Plastica nel mare: le ecoballe di Follonica rappresentano l’ennesimo rischio per l’ambiente e la nostra salute

raccolta plastica nel mare

Il ritrovamento di plastica nel mare e negli oceani è un preoccupante indicatore dell’inquinamento e dell’impatto che hanno le attività antropiche sul pianeta Terra. È ora di agire senza perdere tempo

Golfo di Follonica: materiale plastico disperso da 5 anni

Il 27 maggio 2020 il senatore Gregorio De Falco ha presentato un’interrogazione parlamentare per il recupero delle ecoballe disperse nel Golfo di Follonica nel 2015 dalla motonave Ivy. Da 5 anni, questi contenitori di combustibile solido secondario (CSS) si trovano sui fondali dell’arcipelago toscano, nel cuore del santuario dei cetacei del Mar Tirreno. Lo scorso luglio era stato nominato il Contrammiraglio Aurelio Caligiore per le operazioni di recupero. Ad opera cominciata, il Garante della concorrenza ha bloccato i lavori dichiarando incompatibile il ruolo del contrammiraglio, a causa di un conflitto d’interessi. Una situazione bloccata da un pasticcio burocratico e mai risolta.

I continui appelli dei sindaci dei comuni dell’arcipelago e delle associazioni ambientaliste non sono serviti a nulla. Legambiente ha manifestato profonda preoccupazione per la possibile catastrofe ambientale che potrebbe colpire l’arcipelago toscano. Queste ecoballe rischiano di sfaldarsi e disperdere il carico nell’acqua. Delle 56 unità presenti inizialmente, ora ne sono rimaste una quarantina. I pescatori locali hanno recuperato i relitti di queste ecoballe durante la navigazione o spiaggiate sulle coste toscane.



Una situazione pericolosa per l’ambiente e per la nostra salute

L’inquinamento dei mari a causa della plastica non è un argomento nuovo. Il Wwf rende noto che nel Mar Mediterraneo finiscono in acqua circa 570mila tonnellate di plastica all’anno. Come se scaricassimo in acqua 33mila bottigliette al minuto. Dati che non ci dovrebbero stupire, le conseguenze ci sono dagli anni ‘80, quando hanno cominciato a formarsi enormi isole di spazzature – grandi quanto la penisola iberica, e forse anche di più – negli oceani.

L’inquinamento da plastiche e microplastiche è causato all’80% dalle attività antropiche condotte sulla terra ferma arriva a contaminare i mari tramite i fiumi. Continuiamo ad aumentare la richiesta di materiali plastici, oggetti usa e getta e fibre sintetiche che nel tempo rilasciano microparticolato che finisce in mare. Tramite uno studio condotto sul tratto di mare tirrenico che separa la Sardegna dal resto della penisola italiana si è scoperto che le correnti termoaline creano degli hotspot di microplastiche in cui possono essere presenti fino a 1,9 milioni di pezzi in m-2. Queste correnti, solitamente spostano il plancton e creano dei punti in cui la flora e la fauna marina si concentrano grazie alla grande quantità di nutrimento disponibile. Il problema che si riscontra è che microplastiche e nutrimento si concentrano negli stessi hotspot: non è difficile immaginare di cosa si cibi la fauna marina.

Inoltre, le microplastiche presenti nell’acqua potrebbero ritornare a terra tramite l’atmosfera. In uno studio pubblicato su PLOS ONE viene smentita l’idea comune che una volta arrivata in acqua la plastica sia destinata a rimanere lì per sempre. Può tornare a noi tramite l’atmosfera e le correnti, andando in aerosol nell’aria spinta dalla forza del vento e dalle turbolenze marine. È difficile liberarsi dalla plastica, uno dei materiali con i tempi di degradazione più lunga. La nostra bottiglietta di plastica dispersa in mare impiega almeno 100 anni per cominciare la sua decomposizione.

Cosa fare per fermare l’inquinamento da plastica nel mare

Le soluzioni sono molteplici e partono dall’azione dei singoli cittadini per poi arrivare alla modifiche delle politiche delle singole nazioni e un giorno, si spera ad un accordo mondiale sottoscritto da ogni stato.

Ognuno di noi può decidere di non utilizzare, o ridurre notevolmente, le materie plastiche che utilizza giornalmente. Qualche idea potrebbe essere l’utilizzo della borraccia riempibile invece di comprare centinaia di bottigliette e preferire alimenti con packaging biodegradabile a quelli in plastica. Il Wwf ha elaborato un infografica dettagliata e facile da ricordare per ridurre il consumo di plastica quotidiano.

Il futuro del pianeta è in mano nostra, da noi dipenderà la salvaguardia degli ecosistemi marini e della nostra salute.

Giulia Fasano

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