Ben il 55% di tutti i rifiuti in plastica monouso generati nel mondo sono prodotti “solo” dai primi 20 produttori di polimeri nel mondo. I primi 100 produttori, invece, ne hanno prodotto il 90% del totale. È l’incredibile dato che emerge dal Rapporto “The Plastica Waste Makers Index” della Fondazione australiana Minderoo; è la prima volta che viene dato nome e cognome ai responsabili del danno ambientale e della conseguente crisi climatica.
Venti gestori di un capitale di oltre 300 miliardi di dollari
Secondo lo studio, venti gestori istituzionali di capitali, guidati dalle società americane Vanguard Group, BlackRock e Capital Group, possiedono azioni per oltre 300 miliardi di dollari nelle società controllanti questi produttori di polimeri. I 100 maggiori produttori di polimeri continuano tutti a servirsi quasi esclusivamente di materia prima vergine, cioè proveniente direttamente da combustibili fossili, e non dal riciclo di altra plastica. Nel 2019, la produzione di polimeri riciclati dai rifiuti di plastica rappresentava solo il 2% del prodotto totale.
Le stime in futuro sono drammatiche
“Nei prossimi cinque anni, la capacità produttiva globale per i polimeri da materia prima vergine per plastiche monouso potrebbe crescere di oltre il 30%, e per alcune singole società fino al 400%”, si legge nel rapporto. “Questo vorrebbe dire una catastrofe ambientale: molti dei rifiuti generati dalla plastica usa e getta finirebbero nell’ambiente, nei paesi in via di sviluppo con sistemi di gestione dei rifiuti insufficienti”.
Pensiamo agli oceani, alle spiagge, alle strade ricolmi di grossi imballaggi di plastica: una catastrofe ambientale.
Il triste primato a società USA
Il triste primato appartiene alle due società statunitensi ExxonMobil e Dow, seguite al terzo posto dalla cinese Sinopec. Queste tre aziende da sole hanno prodotto il 16% della plastica monouso che poi è diventata rifiuto. L’italiana Eni è al 40esimo posto. Tali aziende hanno avuto finanziamenti da venti delle maggior banche mondiali, dal 2011, prestando quasi 30 miliardi di dollari per la produzione dei polimeri.
Viene schiacciato il modello di economia circolare
Per i ricercatori australiani della Minderoo Foundation, “il tasso di crescita previsto nella fornitura di questi polimeri vergini è in linea col tasso storico di crescita della domanda per la plastica monouso. Il che, senza stimoli legislativi, manterrà fuori mercato i nuovi modelli circolari di produzione e riciclo”.
“Uscire dal modello prendi-produci-butta della plastica monouso richiederà ben più della volontà delle imprese e di mercati dei capitali ‘illuminati – conclude il rapporto -: richiederà una immensa volontà politica. Questo è messo in luce dall’alto livello di proprietà pubblica di questi produttori di polimeri: un 30% stimato del settore, con i governi di Arabia Saudita, Cina ed Emirati Arabi Uniti ai primi posti”.
Solo le norme possono arginare la produzione
Uno scenario drammatico, bilanciato (molto in parte) dall’orientamento delle nostre istituzioni nazionali (con la creazione di ministeri ad hoc) verso un percorso green virtuoso; ma dal buco nero della plastica monouso ne usciremo solo con un enorme sforzo da parte delle autorità politiche, che deve imporre limitazioni e divieti nella produzione e allo stesso tempo, incentivare concretamente l’utilizzo delle energie rinnovabili.
Marta Fresolone