La tradizione della pizza incontra la legalità: nasce il progetto “Pizza Giancarlo Siani Coop”
Pizza contro le mafie: nasce così la pizza Giancarlo Siani Coop. Un connubio perfetto fra L’antica pizzeria da Michele in the World – famosa in tutto il mondo- e la Giancarlo Siani Cooperativa sociale.
La catena Da Michele è nota a livello internazionale per la ricercatezza e la fedeltà alla tradizione con cui si approccia all’arte della pizza. Il progetto, ideato nel 2012, unisce spirito della tradizione con quello dell’innovazione. E propone prodotti di qualità attenti alle esigenze territoriali e culturali del paese cui si rivolge.
La Cooperativa Sociale Giancarlo Siani, dal nome del giornalista ucciso sotto casa all’età di 26 anni, nasce nel marzo del 2012. Le sue attività si svolgono in luoghi confiscati alla camorra. Dalla fattoria didattica, l’apicoltura sociale, alle attività agricole – dove si produce il pomodoro del piennolo, antico e caratteristico prodotto che nasce alle pendici del Vesuvio – al settore della comunicazione. Ed infatti il progetto “Radio Siani – web radio della legalità, anticamorra e denuncia sociale” è un microfono aperto per tutte quelle voci che per troppo tempo sono state lasciate fuori dal coro.
La pizza contro la mafia
La pizza Giancarlo Siani Coop, la pizza della legalità. Che nasce proprio dalla specialità creata da L’antica pizzeria da Michele in the World e la Giancarlo Siano Cooperativa Sociale. La pizza contro la mafia sarà inoltre degustabile nelle sedi di Firenze, Roma, Milano in Italia. Mentre all’estero, sarà possibile assaggiarla nei punti internazionali dell’Antica pizzeria da Michele di Londra e Barcellona.
L’impasto tradizionale della Pizzeria di Forcella incontra il sapore dei “Pizzini Vesuviani – Pizzo Sano“, del pomodorino del piennolo, coltivato ai piedi del Vesuvio, del rosso “Riccia San Vito” e del pomodoro giallo “Giagiù“.
“L’idea è di riappropriarsi di una parola storpiata dalle mafie – spiega Giuseppe Scognamiglio, Presidente dell Cooperativa sociale – mutuandola da una pratica negativa utilizzata dalla camorra per l’approvvigionamento illecito di denaro nei confronti degli operatori economici, il racket, che comunemente viene chiamato ‘pizzo’ “. “La volontà è di ribaltare il concetto – continua il Presidente- partendo da una città che si è ribellata ai signori del pizzo, attraverso il riutilizzo sociale di beni confiscati alla camorra e la produzione di un pomodoro unico nel suo genere che, tra le sue peculiarità, presenta un prolungamento della bacca chiamato, in gergo, pizzo”
Ingrediente caratteristico di questa nuova pizza? La tenacia di chi lotta contro le mafie, resiste nel proprio territorio e lo vive coltivandone le potenzialità.
Francesca Peracchio