Le pitture rupestri del Paleolitico sono oggetto di curiosità e discussione in merito alla nostra natura creativa. Da dove origina il nostro desiderio di dipingere ciò che immaginiamo? Perché questo comportamento si è evoluto molto tempo dopo rispetto all’anatomia moderna di Homo sapiens?
Sono domande a cui i ricercatori ancora non sanno dare risposta e per le quali la ricerca è ancora agli albori. L’Africa è considerata dai ricercatori la culla della vita e, in egual maniera, l’Europa, nell’ultimo secolo, è indicata come il continente in cui è nata l’arte e l’immaginazione per l’uomo moderno.
I ritrovamenti di pitture rupestri cominciano all’inizio del novecento in Europa, sopratutto nelle grotte francesi. Questo ha spinto i ricercatori a considerare quest’area come il luogo di nascita della raffigurazione, del bisogno umano di rappresentare scene della realtà o frutto della fantasia.
Le pitture rupestri più antiche ritrovate in Europa sono databili tra i 32 e i 36 mila anni fa, si trovano in una caverna nel sud della Francia nella grotta Chauvet. La grotta è stata scoperta nel 1994 dallo speleologo e fotografo Jean-Marie Chauvet, che stava compiendo un’esplorazione sistematica delle grotte di quella zona ritenendo, a ragione, di trovare queste antiche forme d’arte.
La scoperta di pitture rupestri nel continente asiatico
Una scoperta più recente, potrebbe cambiare l’immagine che abbiamo dell’Homo sapiens europeo.
In una caverna a sud dell’isola di Sulawesi, in Indonesia, sono state ritrovate alcune pitture rupestri risalenti a circa 43.900 anni fa. La scena raffigura probabilmente un momento di caccia. La rappresentazione è resa ancor più interessante dalla presenza di figure umane che posseggono caratteristiche animalesche come becchi e code. Potrebbe essere un primitivo esempio di teriomorfismo? La pratica di rappresentare uomini con sembianze animali ci fa subito pensare agli egizi che attribuivano agli dei caratteristiche di animali.
Se la datazione fosse confermata, indicherebbe che le popolazioni giunte a Salawesi erano in grado di riprodurre l’opera della loro fantasia e di raccontare storie. Questo rappresenta un’importante indice di sviluppo cognitivo, caratteristica che potrebbe essere ben diffusa oltre il continente europeo.
È idea comune che l’Europa fosse il fulcro dello sviluppo cognitivo e culturale dell’uomo anatomicamente moderno. L’ipotesi potrebbe nascere dalla tendenza a condurre campagne di ricerca in occidente e non in Asia. Questo potrebbe largamente dipendere da ragioni economiche.
Il dibattito sulla datazione
Ovviamente il dibattito è aperto sull’esattezza della collocazone temporale dei reperti, in quanto la datazione al radio-carbonio può subire contaminazioni, sopratutto in ambienti umidi come le grotte. Purtroppo, anche se la scoperta è importante per datare la comparsa di determinati comportamenti nell’uomo, non ci dà alcuna informazione sul motivo che spinge a questo tipo di raffigurazione creativa.
Giulia Fasano