Leggenda vuole che i membri della famiglia Kennedy siano tutti sfortunati, ma la storia di Rosemary sembra essere la più triste di tutte per il trattamento a cui venne sottoposta dalla sua famiglia.
Non da Eunice pero. La sorella fu l’unica a occuparsi di Rosemary e quando il fratello divenne presidente lo spinse a occuparsi delle persone con disabilità. Eunice Kennedy aveva capito sin da allora che il maggior ostacolo per le persone con disabilità intellettive è l’esclusione; e combatté tutta la sua vita per abbattere i pregiudizi che portavano le famiglie come la sua a vergognarsi e a nascondere i propri figli.
Per farli uscire dall’isolamento iniziò a organizzare ogni estate, nel giardino di casa sua, delle piccole competizioni sportive. Era il 1962. Pochi anni dopo, nel 1968, a Chicago, presero il via le Special Olympics che più di 50 anni dopo continuano a portare avanti il suo progetto inclusivo.
Play the Games e Special Olympics, l’obiettivo è sempre la comunità
L’obiettivo dei Giochi è quello di valorizzare i talenti delle persone con disabilità intellettive mostrandole oltre gli stereotipi e i pregiudizi. Un’occasione educativa non tanto per gli atleti quanto per la comunità tutta, che può imparare il valore della diversità e l’arricchimento che ne deriva per tutti.
L’impegno della società organizzatrice non si limita ai Giochi ma è costante tutto l’anno attraverso manifestazioni, raccolte fondi, corsi di formazione e altre iniziative. Sempre con l’obiettivo di accrescere la sensibilità dell’opinione pubblica e le opportunità per le persone con disabilità che, solo in Italia, sono 1 milione e 300 mila.
Forse di questi tempi, in cui sembra così difficile accettare chi percepiamo diverso da noi, può sembrare una missione complicata, ma come recita il loro motto:
Fa’ che io vinca. Ma se non potrò vincere, fa’ che sia coraggioso nel provarci.